Jared Bowman. Diciassette anni, nuotatore di spicco della nazionale statunitense, egocentrico, nessun amico, ma con una vita passata in piscina.
Ian Larson. Trentadue anni, insegnante di Storia Americana disoccupato, vessato da una madre chioccia.
Quando i genitori adottivi di Jared chiedono a Ian di dare ripetizioni al ragazzo, per evitare che venga espulso dalla squadra di nuoto, non hanno idea di cosa il ragazzo sarà disposto a fare pur di liberarsi del “professorino”. La missione per liberarsi dell’insegnante privato a poco a poco si trasforma nella missione per conquistare l’uomo.
Anche a costo di distruggere la carriera di Ian. Anche a costo di farlo arrestare.
Perché nulla conta di più per Jared, di ciò che Jared vuole.
È Jared. È sempre lui. Sono arrivato al punto in cui la soluzione a ogni problema è Jared, la risposta a ogni domanda è Jared.
Okeeeeeeyyyyyy, va bene, ormai mi è divenuto chiaro che a ogni nuovo capitolo di questa serie devo aspettarmi sempre qualcosa di diverso e a volte inaspettato.
In questo caso, l’autrice sembra in parte voler abbandonare i toni più cupi e tragici in favore di una storia più “semplice”, creando personaggi relativamente meno complessi, ma non per questo meno profondi.
Con questo non voglio dire che la storia sia banale, in fondo tocca un argomento spigoloso come può esserlo la relazione tra persone con una spiccata differenza di età, resa ancora più “socialmente inaccettabile” dal fatto che una delle due all’inizio non è neppure maggiorenne.
Forse il problema non era tanto il bacio in sé, ma chi glielo aveva dato: un ragazzo. Un ragazzo di diciassette anni. Un ragazzo di quindici anni più giovane di lui. Un ragazzo a cui stava facendo da insegnante. Per quanto Ian si sforzasse, non riusciva a trovare un punto di vista che facesse sembrare la questione positiva. O meno negativa. O anche solo non illegale! Ian chiuse gli occhi, cercando di scacciare dalla mente l’immagine di Jared. Era così bello, molto più affascinante di quanto un adolescente dovesse essere, ma questo non significava che fosse giusto baciarlo. E non importava neanche che fosse stato Jared a iniziare il tutto: per un minuto, un terribile minuto, Ian aveva contraccambiato quel bacio. Durante quei sessanta secondi di follia, quel bacio gli era piaciuto più di qualsiasi altro avesse ricevuto o dato in tutta la sua vita. E questo è s-b-a-g-l-i-a-t-o.
Come sempre però l’autrice riesce a rompere gli schemi e presentarci l’umanità dietro ai cliché, a farci entrare nel cuore e nella mente dei protagonisti per svelarci i tormenti e i tumulti che si innescano nel momento in cui sentimenti improvvisi e non voluti, ma che non si lasciano mettere a tacere, esplodono con violenza in entrambi.
Da una parte ci fa conoscere Ian, insegnate trentaduenne di storia che accetta di aiutare nello studio il figlio (adottivo) del proprio migliore amico, senza sapere che presto si troverà a fronteggiare un’attrazione potente verso il ragazzo, ma soprattutto che dovrà impegnare ogni briciolo di autocontrollo per resistere alla granitica cocciutaggine di un ragazzo egocentrico e apparentemente convinto di poter ottenere ogni cosa.
«Questo non dovrà succedere mai più,» sussurrò a fior di labbra, rifiutandosi di distogliere lo sguardo. Jared non riuscì a nascondere un lampo di rabbia negli occhi quando rispose con gli stessi sussurri: «Lo dici ogni dannata volta, e ogni dannata volta poi vieni da me.» Mia madre vuole che mi sposi, che metta su famiglia. Io voglio solo scoparmi un adolescente. Cosa c’è che non va, in me?
Dall’altra ci presenta Jared, un diciassettenne concentrato unicamente su se stesso e sulla propria totale dedizione al nuoto. Jared non concepisce la sconfitta, Jared non accetta ordini, Jared esiste solo per Jared.
Testardo, egocentrico, menefreghista, quando si troverà di fronte alla scoperta di sentimenti nuovi non potrà far altro che affrontarli nell’unico modo che conosce: accettarli in toto e cercare di far di tutto per tenere l’uomo che desidera con sé.
«Eppure io sono un bambino viziato.» Erano state le parole di Ian. «Non vuoi darmi ciò che voglio?» E neppure Jared stesso sapeva se si riferiva alle lezioni o al sesso, ma Ian sembrò interpretarlo nel secondo modo, dato che abbassò lo sguardo, tirandosi impercettibilmente indietro. «Jared, io…» «Sono viziato,» lo interruppe Jared, facendo un passo avanti. Sentiva le ondate di rabbia che gli uscivano dal corpo come calore, eppure non poteva negare di essere anche eccitato. «E so cosa voglio. E lo voglio ora, per sempre, con te.»
E mentre seguiamo l’evoluzione del rapporto tra i due, veniamo messi a conoscenza di una parte più profonda di entrambi: da un lato Ian con il suo rapporto conflittuale con una madre ossessiva e possessiva, che ne condiziona la vita con un costante e strisciante senso di colpa; dall’altra Jared con il trauma mai veramente superato della morte dei genitori, che gli ha impedito di costruire un vero rapporto con quelli adottivi e con le altre persone in generale, siano esse professori o compagni di scuola e di nuoto.
Ed è in questo contesto chel’autrice mette in campo un personaggio che abbiamo immensamente amato nel libro a lei dedicato, ovvero Sam, che qui, con la sua consueta leggerezza e innocente malizia riesce a far breccia nello scudo di Jared, diventandone amica e confidente, spingendolo poco per volta a rivalutare il proprio atteggiamento e facendo spudoratamente il tifo per lui.
«Sam, perché Ian non vuole stare con me?» Lei rimase interdetta, presa in contropiede dal cambio di argomento così repentino, ma ci pensò su prima di chiedere: «Il professor Larson sa che sei maggiorenne?» Jared alzò gli occhi al cielo, anche se non era sicuro di averlo fatto per la domanda di Sam o perché non aveva tutti i torti a chiederglielo. «Sì, lo sa.» «È single? Magari ha un fidanzato.» «Se ce l’ha non me ne ha mai parlato. Stessa cosa Ben ed Evie.» Ci pensò su e confermò: «No, sono certo che non ce l’abbia.» «E sei sicuro che lui sia gay? O comunque interessato anche ai maschi.» Jared le lanciò un’occhiata da spaccone. «Fidati: lo è.» Sam si sporse dalla piscina, appoggiando mezzo busto sul bordo. Incrociò le braccia, ci posò sopra la testa come se stesse dormendo e chiese: «Beh, lui cosa dice? Avrà delle motivazioni per non voler stare con te, oltre al fatto che eri minorenne e che sei ancora un suo studente.» Jared sbuffò. «Dice che sono viziato e che penso solo a me stesso, a quello che voglio io.» «Beh, non ha tutti i torti. Con il tuo ego sarebbe un ménage à trois!» ridacchiò lei, colpendolo scherzosamente con una piccola testata sul braccio.
Se devo dirla tutta, questo quarto capitolo mi ha dato un po’ l’impressione di un momento di “pausa” all’interno della serie, perché nonostante si affronti un amore “non canonico”, nonostante ci siano momenti difficili, manca completamente quell’atmosfera tesa e a volte dolorosa (per non dire tragica) che accompagna le precedenti storie.Ma quello che non manca, e che in fondo caratterizza tutta la serie, è il percorso di crescita interiore e presa di coscienza di se stessi dei personaggi.
In questo caso, io ho visto i due protagonisti come le facce di una stessa medaglia, uno concentrato solo su se stesso, l’altro troppo condizionato dal giudizio degli altri, che incontrandosi imparano a venirsi incontro e a cambiare in parte il proprio modo di vivere.
«Sei egocentrico. Viziato. Pensi solo a te stesso. Ma ogni volta che ne ho bisogno arrivi e mi aiuti, anche se con metodi poco ortodossi. O completamente folli.» La mano di Ian che gli toccava le dita si strinse ancora di più, mentre l’altra scivolò sul fianco bagnato di Jared, fermandosi sulla sua vita e tirando più vicino il ragazzo. Non si toccavano, eccetto in quei due punti, ma Jared percepiva il calore di Ian che gli arrivava addosso, e immaginò come sarebbe stato sentire i suoi vestiti premergli sulla pelle nuda. «Ian,» sussurrò, fissandogli le labbra appena schiuse. «Cosa vuoi?» «Io… voglio stare con te.» Abbassò lo sguardo, fuggendo da quello di Jared, e continuò in un mormorio rapido: «Voglio poter dire che sei mio. Voglio che tutti lo sappiano. No: ho bisogno che tutti lo sappiano.» Jared deglutì a vuoto. Era certo che gli avessero tolto tutta l’aria dai polmoni, o che soffrisse di allucinazioni, o magari che il cloro lo avesse avvelenato. Non poteva essere, semplicemente quello non poteva essere reale. «È davvero ciò che vuoi?» chiese, terrorizzato dall’idea che fosse davvero tutto nella sua testa, che quello fosse solo un sogno, che Ian non avesse alcuna intenzione di amarlo, di ammettere che lo amava, di ammetterlo con il mondo intero. Ma Ian alzò la testa. Raddrizzò la schiena, guardando Jared negli occhi, e in quello sguardo il ragazzo non riuscì a scorgere tentennamenti. Non ce n’erano mentre diceva: «Te l’ho detto cosa voglio. Ora credo dipenda tutto da te.» E a quel punto sì che Jared vide qualcosa, oltre alla determinazione: paura. Paura che Jared potesse rifiutarlo, paura che si fosse stufato di aspettare, o peggio ancora che si fosse stufato di amarlo, puntando il proprio cuore in direzione di qualcun altro. Che stronzata! «Certo che voglio stare con te!» sbottò, perfettamente consapevole di quanto poco romantico suonasse.
Rimango in attesa del prossimo capitolo, per vedere come saprà stupirmi ancora questa bravissima autrice.
«A volte sbagliando si fa la cosa giusta. Se lo ricordi, professore.»
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