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Mancano solo quattro giorni alla serata di apertura del Manderley, l’hotel più esclusivo del mondo. Il prestigioso resort sul mare offrirà ai suoi fortunati clienti il massimo in termini di lusso e sicurezza. Tessa è la persona incaricata dell’organizzazione e, nonostante l’arrivo inaspettato e spiazzante di Brian, il suo amico d’infanzia, ogni cosa sembra andare per il meglio. Ma due killer con il volto coperto iniziano a eliminare in maniera sistematica i membri del personale sotto gli occhi impassibili di centinaia di telecamere. Chi li manda? Cosa vogliono? E perché la Security non interviene? Tessa e Brian dovranno usare tutta la loro intelligenza, e il loro coraggio per uscire vivi da quel luogo di sogno che si è trasformato in una trappola.
“Conosce tutto di te, vede ogni tuo gesto. Quello che non sai è se vuole proteggerti o farti del male.”
Questa frase nella quarta di copertina mi ha incuriosito tanto da farmi comprare il libro, mi sembrava… diverso.
E non ne sono rimasta delusa.
La narrazione sin dall’inizio è insolita, quasi straniante. Ci vogliono alcune pagine per capire la particolarità di questo libro in cui i protagonisti non sono solo quelli che ci vengono mostrati.
Questo fa sì che, all’inizio, il testo risulti un po’ ostico, salta da personaggio in personaggio, con la rapidità di una telecamera, ce li fa vedere come su uno schermo, senza approfondirli, senza nemmeno presentarceli tutti come si deve.
Ma soprattutto, mentre è chiaro che nell’hotel sta succedendo qualcosa di terribile, non si capisce in che posizione è il personaggio ‘speciale’. Cosa vuole? Qual è il suo obiettivo?
L’autrice ci inganna con maestria, facendoci credere qualcosa che non è vero senza mai dircelo, mentre gli omicidi si susseguono, mentre la morte e il sangue macchiano i tappeti immacolati di un albergo di lusso nuovo ancora da inaugurare.
Un albergo in cui la sicurezza è messa al di sopra di tutto, in cui ogni corridoio, ascensore, angolo è coperto da telecamere che non si stancano mai di controllare ogni mossa, passo, respiro, sia degli ospiti sia degli assassini.
Ma se la sicurezza è così ineccepibile, come può accadere tutto ciò?
In questo scenario, fatto di immagini veloci che scorrono da un personaggio all’altro, da un piano all’altro, si muovono i personaggi, dalle miserie umane di persone piccole nell’animo, ai sentimenti nascosti per anni che, infine, si rivelano. Per quanto descritti da un osservatore esterno, che non può entrare nelle loro menti, tutte le persone diventano vivide, abbastanza reali da costringere il lettore a soffrire per loro.
Non è giusto attraversare la vita con la stessa fisicità di un orango ma con una mente che mantiene quel corpo in un continuum di pensiero, sentimenti, sforzi. È sleale. Lei è così morbida, un contrasto ideale per un corpo duro e muscoloso, ma non è quello che vuole. Vuole Brian, è evidente da come gli massaggia le braccia dalle spalle ai gomiti, scende fin quasi ai polsi e poi sposta le mani sui glutei e sulla schiena.
È un crescendo, mentre il cerchio si stringe intorno a Tessa, Brian, Jules e Justin, una partita a scacchi che possiamo seguire come su mille schermi in contemporanea (c’è anche un espediente narrativo interessante per rendere questa contemporaneità) mentre gli assassini e le potenziali vittime si muovono in un labirinto di stanze, ascensori e corridoi. E commettono errori, o hanno inaspettati colpi di fortuna e…
Insomma un thriller da leggere senza respiro, con una struttura che, anche per me che ne ho letti tanti, risulta originale. Un thriller duro, ma non privo di riflessioni molto acute, che alla fine ti prende, anche troppo.
E se la morte è, come si può sostenere l’importanza di qualsiasi cosa? Tessa una volta, a letto, in risposta a questa domanda, dopo averla qualificata come uno stupido spreco di parole, ha detto: «Perché se nulla importa, tutto importa».
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