Buondì, Feelers!
Oggi, nel salotto virtuale di Feel the Book, ospitiamo Mary Lin per un’intervista esclusiva!
Buona lettura!
Quanto la scrittura influenza la tua vita? E quanto la tua vita influenza la scrittura?
La mia vita influenza la scrittura a piccole dosi. Mi spiego: i personaggi prendono vita da soli, ma possono carpire alcuni tratti di persone che conosco e questo li rende più umani, perché i dettagli fanno la differenza. Un gusto personale, un pensiero fugace che catturo in un paragrafo, anche il modo di sorridere di un amico può finire tra le mie righe.
La scrittura influenza la mia vita, invece, perché baso le mie giornate su questo e tendo a volerle dare la priorità sul resto.
Cosa ti ha spinto ad iniziare a scrivere?
Non ho ricordi di me che non sia con il naso tra le pagine di un libro o un diario. Alle medie inforcavo la mia fiammante bici e correvo all’edicola sotto casa. Compravo tutti i romanzi di R.L. Stine, autore che mi piaceva e che sfornava romanzi come se piovesse, e i diari su cui scrivevo le mie personali storie horror. Ho ricevuto una macchina da scrivere in prima media, consumando pagine su pagine e inchiostro. Infine i miei genitori decisero di regalarmi il computer con “la mela” e da ragazzina non sapevo neanche che valore avessi per le mani. Scrivevo solo storie horror o con i serial killer. Alle superiori, con i primi amori e i drammi adolescenziali, iniziai a scrivere storie d’amore che Dawson’s Creek e The O.C. spostatevi. Ma fu all’università che capii che la scrittura era la strada che volevo percorrere, grazie alle fanfiction su attori e cantanti asiatici che condividevo con le mie amiche del forum che divenne la mia seconda famiglia. Condividevo le fanfiction, non gli attori e i cantanti, sia chiaro.
Quindi non c’è un motivo particolare che mi abbia spinto a scrivere. La scrittura faceva e fa parte di me.
Quando ti senti ispirata per scrivere? C’è un momento preciso della giornata che dedichi alla tua passione?
Purtroppo sono molto limitata in questo, perché scrivo soltanto in un momento preciso della giornata, in un preciso posto, con una precisa luce e con precisi oggetti che mi circondano e che in quel periodo mi ispirano. C’è il periodo delle sei del pomeriggio in cucina, poi quello delle tre di notte, nello studio, anche quello delle quattro in giardino. Ah, ovviamente il computer sul quale scrivo deve essere quel computer o non riesco.
Credo di essere pazza.
Tre aggettivi per descriverti e tre per descrivere quello che hai cercato di trasmettere con la tua ultima opera pubblicata.
Tre aggettivi per descrivermi: criptica, orgogliosa, altruista.
Tre aggettivi per descrivere Madness: ironico, malato, romantico.
Com’è stata la sensazione di avere un seguito, un pubblico che ti leggeva e ti rispondeva sui social?
Ancora ne rimango sorpresa e mi carica nel fare sempre meglio, per ringraziare loro di tutto il calore e l’energia che mi infondono.
Puoi concederci un piccolo spoiler su qualcosa alla quale stai lavorando o alla quale vorresti lavorare?
Piccolo spoiler sul mio prossimo lavoro? A Damien non piacciono i vestiti. Scherzo! Non posso dire molto, perché il prossimo Rebel avrà una storia che deve sorprendere. Sicuramente sarà diversa dagli altri.
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