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L’ultima cosa che Micah Trant si aspetta di trovare in mezzo alla neve, sul ciglio della strada, è un uomo che è stato chiaramente picchiato, e quando scopre l’identità del malcapitato, capisce che è qualcosa di più di una semplice coincidenza. Come buoni samaritani, Micah e suo padre offrono ospitalità allo straniero, così che possa recuperare. Dopo tutto, è quasi il Giorno del Ringraziamento, e Greg non è in condizioni di viaggiare per ritornare a casa. Quell’offerta, però, non è una mossa del tutto altruistica: Micah vuole delle risposte, e non è l’unico.
Greg non riesce a credere a come siano andate le cose. Le probabilità che fosse proprio Micah a trovarlo erano praticamente inesistenti, ma accetta comunque la sua offerta. Man mano che i giorni diventano settimane, Greg impara a conoscere la famiglia di Micah e arriva a rendersi conto che, stare con loro per un Natale del Wyoming, potrebbe sul serio fornirgli le risposte che sta cercando.
Ma la magia delle vacanze regalerà anche qualcosa che Micah e Greg non si aspettavano proprio.
K.C. Wells è una di quelle autrici capaci di stupirmi, perché sa intrecciare a storie all’apparenza leggere, come potrebbe esserlo una (lunga) novella natalizia, argomenti profondi in grado di far riflettere sulla società in cui viviamo. Il tutto senza perdere mai di vista il lieto fine che attende i personaggi e il dipanarsi della loro storia d’amore.
“Una promessa di Natale” inizia con il ritrovamento di un giovane gettato sul ciglio di una strada dopo un brutale pestaggio, e poco importa se il tutto si svolge prima del Ringraziamento e il clima è festivo, perché la rabbia e la paura che l’aggressione suscitano in Micah, che lo trova, e nella sua famiglia sono sentimenti che devono far pensare: sono davvero tutti più buoni a Natale? Oppure esistono persone, indegne di venir chiamate esseri umani, che non saranno mai buone, perché il loro animo è nero di odio?
La lettura di questa storia ha sollevato queste questioni dentro di me e, pur gioendo per l’amore che nasce lentamente tra i due protagonisti, alla fine ho sentito di aver ricevuto molto più di qualche ora di svago da questo libro, e ne sono stata felice.
«Le luci sono davvero belle.» Gli scorci che aveva intravisto mentre si avvicinavano al parco gli avevano dato un senso di meraviglia infantile.
«Lo puoi ben dire,» convenne, «ma c’è qualcosa di ancora più bello di tutto questo.»
«Sarebbe?»
«Tu.»
Greg trattenne il respiro. «Cosa?»
Micah sorrise. «Mi hai sentito.»
«Ti ho sentito, ma faccio fatica a crederci.» Perché gli sembrava che…
Greg sentì lo scricchiolio della pelle del sedile mentre Micah si muoveva, poi una mano gentile che gli accarezzava la guancia e infine due labbra contro le sue.
Si perse nel suo respiro, nel profumo che era ancora percepibile tra i suoi capelli per la doccia che si era fatto, e l’accenno leggero di una colonia speziata. Il bacio era tenero, deliberatamente leggero e gli fece accelerare le pulsazioni. Le dita di Micah tracciarono il contorno del suo viso e continuò a baciarlo, con labbra calde e setose.
Interruppe il bacio e si fece indietro per guardarlo. «Adesso mi credi?» mormorò. Greg sorrise, con il cuore in festa. «Penso di aver bisogno di un po’ più di prove.»
Greg e Micah, con le loro insicurezze di giovani uomini, si scoprono attratti nonostante le circostanze del loro incontro siano state drammatiche, si avvicinano lentamente e imparano a conoscersi, fino a racimolare il coraggio di aprirsi veramente l’uno all’altro. Subentrano anche dei legami familiari complessi, che non voglio svelare per non rovinare la lettura a nessuno, ma che rendono il libro un inno alla famiglia e all’accettazione, di sé e degli altri.
Fa male pensare a chi, fino a non moltissimi anni fa, si sentiva costretto a nascondere la propria natura e intraprendere un’esistenza falsa per accontentare famiglia e società, condannando se stesso e chi gli stava intorno all’infelicità. Fa ancora più male sapere che ancora oggi, pur con le lotte per l’acquisizione di pari diritti e l’idea che il mondo dovrebbe essere diventato più tollerante, ci sono ancora moltissimi uomini e donne costretti a vivere in questo modo, persino in paesi dove in teoria per legge non dovrebbero essere discriminati.
«[…] Quei bastardi pieni d’odio…» Guardò nella direzione della sua stanza. «Quel ragazzo non meritava una cosa del genere.»
«Nessuno lo merita!» gridò Naomi, mentre Micah si portava l’indice alle labbra e lei si irrigidiva di colpo. «Scusate, mi sono fatta prendere la mano. È solo che pensi che le cose vadano meglio, che facciamo progressi, ma poi basta un click su un sito di notizie o aprire un giornale per vedere che invece stiamo tornando indietro. Mi fa star male pensare che ci sia così tanto odio là fuori.» Le luccicavano gli occhi.
Micah attraversò la stanza e la abbracciò forte. «Dipende da come guardi le cose. Tu ci vedi odio, ma io ci vedo speranza.»
Lo guardò sbalordita. «Dove?»
Le prese il mento tra le dita. «Quando hai parlato dei tuoi compagni di classe, ho sentito la speranza. Hai dipinto un gruppo eterogeneo che riesce ad andare d’accordo, malgrado ciò che li divide, perché loro non riescono a vedere le differenze. A me questo dà speranza.»
L’autrice lancia anche un messaggio di speranza nelle nuove generazioni, delineando un futuro creato dai ragazzi che stanno crescendo oggi, si spera in un clima di totale apertura verso le diverse sfumature dell’essere umano. Scrive anche parole come “Il Wyoming non contempla il reato di crimine d’odio” e, pur vivendo in un altro paese, leggendole io posso solo pensare che spetta a noi fare in modo che ingiustizie del genere non accadano più, cambiando il mondo in meglio con le nostre azioni quotidiane.
Che queste riflessioni siano state suscitate da una storia d’amore natalizia, per me, è l’ennesima riprova che qualsiasi tipo di storia può veicolare messaggi importanti e merita di essere raccontata e letta.
Recensione:
Editing:
Natale è alle porte e K.C. Wells, in collaborazione con LCS Ufficio Stampa, ha pensato di fare un bel regalo ai lettori.
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