♦ Traduzione a cura di Claudia Milani
Dreamspinner Press, acquistabile qui ♦
La famiglia non è sempre definita dal sangue, ma da coloro che ci rendono completi e contribuiscono a costruire la nostra identità.
In questa storia ormai giunta alla fine, Bear e Otter saranno messi alla prova come mai prima.
Una ragazzina che non ha un altro posto dove andare bussa alla loro porta.
Una telefonata improvvisa comunica novità inaspettate.
Un fratello torna finalmente a casa dopo aver imparato a camminare da solo.
E, mentre questi tre elementi convergono, le vite di tutti subiranno una svolta dalla quale sarà impossibile tornare indietro.
Cominciando con Un insolito triangolo e proseguendo con La nostra identità e L’arte di respirare, TJ Klune ci parla di famiglia e affetto fraterno, di amore e sacrificio. In questo capitolo finale, gli eventi del passato servono a lastricare la lunga e tortuosa strada che porta a un futuro che nessuno avrebbe mai potuto immaginare.
“L’arte di respirare” ci aveva lasciati con un finale quasi a sorpresa: quando ormai sembrava che tutto fosse andato al proprio posto naturale, che sia Bear che Ty avessero trovato il loro meritato lieto fine, qualcuno è arrivato a scombinare ogni cosa. Izzie, la sorella che quasi non sapevano di avere, aveva suonato alla porta di Bear, portando una notizia destinata a scuotere equilibri raggiunti a fatica.
È stata una scelta particolare, da parte di TJ Klune, perché gli ha fatto rimettere in discussione molte cose che il lettore dava per assodate, dal momento che nei tre romanzi precedenti i personaggi avevano già risolto conflitti e problematiche, che qui invece tornano con prepotenza a sconvolgerli. Come giudicare questa decisione dell’autore spetta a ogni singolo lettore, perché ovviamente un giudizio non sarà mai identico a un altro, da parte mia confesso di aver iniziato la lettura con una dose di scetticismo che si è andata attenuando nel corso del romanzo ma non è mai svanita del tutto.
Il libro è bello, scritto con il consueto stile quasi logorroico che mozza il fiato e tiene incollati una riga dopo l’altra; i personaggi sono gli stessi che abbiamo amato sin dall’inizio, con cui abbiamo pianto e riso fino al punto da considerarli parte della nostra stessa famiglia; la commozione nel vederli conquistare traguardi insperati è profonda e sincera.
“Bear, quando hai preso il tuo primo smartphone pensavi che un app store fosse un negozio fisico dove si doveva andare per scaricare le app.”
“E non c’era bisogno che il rivenditore fosse tanto antipatico. Dai, a sentire lui nessuno aveva mai avuto un pensiero simile prima.”
“Non che io sappia. Anzi, ho la quasi certezza che non ci sia nessun altro al mondo con pensieri come i tuoi.”
“Argh. Mi stai adulando di nuovo. Smettila, ti prego. Lo so che sono fantastico, non c’è bisogno che tu me lo ricordi sempre. E smettila anche di versarmi il vino.”
“È più facile quando sei oliato.”
Lo fissai a bocca aperta. “Hai appena usato un doppio senso?”
“E non me ne vergogno.”
Bear è unico, con la sua mente rapida a perdersi dietro alle teorie più assurde e la bocca che parte per conto proprio e sembra sparare parole al ritmo di una mitragliatrice. Viene da chiedersi come faccia Otter a sopravvivere al suo fianco, in certe scene, poi ci si ricorda che, quando Otter ti vuole bene, è per sempre: la profonda dolcezza di questo personaggio è uno dei tratti più toccanti della storia, perché nonostante sia un uomo grande e grosso, saldo come una roccia, è capace dei gesti più delicati e amorevoli.
Uno dei rapporti che più vengono messi alla prova nel romanzo è quello tra Bear e Ty: i due fratelli, ormai entrambi adulti, finalmente sono sinceri fino in fondo riguardo all’intricatissimo legame che li ha saldati quasi in un unico essere nel corso degli anni trascorsi a cercare di sopravvivere, dopo l’abbandono della madre.
“Ho fatto di tutto per te.” La voce esce fredda e impersonale.
Lui sobbalza e prende tra le dita una stella filante. “Lo so.”
“Sei sicuro? Perché a volte non mi sembra. Ogni decisione che ho preso, ogni scelta che ho dovuto affrontare, ho sempre messo te avanti a ogni altra cosa, anche se non ti riguardava direttamente. Sei sempre stato al primo posto. E per tanto, tantissimo tempo è andato bene così, perché ci eravamo promessi che ci saremmo stati sempre e solo noi due.”
Dopo aver in un certo senso vissuto insieme a questi personaggi per una decina di anni, TJ Klune arriva a sviscera fino in fondo la loro relazione, ben più complessa di quella tra due normali fratelli, e finalmente, a mio avviso, mette Ty di fronte alle sue responsabilità per quanto riguarda gli enormi sacrifici che Bear ha fatto per lui.
L’amore tra Bear e Otter, invece, a parte qualche scossone causato sempre da fattori esterni, resta il nucleo centrale che sorregge l’intera famiglia.
Stiamo bene insieme. È sempre stato così, anche prima che ci fosse un noi. C’era qualcosa che ci univa, una specie di elettricità che sentivamo strisciare lungo la pelle. Magari non sapevamo che nome darle, non sapevamo quanto fosse profonda, ma non dubitavamo della sua esistenza. E abbiamo lottato con le unghie e con i denti per avvicinarci l’uno all’altro.
Ovviamente ritroviamo Creed e Anna, alle prese con i loro problemi, e conosciamo anche i loro figli, che sembrano aver preso fin troppo dal padre mai cresciuto davvero; poi vediamo l’amore tra Ty e Dominic, più che meritato dopo il loro passato travagliato; infine fa la sua comparsa Corey/Kori, di cui aspettiamo con ansia il libro, e conosciamo Izzie, la sorella minore che si integra alla perfezione nella folle famiglia di Bear.
La famiglia cresce, e chi se n’è andato non viene mai dimenticato, in questo libro che appare nel finale come un lungo omaggio concesso dall’autore ai suoi personaggi più amati, un modo per restare ancora un po’ insieme a loro e salutarli con le lacrime agli occhi e un sorriso, perché la strada percorsa insieme è stata lunga ma adesso sappiamo che staranno bene per sempre.
Recensione:
Editing:
Commenti
Nessun commento ancora.