Joe merita di meglio. Incontrare Dylan lo aiuta a rendersene conto.
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Dopo essere stato licenziato per esubero, Joe si prende qualche mese libero per provare a diventare uno scrittore. Il suo partner, Harry, è tutt’altro che di sostegno, ma dopo dieci anni insieme lui ci è abituato, proprio come è abituato alla tendenza di Harry al controllo, e al fatto che abbia l’abitudine di bere.
Dylan è un cameriere del Rainbow Place, e quando vede Joe che lavora al suo portatile, nella caffetteria, ne resta intrigato. All’inizio, i suoi tentativi di flirtare vengono accolti con imbarazzo, ma un po’ alla volta Joe si apre… e Dylan rimane deluso nello scoprire che non è single. Man mano che la loro amicizia si sviluppa, inizia a preoccuparsi per la natura della relazione di Joe, soprattutto dopo aver visto di persona come si comporta Harry. Maltrattamenti e abuso non sono sempre una cosa fisica, e lui lo sa per esperienza personale. Le sue preoccupazioni, però, aiutano Joe a vedere la sua relazione per quello che è, e gli dà il coraggio per chiudere con Harry.
Liberi di dare seguito alla loro attrazione reciproca, Joe e Dylan si buttano a capofitto in qualcosa che diventa serio molto in fretta. Joe si crogiola nella passione e nell’intimità di cui sentiva la mancanza da così tanto tempo, ma Dylan teme che per Joe sia soltanto l’effetto della libertà ritrovata. Decide così di mettere un freno, sapendo che se vogliono farcela devono rallentare; perché questo nuovo rapporto funzioni, Joe dovrà dimostrargli che è davvero pronto a lasciarsi alle spalle il passato.
Sebbene questo libro faccia parte di una serie, può essere letto come autoconclusivo e ha un lieto fine soddisfacente.
È un piacere tornare al Rainbow Place, rivedere i personaggi amati e conoscerne di nuovi. In questo terzo volume della serie, la storia parla di forme di abuso all’interno di una relazione e Jay Northcote ha l’abilità di mostrare come esse non debbano necessariamente essere fisiche per ferire nel profondo le persone. Scoprire come Joe sia cieco davanti alla realtà della sua relazione, e vederlo aprire finalmente gli occhi è forse la parte più dolorosa da leggere, perché ci si rende conto insieme a lui di quanto sia facile abituarsi a essere trattati come non si merita, a essere sminuiti costantemente finché si diventa i primi a non ritenersi capaci di fare qualcosa.
Dylan è in grado di capire prima degli altri cosa sta accadendo a Joe, grazie alle sue passate esperienze, ma sebbene sia intenzionato a essergli solamente amico è chiaro fin dall’inizio che questo sia impossibile, perché l’intesa tra loro è profonda.
Dopo Anthony, era stato cauto e non aveva permesso a nessuno di avvicinarsi troppo. Fino a poco tempo prima la cosa gli era andata abbastanza bene, ma da quando aveva conosciuto Joe quella vaga sensazione di ciò che si stava perdendo si era conglomerata in qualcosa di più tagliente e definito. Però sapeva che provare quei sentimenti per Joe era solo la strada maestra per la delusione. Anche se pareva che la sua relazione fosse in crisi, era ben lontano dall’essere single e disponibile, e date le complicazioni nella sua vita aveva decisamente bisogno di lui come amico e nulla di più.
Mi è piaciuto come la storia dedichi il giusto spazio alla presa di coscienza di Joe della sua situazione con Harry, prima di concentrarsi sulla nascita di una relazione tra lui e Dylan, perché l’attenzione a questo dettaglio dona al libro un maggiore realismo e ai personaggi più spessore.
Tra i due protagonisti, Joe è quello con una maggiore introspezione: è su di lui che è incentrata maggiormente la storia, mentre segue il suo percorso e la sua crescita personale. Dylan in questo senso parte da una posizione diversa e per gran parte del libro il suo ruolo è aiutare Joe, spronarlo ad aprire gli occhi anche al rischio di litigare e spezzare il legame che si è creato tra loro.
«Sì. È come se fossi rimasto in un brutto posto per molto tempo, ma senza rendermene conto. Adesso che riesco a vedere come stanno le cose ho di nuovo un po’ di controllo, e quindi non mi sento più bloccato. Devo solo capire come arrivare in un posto migliore, e come voglio che sia.» Anche solo pensare a quello che aveva davanti sentì un’ondata di ansia. «E quindi anche se al momento mi sento come sopraffatto, penso che in definitiva il tutto condurrà a una situazione migliore.»
Ancora una volta, il Rainbow Place si dimostra ben più di un locale e diventa un rifugio; le persone che vi lavorano sono una sorta di famiglia pronta a correre in soccorso di Joe, quella comunità coesa e amorevole che Seb si era augurato di riuscire a creare quando ha aperto il bar, nel primo volume della serie. Vengono introdotti anche un paio di personaggi nuovi, protagonisti di un divertente scambio di battute, e la curiosità di scoprire se il prossimo libro sarà su di loro è forte. Non resta che attendere.
e mezzo.
Recensione a cura di:
Editing:
Qui le recensioni dei romanzi precedenti.
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