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I vampiri non esistono, facciamocene una ragione.
La realtà è molto meno seducente: esiste un’altra razza di Homo Sapiens.
A Ginevra andrebbe anche bene, se non fosse che quando scopre di far parte di questa specie le prende un colpo. Non sarà solo la sua vita a essere messa sottosopra: anche per Ruaridh Erik Laharrague è un bell’impatto, perché sarà colui che la dovrà assistere nel passaggio. Tutta una faccenda di zanne, incazzature, litigate, minacce per niente velate e sconvolgimenti ormonali.
Non è finita qui, perché tutto ciò permetterà ad altre due persone di incontrarsi e amarsi; come dire, due piccioni con una fava. Due piccioni, genere maschile. Ebbene sì, due uomini.
Volete saperne di più? Non vi resta che leggere!
Confesso che, prima di imbattermi in questo divertente gioiellino, non avevo mai letto nulla di Stella Bright, ma è una mancanza alla quale dovrò rimediare al più presto, perché la sua scrittura agile e scorrevole mi ha conquistato, insieme ai personaggi tratteggiati con cura e alle battute irresistibili.
«Sei un alieno?»
«Sono di questo mondo.»
«Anche la mia caffettiera è di questo mondo, ciò non vuol dire nulla, se le parlo non risponde e non capisce, proprio come te…»
“Il riso fa buon sangue” è stato pubblicato gratuitamente da Triskell Edizioni ma questo dettaglio non deve indurre a pensare che sia in qualche modo immeritevole, tutt’altro, è un perfetto esempio di urban fantasy con una razza di vampiri dalle origini perfettamente spiegate, la nascita di una storia d’amore combattuta e non un lieto fine, bensì addirittura due (ma a questo ci arriveremo). Abbiamo una protagonista dalla lingua tagliente e il carattere determinato alle prese con un maschio cocciuto e scontroso, in lotta contro tutti i propri istinti.
Quei grandi occhi scuri spalancati, ma risoluti, le guance rosse gli provocarono una fitta al cuore. Era piccola, indifesa, sola, terrorizzata… Sboccata come un portuale, eppure si era dimostrata combattiva e pronta ad attaccarlo. Se ne stava lì, inginocchiata sul letto, la maglietta troppo grande che le pendeva da tutte le parti e che le copriva a malapena le cosce la cui pelle chiara risaltava sul copriletto blu notte, aggrappata a quella lampada come se fosse la sua ancora di salvezza. Dalla grinta che aveva dimostrato sino a pochi minuti prima non vi era dubbio che, all’occorrenza, gli avrebbe fracassato quell’oggetto sul cranio, ma l’istinto protettivo verso una femmina della sua specie urlava più forte che mai, imponendogli di prendersi cura di lei a costo della propria incolumità fisica. Qualcos’altro però si agitava nel profondo del suo essere, qualcosa che aveva a che fare con la sua natura di maschio, qualcosa che era collegato a ciò che stava imprigionato dentro il cavallo dei pantaloni.
Ginevra è una forza della natura, una sorta di ciclone di giovinezza e sarcasmo destinato a sconvolgere la monotona esistenza del granitico Ruaridh, mentre lui la assiste durante la sua transizione verso un destino che ignorava.
Se era veramente un vampiro, beh, l’immortalità gli donava parecchio, o forse era la dieta, fatto sta che non era per nulla mortalmente pallido ed emaciato, tutt’altro, era un tronco di pino con i fiocchi. Peccato che avesse un carattere di merda.
Ironia a parte, la storia tra Ginevra e Ruaridh si sviluppa tra attrazione e litigi, mentre i loro due caratteri si scontrano a più riprese, in un crescendo di sensualità. Scritto con asciutta precisione, il romanzo non perde ritmo o manca di coinvolgere né durante le scene più passionali né quando ci porta con uguale trasporto tra le strade di una Milano notturna o tra le distese della Cornovaglia.
«Quando ti ho baciato non è stato né per debolezza, né per dovere,» sibilò mentre al ricordo gli si stavano allungando le zanne.
«Ritira quelle zanne perché ora sono fuori luogo,» lo ammonì picchiettandogli il petto con un dito.
Detto ciò si voltò per andarsene.
«Ginevra, stai giocando con il fuoco!» ringhiò Ruaridh.
«Nel caso chiamerò i pompieri. Tu sei tutto un devo-devo-devo,» lo scimmiottò facendo la voce grossa. «Io no, quindi lasciami in pace, okay? Per tutto il giorno… O la notte, nel nostro caso.»
Da un certo punto in poi, entra in scena quella che si delinea da subito come una potenziale seconda coppia: l’affascinante Bryan, vampiro libertino per le pari opportunità, e Daniele, detto Danny, giovane barista e fedele amico di Ginevra. Protagonisti di una trama nemmeno troppo secondaria, lottano contro l’impossibilità di un amore destinato a scontrarsi con la mortalità. Stella Bright dimostra di trovarsi a proprio agio anche con una coppia composta da uomini, creando bellissimi momenti tra i due senza perdere il ritmo nel portare avanti la vicenda dei veri protagonisti, Ginevra e Ruaridh.
«Cos’hai tu perché io non possa fare a meno di tormentarmi ogni volta che ti vedo?» chiese sfiorando con la punta del naso la curva della mandibola e la pelle sotto l’orecchio.
«Cos’hai tu piuttosto perché io non possa fare a meno di pensare a te?»
Bryan lo afferrò per la nuca artigliandogli i capelli con le dita affinché lui non potesse sottrarsi. Fronte contro fronte, naso contro naso, i fiati mischiati.
Lo voleva mettere in guardia affinché si salvasse.
«Io sono pericoloso, ragazzino, ho avuto centinaia di amanti. Sono un bastardo.»
«Mi piacciono i tuoi pregi.»
Evidentemente il ragazzo amava il pericolo.
Nel finale alcuni passaggi forse sono un po’ affrettati, ma lo si perdona senza problemi a un libro che, ricordiamolo, è stato scelto di regalare a tutti i lettori di un’autrice italiana indubbiamente talentuosa. Da non perdere, ma con una precauzione: non leggetelo durante la notte, perché sveglierete tutti a suon di risate.
Recensione a cura di:
Editing a cura di:
Ma grazie girls!! Cinque stelline, che bello! Sono contenta che vi sia piaciuto e soprattutto che vi siate fatte delle sane risate. D’altronde uno degli scopi dello scrivere è donare benessere. Grazie ancora.
Stella