Dopo essere stato mollato dal suo ragazzo di lunga data perché sovrappeso, Henry Beckett decide di fare dei cambiamenti drastici. Nel vano tentativo di riconquistarlo, Henry fa la cosa più assurdamente spaventosa che gli viene in mente. Si iscrive in palestra.
Reed Henske è un personal trainer che non è sicuro se sarà mai pronto per uscire di nuovo con qualcuno. È stanco di uomini che sono solo interessati all’apparenza esteriore perfetta e ònon lo vedono mai per ciò che è davvero. Mentre tortura Henry con cose come dieta ed esercizi, Henry lo conquista con ricette e risate.
Mentre i confini dell’amicizia iniziano a confondersi, Henry è convinto che sia impossibile che Reed, così simile a Thor, possa mai essere interessato a uno come lui. Reed deve solo convincerlo che la vita non riguarda raggiungere il tuo peso ideale. Si tratta di trovare il tuo contrappeso perfetto.
CONSIGLIATO! Se vi piacciono le storie dolci e con due protagonisti che per diversi motivi hanno voglia di riscatto, questa è il libro per voi.
Lo so che di solito i consigli li metto a fine recensione, non mi sono sbagliata: ho voluto metterlo all’inizio perché voglio che leggiate questo libro (fatemi contenta), perché sono sicura che vi piacerà e che lo amerete come l’ho amato io, e poi potreste non finire di leggere i miei vaneggiamenti fino in fondo e vi sareste persi il mio “consiglio”
Vi sareste persi una storia deliziosa, davvero deliziosa, con due protagonisti che mi sono entrati nel cuore da tanto li ho amati. Due protagonisti che sono l’uno il perfetto complemento dell’altro, e non parlo a livello fisico, parlo a livello emotivo.
Il detto “Non sai ciò che hai finché non lo perdi” per me era il contrario. Stavo comprendendo soltanto in quel momento cosa mi ero perso, ora che lui se ne era andato.
Henry, dopo essere stato mollato dal fidanzato, si ritrova a doversi reinventare, a riprendere il controllo della sua vita, a trovare un nuovo equilibrio. Ma soprattutto a recuperare la forma fisica perduta, motivo per il quale crede di essere stato lasciato, così la sua strada si incrocia con Reed, un personal trainer. Henry l’ho amato sin da subito: non si può non amarlo e non amare le sua battute, la sua ironia, anche nei propri confronti, è molto simile al Paul di “Dimmi che è vero” di Klune. Ma lavorare su se stesso porterà Henry anche a capire gli errori del passato e a come sia arrivato a questo punto, come sia cambiato lui e quindi la sua percezione del mondo. Piano piano, goccia dopo goccia di sudore, Henry imparerà che non è l’aspetto fisico che determina un uomo, non sempre avere un aspetto fisico perfetto rende felici o ti rende più facile rapportarti agli altri, Reed ne è un esempio perfetto.
«Okay, la verità? La odio. Odio che alle persone vengano date delle etichette. Credimi, ne ho avute a sufficienza per bastarmi per una vita intera: gay, finocchio, grasso, vecchio. Vorrei che i media la smettessero di promuovere delle immagini corporee irrealistiche che portano i ragazzi a patire la fame, in modo che un’azienda possa vendere un paio di pantaloncini del cazzo. Vorrei che le persone più in carne non fossero ridicolizzate e svergognate e ignorate. Vorrei che le persone non fossero giudicate per il loro aspetto…»
Reed, così simile a Thor, bello, bellissimo esteriormente, talmente bello che molti si fermano all’esteriorità e pochi approfondiscono la sua conoscenza sino a scoprire che il suo cuore è altrettanto bello, se non di più. Reed che vede la bellezza di Henry quando lui stesso non la vede, che cerca di spronarlo a migliorarsi, a riprendere la fiducia in se stesso. Reed che, nonostante la sua grande bellezza, si sente inferiore a Henry, non alla sua altezza.
La Walker ci mostra due facce della stessa medaglia, ovvero due lati della bellezza, di come viene percepita. Ci mostra la stessa mancanza di fiducia in se stessi in due individui molto diversi fisicamente: Henry non si ritiene all’altezza di Reed per il suo aspetto non bellissimo e “grasso”, Reed d’altro canto si sente inferiore a Henry dal punto di vista intellettivo e per via del lavoro.
Ho trovato questo libro davvero bello: una storia a momenti dolceamara, uno spaccato sin troppo realistico della società attuale, dove la bellezza viene incasellata e chi non rientra in quei canoni viene sminuito. La vera bellezza è nella diversità, è quest’ultima che crea varietà, che porta colore al mondo. Diverso non vuol dire peggiore, non vuol dire male, vuol dire un altro modo di essere, un altro modo di arricchire la società.
Pensiamo a ognuno di noi e al nostro essere come a un filo, un filo colorato, e alla nostra vita come a un arazzo: quando due persone si incontrano, due fili si incrociano, e così via ogni incontro è un incrocio di fili. Se tutti i fili sono uguali otteniamo un arazzo di un solo colore, magari bello ma monotono, invece pensate a quando i fili sono di diverso colore, di diversa gradazione: ecco, in questo caso otterremmo un arazzo multicolore, un’esplosione di vita, un qualcosa di stimolante. Qualcosa in grado di arricchire il tessuto della società, e la nostra anima.
Scusate, forse sono andata un po’ fuori dal seminato, ma questo libro mi ha davvero colpito e mi ha portato a fare diverse riflessioni, ecco perché vi consiglio di leggerlo. Non vi preoccupate, non è pesante, anzi, la Walker scrive benissimo e si arriva all’ultima pagina senza nemmeno essersene accorti, e lo si fa con un sorriso sulle labbra.
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