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Pur avendo puntata addosso l’attenzione di un pericoloso stalker, l’agente speciale Jason West sta facendo del suo meglio per concentrarsi sul lavoro e ignorare i problemi personali.
Il suo caso più recente implica però il coinvolgimento di un membro dei Monuments Men nel furto e, forse, nella distruzione di un dipinto perduto di Vermeer che fa parte del patrimonio culturale mondiale. Il capitano di corvetta della Naval Reserve Emerson Harley, oltre a essere stato un eroe della Seconda guerra mondiale, era il nonno di Jason, il suo idolo d’infanzia. Anzi, ha giocato un ruolo importante ispirandolo a entrare nella squadra Crimini artistici dell’FBI.
Per Jason, venire a sapere che il leggendario nonno potrebbe aver chiuso un occhio sul fatto che i soldati americani, alla fine della guerra, abbiano “affrancato” opere d’arte inestimabili non è solo spiacevole. È devastante.
Jason è deciso a riscattare il nome del nonno, anche se questo significa infrangere lui stesso un po’ di regole e disposizioni, mettendosi in rotta di collisione con il suo partner nella vita, il capo dell’Unità analisi comportamentale Sam Kennedy.
Nel frattempo, qualcuno nell’ombra temporeggia…
Arrivati al quarto volume della serie, si potrebbe sperare che la complicata relazione tra Jason e Sam si sia ormai stabilizzata, invece Josh Lanyon ci dimostra un’altra volta come la difficoltà a comunicare di questi due uomini sia ancora viva e crei problemi. In realtà, vivendo lontani e non avendo trascorso insieme, uno di fianco all’altro, non più di un paio di settimane in totale spalmate in un lungo arco di tempo, non hanno mai imparato a comunicare sinceramente e a fidarsi. Soprattutto Sam, che ha palesi problemi a relazionarsi con le altre persone e tende a razionalizzare ogni cosa all’eccesso.
Il punto di vista della narrazione, come sempre, appartiene a Jason, che qui ritroviamo di nuovo impegnato sul campo, in un’indagine che lo coinvolge in modo personale e lui per primo sa che non dovrebbe essergli affidata. Mente per omissione a tutti, deciso a scoprire se veramente suo nonno fosse a conoscenza del furto di alcune opere d’arte alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ma il fatto grave è che lo fa anche con Sam, pur sapendo di rischiare di compromettere la loro relazione.
La loro relazione non era un segreto, ma non era neanche di pubblico dominio, anche se forse non era più così dopo la colazione di quel mattino.
L’indagine occupa gran parte della narrazione ed è interessante e ben strutturata; porta alla luce il lavoro dei Monuments Men, la squadra speciale di soldati americani incaricata di recuperare le opere trafugate dai nazisti, e lo intreccia con la storia della famiglia di uno di loro ormai defunto, sospettata di voler vendere qualcosa che non dovrebbe nemmeno possedere. Jason e i suoi colleghi si trovano invischiati negli intrecci familiari di una cittadina di provincia, rischiando la vita e la carriera mentre cercano un inestimabile quadro che forse non è mai neppure esistito.
Lavorando a un altro caso, Sam è assente per parte del libro, come a volte già accaduto nei volumi precedenti, pur restando sempre al centro dei pensieri di Jason; questa scelta è giustificata ai fini della trama, ma forse ne pregiudica un po’ l’equilibrio a scapito dell’elemento romantico, favorendo quello investigativo.
Sam si alzò. Si alzò anche Jason, pronto a… Gesù, stavano per venire alle mani? Non ne aveva idea. Non aveva mai visto Sam così arrabbiato, non aveva mai immaginato un simile livello d’ira indirizzato a lui. In un angolo remoto del cervello si chiese se stesse sognando.
Non può succedere veramente.
Come già accennato, la mancanza di comunicazione rischia di rivelarsi fatale per Jason e Sam, perché la testardaggine di entrambi emerge nel momento peggiore e nessuno dei due sembra propenso a cedere terreno, restando saldo nelle proprie convinzioni. Jason sbaglia non parlando del possibile coinvolgimento del nonno nell’indagine, ma Sam non è da meno, trincerandosi dietro la razionalità e la freddezza, ancorandosi al rispetto delle regole quando lui stesso è il primo a infrangerle nei suoi casi, per catturare i colpevoli.
Per quanto Sam fosse stato arrabbiato quella mattina, non era possibile che desiderasse quella situazione, non più di quanto la desiderava lui. Era impossibile smettere di amare qualcuno all’istante.
Dovranno entrambi superare l’orgoglio, per dimostrare di voler mantenere vivo il sentimento che li unisce. In alcuni punti del libro, si ha l’impressione che l’unico veramente innamorato sia Jason, l’unico a soffrire e tenere al compagno, ma come spesso accade con i personaggi di Josh Lanyon, quello di cui non conosciamo il punto di vista è forse il più complesso, che nasconde dietro un muro di silenzio un animo ferito e una grande sofferenza. Le emozioni che Sam lascia intravedere nei loro momenti intimi sono forti e profonde, ma è quando la sua armatura si crepa che ne comprendiamo la vera portata e iniziamo a capire di più questo personaggio a tratti misterioso e incomprensibile.
Sentì Sam deglutire. Percepì il suo dolore senza doverlo guardare. Com’era possibile conoscere qualcuno così bene e non conoscerlo affatto? Era terrificante che tanta della sua felicità dipendesse da un’altra persona. Ma non era la stessa difficoltà di Sam?
Adesso la Lanyon deve dimostrare di voler veramente portare a un livello superiore questa coppia, perché Sam e Jason dovranno essere uniti come non mai per affrontare la minaccia che incombe sempre più pressante sul secondo. Staremo a vedere se è finalmente arrivata l’ora della resa dei conti.
Recensione a cura di:
Editing:
Qui le recensioni dei primi romanzi della serie.
1 Gli omicidi della sirena
2 Gli omicidi di Monet
3 Gli omicidi del mago
4 Gli omicidi dei Monuments Men
5 The Movie-Town Murders
Qui Josh Lanyon su Feel.
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