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Dopo che il suo ultimo caso lo ha lasciato particolarmente scosso, il sergente Kendall Parker della Sezione omicidi della polizia di Atlanta decide di prendersi un lungo congedo per provare a rimettere insieme i pezzi della sua vita e dedicarsi, oltre che alla ristrutturazione della sua nuova casa, a disintossicarsi dall’alcol.
La sua pace viene però interrotta da una convocazione improvvisa da parte del nuovo tenente, il quale gli chiede di affiancare una Task force guidata dall’FBI che deve catturare un pericoloso serial killer. In una città dove la comunità gay è sotto assedio, Parker accetta quindi di frequentare sotto copertura bar e locali per stanare un insaziabile predatore.
Parker non è però il solo ad essere sulle tracce dell’assassino: anche il suo amico giornalista Calvin Slade, affiancato dalla bellissima e ambiziosa collega Michelle Renault, cerca di capire cosa sta succedendo e perché la polizia non abbia reso pubbliche le notizie sugli omicidi.
Purtroppo, quella che potrebbe essere la storia più importante della sua carriera lo pone anche sulla strada di una pericolosa bestia.
La prima cosa che ho pensato, terminato questo romanzo, è che spero che l’autore ne scriva presto un terzo, dato che la serie per ora conta sono due volumi: come già il primo, anche questo secondo libro è un poliziesco ben costruito, con una trama investigativa solida che coinvolge il lettore e lo attira con dettagli, indizi, spunti di riflessione che vanno oltre la semplice trama. Un esempio è una battuta, infilata nel discorso di uno dei personaggi minori su una delle vittime, che mi ha fatto pensare parecchio e chiedere se non fosse una specie di suo pensiero diretto che l’autore ha inserito nella storia per calarla pienamente nella realtà della comunità gay del sud degli Stati Uniti.
«Non tutti gli uomini gay si sentono a loro agio con i cambiamenti di questa società che sembra accettare chi si dichiara e vive apertamente la propria sessualità. Lui apparteneva alla vecchia generazione, se capisci cosa intendo.»
Una considerazione che fa riflettere, al di là della storia, su come la conquista di diritti che personalmente ritengo sacrosanti non equivalga in automatico alla volontà di goderne da parte di tutti i soggetti interessati; nello specifico, il personaggio in questione è un uomo gay che ha passato i quarant’anni e non ha intenzione di sposarsi o cercare di avere dei figli, né di avere una relazione stabile, perché è contento di ciò che ha, di approcciarsi agli altri uomini per meri incontri sessuali come ha sempre fatto. Non c’è un giudizio sul suo comportamento, nella narrazione, solo questa sorta di annotazione, per ricordare che esistono anche persone così e vanno rispettate per il modo in cui decidono di vivere. Questo particolare mi ha fatto apprezzare ancora di più il romanzo e l’autore: secondo me quando un libro, che credo di poter definire senza sbagliare un poliziesco lgbt e non un romance mm, ti porta a fare riflessioni del genere, significa che è valsa la pena leggerlo al di là del genere a cui appartiene, poiché ti ha lasciato qualcosa di significativo.
«Non mi serve un babysitter e di certo non uno dell’FBI.»
«No, non le serve,» rispose l’altro pacato. «È un uomo e sa prendersi cura di se stesso. Lo capisco, Ken, ma è anche umano e sta combattendo con un nemico più forte di lei. Un nemico che non conosce pietà.»
Per quanto riguarda la storia, ritroviamo il protagonista dove lo avevamo lasciato: in congedo temporaneo dal lavoro mentre cerca di rimettersi in sesto, smettere di bere e dare una direzione migliore alla sua esistenza. Ma l’FBI gli chiede di partecipare attivamente a un’indagine per catturare un serial killer che pare essersi spostato ad Atlanta, seminando sul suo percorso cadaveri di uomini gay torturati e uccisi in modo tremendo.
Fa male vedere come Parker stia lottando contro i propri demoni, sebbene l’atmosfera del libro sia di sicuro meno cupa rispetto al precedente: ha fatto degli enormi passi avanti, sia a livello psicologico che comportamentale, però la sua lotta contro il desiderio di rifugiarsi nell’alcol per dimenticare è descritta talmente bene che in certe scene sembra di sentire nella propria gola l’impulso di attaccarsi alla bottiglia. Ancora una volta, bisogna fare un plauso all’autore per come ha saputo gestire piccoli particolari ed emozioni per far immedesimare il lettore nel suo protagonista.
Sul fronte personale, Parker ha fatto pace con i fantasmi del passato ed è sulla buona strada per lasciarseli alle spalle, ma si rende conto di non essere ancora pronto a una relazione, nonostante qualcosa si muova in quel senso. C’è un’attrazione che cresce nel corso della narrazione, dapprima confondendolo e pian piano facendosi strada nel suo animo; è bellissima la scena in cui Parker accetta di crollare ed essere confortato, un abbraccio che tocca nel profondo e commuove.
Sul versante investigativo, invece, la storia segue sia Parker e l’FBI sia il giornalista Calvin Slade, il cui personaggio viene approfondito rispetto al primo libro e assume quasi le caratteristiche di un coprotagonista, un uomo tenace che non scrive solo per la propria gloria personale ma ha davvero a cuore le vittime del killer. Mentre i due rami dell’indagine proseguono quasi separati per i personaggi, il lettore ha modo di seguirli entrambi e farsi un’idea più generale della situazione; una scelta narrativa vincente che aumenta gradualmente la preoccupazione per l’incolumità di Parker e Slade, ignari di certi dettagli e quindi in un certo senso ciechi di fronte al pericolo. I vari personaggi discutono spesso su cosa crei un serial killer, cosa spinga un uomo oltre il limite della follia: le sue motivazioni e il modo di agire sono analizzati sotto vari punti di vista, facendo in modo che l’indagine non sia fatta solo di indizi e scene del crimine, ma anche di riflessioni sulla società odierna e la violenza che troppo spesso genera.
Non voglio svelare niente dell’indagine o del killer, per non rischiare di rovinare il piacere della lettura di un romanzo che soddisferà di sicuro gli amanti dei polizieschi.
Editing recensione:
Qui la recensione del primo romanzo.
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