Nessun asso nella manica. A parte l’omicidio…
Jason West, agente speciale e stella della squadra Crimini artistici dell’FBI, si trova nel Wyoming a casa del capo dell’Unità analisi comportamentale Sam Kennedy, per riprendersi dopo essere stato investito da un’auto, quando gli viene chiesto di fare da consulente sul furto di una inestimabile collezione di poster vintage di magia.
Tuttavia, prima che Jason possa dire abracadabra, il proprietario della collezione viene trovato morto in un parco nazionale.
Quando il defunto si rivela essere Kubla Khanjurer, mago part-time assai odiato e accusato di aver svelato i segreti ben custoditi degli illusionisti professionisti, sembra evidente che si tratti di un semplice omicidio per vendetta. Finché Jason non si rende conto che una precedente morte sospetta avvenuta al Top Hat White Rabbit, club di magia alla moda, potrebbe fare parte di uno schema più ampio e sinistro.
Dunque, dove eravamo rimasti… ah sì, io e la mia socia, ormai irrimediabilmente sedotte dalla Lanyon e pronte a stalkerarla con ogni mezzo, lecito e illecito per ottenere al più presto il seguito della storia tra Jason e Sam, abbiamo potuto finalmente leggerlo, il seguito (Scusate il ritardo, ma abbiamo avuto alcuni insignificanti dettagli giudiziari da risolvere… tipo rinunciare allo stalker selvaggio, e difenderci dall’assurda accusa di rapimento di personaggi, cose così, insomma…).
Il randello con cui più volte abbiamo minacciato il nostro beneamato agente speciale, non è stato mai del tutto riposto e anche in questo nuovo capitolo il desiderio di utilizzarlo per scopi… educativi… torna a farsi sentire, anche se in questo caso io personalmente lo avrei rivolto più volentieri contro Jason per tentare di dargli una svegliata, cosa dici Chibi?
Dico che era ora Cat! Era ora che cominciassi a smetterla di difendere Jason, perché diciamocelo, Sam sicuramente non brilla per espansività, ma Jason è troppo insicuro! Cioè, è vero che magari a tutti fa piacere essere coccolati dopo essersi svegliati in ospedale a seguito di una misteriosa aggressione, ma come non fa a vedere che dietro all’apparenza fredda e professionale con cui Sam lo interroga c’è un’autentica preoccupazione e il desiderio di proteggerlo e tenerlo al sicuro? *Però anche tu Sam! Una parolina dolce, un sorriso, un “ciao come stai” potevi anche sganciarlo eh?!*
E anche trascinarlo a casa di sua madre, nel paese dove è cresciuto e dove aleggia il fantasma del suo ex, e tenere una stanza chiusa piena di scartoffie su serial killer che potrebbero essere gli autori dell’aggressione, e… sì insomma, essere Sam… fanno tutti parte del suo istinto di protezione.
No, guarda, dal mio punto di vista, stavolta Jason ha un tantino esagerato con le paranoie. Va bene lo stress post-traumatico, il timore di essere nel mirino di un pazzo psicopatico, passi l’insicurezza dovuta al confronto con un ex defunto, ma io ho trovato un Sam davvero partecipe, preoccupato, protettivo e innamorato, a modo suo ovviamente. Anzi, se ci stai ti proporrei uno scambio, perché ti assicuro che se Jason mi chiede per l’ennesima volta se, secondo me, quel grugnito, con quel particolare suono può far ben sperare o meno… be’, potrei strozzarlo. *Che dici Sam, dolce cucciolotto incompreso, verresti dalla tua Cat al posto di Jason lo scass… ehm… l’insicuro?*
Non so, non ho mai avuto molta pazienza con gli insicuri. Però magari potremmo parlare di come anch’io per un po’ ho creduto che l’assassino di maghi fosse chi pensava lui, e magari tu potresti indagare con Sam, magari riesci a fargli scucire qualcosa, perché non so te, ma io sono rimasta con una sensazione indefinita che ci sia qualcosa che non ci è stato ancora detto, qualcosa di ancora misterioso nel suo passato… ma io non riesco a farlo parlare, cioè inizio ad interrogarlo ma poi si lascia sfuggire quel suo mugugno, quel grugnito e niente, mi si scioglie il cuore e vorrei solo coccolarlo quel grosso orso brontolone… *Dai Sam fai il bravo… no no, sono sicura che Cat l’ha messo via il randello… anche perché sai, ci sono sempre quelle questioni legali con la tua creatrice, non possiamo portare armi…*
Affare fatto! *Jason vai pure a tormentare… hem.. no volevo dire, a confrontarti con Chibi sulle tue intuizioni riguardo al caso (anche se, lo ammetterai, questa volta non eri al massimo della forma e hai perso qualche colpo) e tu Sam, vieni da mammina tua, ci penso io a te, sono certa riusciremo a comunicare alla perfezione.*
In fin dei conti Chibi, a me sembra che in questo capitolo Sam si sia sbilanciato più de solito riguardo i suoi sentimenti.
Non conosco altro modo per dirlo. Per me sei importante. Troppo importante per correre rischi.
Ecco, se questa non è una dichiarazione d’intenti nel linguaggio laconico del nostro signor Kennedy, cosa lo è?
Esattamente! Qui riusciamo a vedere meglio Sam come uomo innamorato. Lui rimane sempre un uomo complicato, con un bagaglio di esperienze enorme e a tratti spaventose, con un passato che riusciamo solo a intravedere (e tra parentesi io rimango convinta che la Lanyon non ce la racconta giusta minimizzando, come fa qui, ciò che è successo al suo ex, ci sono sempre quelle mezze frasi buttate lì dalla madre, quell’aria generale di non detto che mi impediscono di accantonare la faccenda), ma qui svela anche una parte più vulnerabile e un desiderio di costruire qualcosa con l’uomo di cui si è innamorato.
Usando il dorso delle mani per asciugarsi con irritazione gli occhi, Sam disse bruscamente: «Jason, qualsiasi cosa tu pensi… che tu creda che basti oppure no… io ti amo.» Jason gli credeva. Sapeva che Sam lo amava. L’amore non sempre era sufficiente, ma di certo rappresentava tre quarti dell’equazione. «Anch’io ti amo. Forse sono solo un po’ spaesato.» Sicuramente non ricordava di aver mai avuto bisogno di rassicurazioni da un fidanzato in precedenza. «Sono quel che sono. Non posso promettere che cambierò per te.» Jason fece un sorriso sghembo. «Non ti sto chiedendo un trapianto di personalità.» Nessun sorriso in risposta da Sam. Aveva l’aria grave di qualcuno che giura di fa rispettare le leggi del Paese. «Ma ci proverò. Ne vale la pena. Tu vali la pena… di tentare.»
Vedi? Come fai a non fare il tifo per Sam questa volta? Comunque anch’io penso che la Lanyon ci stia nascondendo qualcosa riguardo al suo passato e alla morte del suo ex, nonostante le spiegazioni di Sam relative al suo non voler affrontare l’argomento mi siano sembrate abbastanza convincenti ma… vedremo. Come sempre l’intrigo che ci presenta l’autrice è molto avvincente e ben strutturato anche se, in questo caso, mi ha catturato meno che in altri suoi libri, così come mi sarei aspettata più “azione” tra Sam e Jason (certo, capisco che Jason fosse convalescente ma mi aspettavo qualcosa di meno soft).
Hai perfettamente ragione, anch’io sono stata catturata meno dal caso degli omicidi dei maghi che dalle vicende di Sam e Jason. Ma forse è proprio così che l’autrice voleva, forse ha creato un caso da risolvere che facesse solo da sfondo alla vicenda più strettamente legata ai nostri due eroi.
Comunque c’è da dire che col senno di poi forse tutto è in tono con la magia e l’illusione, come se anche ciò che riguarda Sam e Jason fosse circondato da un gioco di prestigio e ciò che ci viene detto potrebbe non essere ciò che è.
Non ci resta che aspettare il prossimo capitolo per scoprire se le nostre intuizioni sono esatte, e vedere dove ci porterà l’autrice, visto anche il finale decisamente inquietante che non ci lascia sperare in futuro di tranquillità per i nostri due amati agenti speciali.
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