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Il potere del piacere…Gabriel Miller mi ha portato via tutto. La mia famiglia, la mia innocenza, la mia casa. L’unica cosa che mi sia rimasta è la determinazione nel riprendermi ciò che è mio. Pensa di avermi sconfitta, pensa di aver vinto. Quello che non ha capito è che ogni pedone ha la possibilità di diventare una regina. E il gioco è appena cominciato.
Nella mia recensione al precedente volume della serie (che potete leggere QUI) avevo parlato degli scacchi come metafora della vita. Confermo e rilancio, scrivendo la parola “strategia”…
Gabriel, ormai è chiaro, è uno stratega, ha preparato le sue mosse da tempo, ha studiato forze e debolezze, arrocchi e attacchi.
Ma sa, più di tutto, che i grandi giocatori vincono attraverso strategie emotive, fatte di scatti eleganti e echi del passato.
Il passato è la chiave di tutto.
Avery, il pedone.
Davvero? Testarda, sola, abbandonata dagli amici dopo la caduta in disgrazia della sua famiglia, ha una cosa sola da fare. Vendersi al miglior offerente. Finisce nelle mani di un uomo che odia, che pensa responsabile di tutto il male accadutole, ma le giravolte del fato la faranno dubitare…
E’ attratta in modo animale dal suo amante/nemico e questo la confonde, ma lui, stratega, la conduce nei meandri più bui della sua precedente esistenza, facendole scoprire verità sconvolgenti, legandola a sé e proteggendola. Anche da se stessa.
E’ troppo, questa incessante pulsazione dentro di me, questo basso potente che suona con il mio corpo. Non riesco a respirare, non posso parlare. Questo è ciò che intendeva quando diceva che mi possiede: la completa cattura del mio corpo, l’acquisizione della mia mente.
Sto affondando in Gabriel Miller, nel suo profumo e nei suoi suoni, nella sensazione di lui dentro di me.
“Così bello” mormora, cupo e quasi rabbioso. “ Così dannatamente bello.”
Il romanzo procede in un turbine di rivelazioni e scoperte che feriscono Avery, confezionate dall’autrice come fosse un giallo, ma non è ancora il tempo della parola – Fine -.
Mia madre era davvero Elena di troia, la minaccia del potere femminile, la bellezza distruttiva della forma femminile. Lo so perché percorro lo stesso sentiero. Come ogni ragazza che sia stata oggetto di lussuria e che poi sia stata incolpata per lo stesso sentimento, ogni donna che è stata sedotta e poi accusata di aver goduto. Rubata e poi portata indietro con la forza.
Siamo tutte l’epicentro delle nostre guerre.
Verità inconfutabile, non credete?
Un altro volume ci attende, allora conosceremo tutte le verità, per quanto dolorose siano.
Il bianco, il nero.
Chi vincerà la partita?
Continua la partita a scacchi tra Gabriel Miller e Avery James, solo che le regole del gioco sono cambiate e ci sono altri avversari. I due protagonisti non sono più il bianco e il nero sulla scacchiera, la partita si è trasferita nella vita vera, la posta in gioco è ben più alta della vendetta di Gabriel sul padre di Avery o della disperata lotta di lei per non perdere la casa materna.
I due finiscono coinvolti in una macchinazione di proporzioni enormi che nasconde segreti di famiglia.
La madre di Avery non è stata la donna che lei pensava e probabilmente la sua morte nasconde ben altro: appaiono un diario, misteri nascosti tra le mura di casa, nemici impensati.
La buona società si rivela ancora di più un covo di vipere e, nonostante Gabriel continui a mantenere l’aura di uomo insensibile e malvagio, iniziamo a vedere le prime crepe che indeboliscono la sua corazza oscura. Avery è sua in ogni senso, non solo per essere stato l’uomo che ha preso la sua verginità, è sua per la connessione che esiste tra loro, per il legame che si è creato e che fa sì che il bianco e il nero, il pedone e il re, si mischino sulla scacchiera per combattere insieme, per proteggersi e, possibilmente, vincere perché il pedone si è tramutato in regina e la regina è in pericolo.
Come sempre la scrittura è adrenalinica, Gabriel è un personaggio che cattura l’attenzione del lettore ai massimi livelli impegnandosi a comprendere le sue studiate e predisposte strategie. Come ogni campione di scacchi è almeno tre mosse avanti e il suo sorriso sardonico non lo abbandona mai, ma stavolta anche lui si trova a combattere qualcuno che non gioca secondo le regole, un campione oscuro e senza scrupoli che pare cercare una vendetta mortale. La strategia non basta, forse sarà l’istinto della regina a divenire la mossa vincente?
Come nel libro precedente l’autrice ci lascia in sospeso in questo che svolge il ruolo di libro di passaggio, che mostra le mosse senza svelare tutti i retroscena, lasciandoci in attesa dell’attacco risolutivo, dello scacco matto.
Per entrambe le recensioni:
Editing a cura di:
e
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