Mi chiamo Cisco Suarez e una settimana fa ero morto.
Costretto da una maledizione a servire un’organizzazione avvolta dalle ombre, ho parecchio sangue sulle mie mani. Per fortuna ho anche un problema a rispettare le autorità, perciò non prendo più ordini e la prima cosa da fare sulla mia lista è abbattere quei bastardi.
Se sono bravo in qualcosa, è cercare in posti bui. Ma ho anche delle ombre di mio. Dei fatti terribili continuano a tormentarmi e non sto parlando di un tipo di tormento metaforico. Sto parlando di fantasmi, di maghi… e di quell’entità dagli scintillanti occhi rossi.
Questo dimostra che è vero quello che dicono: si raccoglie ciò che si semina.
La resurrezione è sopravvalutata o cosa?
Cisco Suarez, l’animista negromante che abbiamo conosciuto in Dead Man, ora ha le idee più chiare. Ora sa chi ha contro e perché, ma non per questo la sua situazione è migliorata.
Infatti, oltre dall’organizzazione contro cui lotta, con un rigurgito di onestà a rafforzare il desiderio di vendetta, Cisco è continuamente infastidito da una serie d’insolite presenze ostili che si manifestano nei modi più stravaganti, dalla vasca idromassaggio ai cumuli d’immondizia.
Di solito ci vuole qualcosa in più per costruire circoli di protezione rispetto a ciò che avevo appena fatto, ma io stavo sfruttando la magia rituale residua. Era stata anche un’ottima cosa perché, per la mia limitata esperienza, non mi sembrava che le vasche idromassaggio possedute fossero molto pazienti.
C’era qualcosa di molto sbagliato. I poltergeist non sono spiriti erranti. Che venissero contro di me opportunisticamente era un conto, ma animare centinaia di oggetti significava dover riscrivere i libri di testo. O il Necronomicon, per dirla tutta. E quell’affare continuava a guadagnare terreno.
In più, un evento narrato nel primo volume della serie, al quale il protagonista sembra non dare il giusto peso, rivela un nuovo problema che finalmente ci comincia a mostrare il lato umano di Cisco.
Come in Dead Man gli eventi si susseguono senza respiro, mescolando l’investigazione principale ad altre disavventure dipendenti solo dal passato di Cisco, sempre con gli stessi toni paradossali e ironici che ormai fanno parte del modo di raccontare del protagonista, ma stavolta, come accennavo, con qualcosa in più.
Cisco Suarez comincia a porsi problemi morali, a ricordare il significato di amore e amicizia, a ritrovare un lato umano che era probabilmente ancora addormentato nel romanzo precedente. Mentre ci spiega altri aspetti del suo mondo, si mescolano sempre più spesso considerazioni di autocritica su se stesso, oltre che considerazioni a livello generale sulla negromanzia.
Considerare qualcosa un angelo o un demone è davvero soltanto un modo di appiccicare un senso di moralità a un essere. Se volete farlo, buon per voi, ma io cerco di mantenere una mentalità aperta. Il novantanove percento dell’universo è sconosciuto. Noi viviamo in quel punto percentuale. Sarebbe da presuntuosi mettersi a giudicare il resto.
Questo lato umano, questa riscoperta dei suoi sentimenti, non ultima la gelosia, rende il protagonista più vero e la lettura, a mio parere, più interessante.
Oltre a osservarlo lottare come nel primo libro, cominciamo a soffrire al suo fianco, mentre si rende conto di quello che ha perso, mentre amici e nemici si svelano, a volte con sorprese amare e la sua vita passata non può più tornare.
Fuorilegge, ma con una morale, lotta contro un male molto terreno, che fa uso della magia come strumento, ma che, di fatto, è un male che tutti conosciamo molto bene: l’avidità.
Ancora adrenalinica al massimo, rimane una lettura per chi ama l’azione e di sicuro non adatta a chi cerca sentimento, oltre l’avventura, perché Cisco Suarez non ha tempo per l’amore. O forse pensa di non meritarlo più. Ha un’anima, ma è fondamentalmente solo con la sua magia ma non dimentica mai la sua ironia.
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