Un estraneo online.
Capelli scuri e occhi cupi, che conoscono i miei più sporchi desideri ancora prima di me.
Una fantasia di cui non si dovrebbe mai parlare. Eppure, lui è riuscito a strapparmi una confessione.
E adesso verrà a cercarmi.
Rude. Perverso. Pericoloso.
Sarà una notte fatta per abbandonarsi e dimenticare.
Mi farà sua e fingerò di non volerlo.
Scapperò e lui mi inseguirà.
Perché gliel’ho chiesto io.
L’ho supplicato.
Stanotte, nelle tenebre, lui è il cacciatore.
E io sono l’esca.
Bum, bum, bum, bum…
È notte, leggo rapita, le righe scorrono e il cuore batte. Forte.
Non riesco a staccare gli occhi, ho trovato il dark romance perfetto.
Oscurità che avvolge, impregna le pagine, sgocciola via e conquista. Perché l’equilibrio è assoluto, i protagonisti totalmente credibili nell’essere ciò che sono e nel divenire altro senza tradire se stessi.
Chi è L’Esca? Chi è il cacciato, chi il cacciatore? Quali segreti saranno svelati, alla fine della caccia?
Lei corre, ma desidera essere presa. Lui caccia e fiuta il suo desiderio:
I miei demoni sono a piede libero, danzano insieme al diavolo sopra la mia spalla. Ho messo a tacere da tempo la mia sensibilità e al suo posto c’è un senso di dissolutezza che ancora non riconosco come mio, ma lo desidero. Spero che persista, così come il senso di libertà.
Libertà è conoscere i propri desideri e accettarli, e viverli. Libertà è riconoscere di non essere soli, mostri, per desiderare oltre le convenzioni:
Lei è uno specchio infranto che riflette la mia stessa fragilità. Un bellissimo demone nell’oscurità che sussurra il mio nome. La sua tragedia potrebbe divorarmi a tal punto dal dissuadermi, ma la mia… La mia potrebbe seppellirla viva.
E i demoni danzano in questo romanzo, ed è un sabba incantato, una musica infernale e suadente, e sussurrano e gridano e blandiscono. E risanano. E liberano.
Non dirò altro di questo romanzo adrenalinico, appassionato e struggente, perché merita l’accortezza di nessuna anticipazione, solo ne consiglio la lettura e poi, magari, la rilettura, perché davvero, davvero, ne vale la pena.
Credo sia piuttosto vero che un mostro può essere, sul serio, un gentiluomo. Dopotutto, ho già imparato nel modo peggiore che un gentiluomo può essere veramente un mostro.
Editing a cura di:
Che dire? Bello, bello, bello. E di nuovo: BELLO!
Mi piacerebbe cavarmela con così poco, ma non renderei giustizia a questo romanzo, che molte lettrici attendono con ansia e altrettante temono, per il genere in cui si inserisce. E sì, il dark romance, nella maggioranza dei casi, viene amato oppure odiato, affascina e seduce oppure provoca repulsione, di solito senza vie di mezzo. Questo perché in molti dark sono presenti scene di violenza e sopraffazione che per alcune lettrici sono insostenibili, e l’abuso in tali storie di cliché quali rapimenti, rapporti violenti, costrizione e sindrome di Stoccolma non fa altro che esacerbare il giudizio negativo di chi già non vedeva il genere di buon occhio. Nonostante ciò, è bene chiarire che il dark romance non si definisce tanto per le caratteristiche su citate, ovvero non tutti i romanzi che appartengono a questo genere debbono per forza contenere atti violenti all’interno della coppia. A mio parere il romanzo rosa/dark si contraddistingue maggiormente per la personalità – malata, deviata o solo tormentata da demoni personali – dei personaggi, che per questi motivi non possono essere inquadrati nell’ambito di ciò che viene comunemente considerata “normalità”. Tale assenza di normalità influenza e si ripercuote sulle relazioni di coppia, dando vita a rapporti che definirei quantomeno borderline. Il “mostro” è tale per i suoi pensieri, per l’oscurità del suo animo, prima che per le sue azioni. Ne consegue che nei dark è fondamentale curare con grande attenzione l’approfondimento psicologico, così da farci entrare nella testa del mostro e da rendere plausibili le sue motivazioni. E se devo essere del tutto sincera, è proprio questo l’aspetto che mi piace di più del dark romance, ovvero la necessità di scavare a fondo nell’animo complesso, oscuro, spesso contraddittorio del “mostro”, vederlo combattere contro i propri demoni prima che contro un eventuale nemico esterno, percepire come nasce ed evolve un amore “oscuro”, e come questo sentimento possa arrivare a modulare l’oscurità smorzandone i toni. Tra le autrici che si cimentano nel dark romance, sono davvero poche quelle che riescono a centrare la questione: troppo spesso si scava poco, il minimo o anche meno, concentrandosi più sulle azioni che sulla introspezione, e così le eventuali scene violente rimangono pressoché inspiegabili, poco credibili, del tutto folli e sicuramente disumane. In tal caso il risultato non potrà che essere scadente, al contrario di ciò che avviene per fortuna, nel romanzo della West.
Vengo finalmente a L’esca. Tutta questa ampia premessa per dire che questo è un dark romance di qualità, che a mio parere possono leggere tutti. Anzitutto non c’è violenza gratuita, non ne troverete, anzi vi dirò di più: tutto ciò che avviene all’interno della coppia è consensuale, perciò dimenticate gli stupri, i maltrattamenti e la quasi mitologica sindrome svedese. Vi troverete tanta oscurità, quello sì, tanti demoni personali che non si ha più la forza di combattere e che rendono la vita indegna di essere vissuta, tanta sofferenza interiore, tanto vuoto da riempire in qualche modo per non andare completamente a fondo. Vi troverete bisogni che difficilmente riusciremmo a comprendere se l’autrice fosse stata giusto un po’ meno brava di quanto è. La West non si dilunga sulle motivazioni né ci gira intorno a lungo, perché è capace, con poche frasi potenti come stoccate, di gettarci nel pozzo buio dell’anima di Abigail prima, in quello ancora più profondo e melmoso di Phoenix dopo. E assieme ad Abigail, comprendi che realizzare quella pericolosa fantasia, l’incubo che la tormenta da sempre, è forse il solo modo che le è rimasto per sentirsi di nuovo viva. E assieme a Phoenix, comprendi il suo timore che le loro rispettive oscurità, venendo in contatto, finiscano per annientarli ancora di più, ma anche la sua speranza che invece quel contatto funga da catarsi, riportando entrambi alla luce.
Il mostro mi cattura sempre alle spalle. È robusto. Forte abbastanza da trattenermi, quando le mie gambe si dimenano. Urlerei se la sua mano non fosse sulla mia bocca.
Mi dice di stare calma, che mi farà del male se griderò.
Sono tentata, solo perché così farà di peggio.
Qualche volta mi costringe a terra, altre mi fa alzare in piedi e mi lancia contro il muro, il suo corpo premuto stretto contro il mio.
E poi sussurra. Lo fa sempre.
Mi dice che forse mi permetterà di godere se non mi opporrò a lui.
Il romanzo è scritto in uno stile semplice e immediato, ma al contempo potente, coi due distinti pov in prima persona. Sarebbe un delitto raccontarvi qualcosa della storia, perciò non mi dilungherò, mi limito a dirvi che è perfettamente equilibrata, un mix di dolore, segreti, bisogni, brutalità, tenerezza, erotismo, suspense e dolcezza. Tante emozioni che si combinano e si mescolano in maniera omogenea, senza soffermarsi in maniera morbosa su nessuna di esse.
Infine una breve considerazione sul titolo. All’inizio ho pensato che L’esca fosse un errore di traduzione, dal momento che al centro del romanzo vi è la caccia, da predatore a preda, perciò mi chiedevo il senso di “esca” e sono andata a controllare il titolo originale, che è in effetti Bait, Esca. Bene, non fate come me, evitate di porvi questi dubbi, vi annuncio fin da ora che il termine “esca”non è dovuto a errori o malintesi, e anzi man mano che proseguirete con la lettura ne capirete il motivo e scoprirete che a un certo punto della storia ha perfettamente senso, perché se è vero che il predatore caccia la preda, è però l’esca a catturare il predatore.
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Per entrambe le recensioni:
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