Lo stregone Percival Endicott Whyborne e suo marito Griffin Flaherty godono di un periodo di pace e tranquillità senza precedenti. Sfortunatamente, la calma è stravolta dall’arrivo di un pacco da parte di Jack, il fratello di Griffin, che ha dissotterrato uno strano oggetto mentre scavava in cerca d’oro in Alaska. La scoperta di una civiltà sino ad allora sconosciuta potrebbe ravvivare la carriera della loro comune amica, la dottoressa Christine Putnam… o potrebbe ucciderli tutti, se gli indizi di magia nera che riguardano l’artefatto si riveleranno veri.
Insieme a Christine e al suo fidanzato Iskander, Whyborne e Griffin viaggeranno verso i più lontani anfratti dell’Artico per impedire a un’antica minaccia di reclamare la vita del fratello di Griffin. Ma nel duro campo di minatori di Hoarfrost, i segreti corrono rapidi come una tempesta di neve e Whyborne non è l’unico stregone attratto dalle voci di presenze magiche. Nella natura selvaggia fatta di ghiaccio e pietra, Griffin deve affrontare la sua più grande paura… o perdere tutti coloro che ama.
«Widdershins conosce chi gli appartiene.»
Abbiamo lasciato i protagonisti dopo una rivelazione importante per Whyborne, spiegata alla fine del libro precedente ma le cui avvisaglie erano già presenti (Perché Whyborne profuma di oceano?).
Ora hanno un nuovo modo di vedere le cose, una nuova accettazione, ma il loro percorso non è ancora concluso.
Il fascino di questa serie è che non perde mai smalto nel procedere della storia e che, a fronte delle premesse rassicuranti di uno schema simile libro dopo libro, in ogni romanzo riesce sempre a metterci qualcosa di nuovo e non annoiare mai, non diventando mai uguale a se stessa, pur mantenendo un marchio di riconoscibilità.
Anche stavolta, la relativa quiete della vita a Widdershins viene interrotta dalla notizia di un ritrovamento importante e misterioso, in Alaska, e anche stavolta mille motivi e la famiglia spingeranno Ival e Griffin, ma anche Christine e Iskander,ad avventurarsi nell’Artico per scoprire di cosa si tratta. E come sempre gli ostacoli che dovranno affrontare non saranno solo quelli previsti.
I raggi della lanterna oscillavano per via delle nostre mani tremanti. Non potevamo tornare indietro, non ancora. Dovevamo toccare con mano i nostri sogni più selvaggi, che si stavano dimostrando reali.
E se Whyborne è già cresciuto tantissimo nei libri precedenti, sia nella sua accettazione dell’essere uno stregone, sia nella relazione con Griffin, quello che adesso deve avanzare nel suo percorso è Griffin.
Il Griffin che conosciamo, pur coraggioso, è segnato dagli avvenimenti del suo passato, sia familiari che non, e anche se è in grado di non farsi sopraffare dai suoi timori, non li ha superati, lo rendono ancora insicuro.
Con la relazione con Whyborne ormai solida e, per quanto possibile, formalizzata, Griffin deve affrontare le sue paure da solo e varcare una soglia che non immaginava lontanamente.
Hoarfrost infatti, più che su Whyborne lo stregone, è concentrato su Griffin, è il suo punto di vista quello predominante, a dimostrarci che non è secondo a nessuno, non è la spalla ma un degno compagno. La coppia è un insieme perfetto in cui ognuno dei due è indispensabile.
«Forse mi odierà per quello che faccio. Forse capirà. Non lo so e non importa. Io ti amo, Ival. Più di qualsiasi cosa presente in questo mondo. Più di qualsiasi cosa presente in tutti i mondi. E non ti lascerò qui a morire. Al diavolo quanto mi costerà.»
E per capire questo il lettore deve soffrire e temere il peggio, in un romanzo che, pur lasciando meno spazio all’erotismo a favore dell’azione e del mistero, non mette mai in secondo piano l’amore. L’amore come forza che sostiene i protagonisti e i coprotagonisti, come motore che muove le cose. Se nei precedenti romanzi c’era dubbio, qui il loro amore è una colonna, è solido e non viene mai messo in dubbio. Le difficoltà da affrontare sono altre.
Avevamo passato troppo tempo lontani per ambire a qualcosa di lento. Ci strofinammo l’uno contro l’altro, baciandoci e accarezzandoci, ubriacandoci delle nostre sensazioni, del nostro sapore e del nostro odore. Mi passò le dita tra i capelli, tirando con gentilezza, e mi baciò con forza. Aprii le labbra e lasciai che mi scopasse la bocca con la lingua, mentre faceva ondeggiare i fianchi, spingendo il sesso contro la mia pancia. Era calore e passione, era pelle segnata dalla magia, era il mio amante, mio marito e l’unico mondo che esisteva in quell’istante eravamo noi due in quel letto. Tutte le mie preoccupazioni e l’angoscia che Jack potesse sapere di noi, che l’umbra potesse essere qualcosa di troppo forte da affrontare, sparirono. C’erano solo quel momento e noi.
Pagina dopo pagina, il lettore capisce che questa serie ha ancora molto da raccontarci, molte cose da scoprire e da capire, e vale la pena di andare avanti perché, come ho già detto e ripeto, tornare a Widdershins è una coccola, si viene avvolti in atmosfere descritte meravigliosamente con avventura, amore e ironia sapientemente dosati, in modo da tenere sempre alta l’attenzione del lettore.
Recensione a cura di:
Editing:
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