Il commissario Jean-Baptiste Adamsberg è costretto a rientrare prima del tempo dalle vacanze in Islanda per seguire le indagini su un omicidio. Il caso è ben presto risolto, ma la sua attenzione viene subito attirata da quella che sembra una serie di sfortunati incidenti: tre anziani che, nel Sud della Francia, sono stati uccisi da una particolare specie di ragno velenoso, comunemente detto Reclusa. Opinione pubblica, studiosi e polizia sono persuasi che si tratti di semplice fatalità, tanto che la regione è ormai in preda alla nevrosi. Adamsberg, però, non è d’accordo. E, contro tutto e tutti, seguendo il proprio istinto comincia a scandagliare il passato delle vittime.
Finalmente, a distanza di due anni dall’ultima uscita, la Vargas ci regala un’altra indagine dello “Spalatore di nuvole”, il nebbioso, beccheggiante, indolente Commissario Jean Baptiste Adamsberg, e della sua improbabile Squadra Anticrimine del XIII Arrondissement di Parigi.
Costretto a rientrare a Parigi dall’Islanda, luogo del suo ultimo caso, Adamsberg si imbatte in una serie di strani incidenti mortali avvenuti a causa del morso di un piccolo ragno, la Loxosceles reclusa, o Ragno Eremita.
Adamsberg non crede nella casualità degli incidenti, spala qualche nuvola, cammina per la città di pietra e trova tra le vittime inquietanti collegamenti:
-perchè i sobbalzi della deambulazione mettono in moto le microbolle che gironzolano nel cervello. Si muovono, si incrociano, si scontrano.-
Parte così un’indagine debole, fumosa all’inizio, e a causa di questo la squadra si spacca, fino ad arrivare quasi alla rottura definitiva con l’alter ego del Commissario, che si nutre di libri e vino bianco, il Capitano Danglard:
-Non ci posso credere,- disse Danglard, -non ci voglio credere. Torni fra noi, Commissario.
Ma in quali nebbie ha perso la vista, porca miseria?
-Nella nebbia ci vedo benissimo, anzi meglio che altrove.-
E così Adamsberg indaga con un gruppo di fedelissimi e, tra piatti di Garbure e bicchieri di Madiran, capisce, ancora una volta, che il male è una presenza assoluta e costante e che può accadere che le vittime siano colpevoli e i colpevoli siano vittime:
– tutte le punture, i morsi, le ferite erano stati grattati, fino a sanguinare.
Ricordava la voce di Lucio… … che lo spingeva a scavare e scavare ancora, mentre lui voleva fuggire. E Lucio aveva detto soltanto:- Non hai scelta, ragazzo mio.-
Come sempre la Vargas costruisce un intreccio mirabile nel quale si muovono i suoi personaggi tanto anomali quanto terreni e credibilissimi.
Essendo questo il nono libro della serie, conosciamo ormai i tic, le manie, l’essenza di ciascuno di essi, ma continuano a stupirci ed intenerirci nella loro (im)perfezione.
Ciascuno di essi è essenziale, unico, e tutti sono la perfetta cornice nella quale il nostro Adamsberg spala le sue nuvole, rischiara i misteri e le nebbie.
Una scrittura raffinata che trascina nella lettura e conduce per mano nel gioco della scoperta, dell’introspezione, del riavvolgere il tempo.
Compare nel romanzo, come cammeo, Mathias il preistorico, uno dei personaggi della serie degli Evangelisti, in un incontro con l’agente Violette Retancourt, la quercia celtica, l’albero leggendario del Commissario Adamsberg.
Consiglio sempre di leggere i libri in ordine, poichè i personaggi si delineano via via che le storie si dipanano. Ottima, come sempre, la traduzione.
Recensione a cura di:
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