Se esistesse un numero d’emergenza per l’età adulta, Matt Kincais l’avrebbe composto mesi fa. Crescere da solo il fratello minore si è già rivelata una battaglia, ma la situazione precipita quando all’equazione si aggiunge uno sgradevole rito d’iniziazione per entrare in una gang che fa guadagnare all’adolescente la prigione. Di nuovo. Con la differenza che stavolta l’accusa riguarda un crimine d’odio ai danni di un locale di combattimenti, dove riscattare i propri debiti non è cosa da prendere alla leggera. E quando il club offre a Matt la possibilità di giocarsi tutto in cambio della libertà in un incontro a rischio contro un uomo tanto bello quanto ostico, lui la coglie al volo. Se Matt vince, tutto gli sarà condonato. Altrimenti? Be’, farebbe bene a trasferirsi, perché “Il Giustiziere” lo terrà in pugno… per molto, molto tempo.
Non c’è nulla che Lawson “Il Giustiziere” Gaumond non farebbe per proteggere il club che lui e i suoi ex amanti hanno tirato su. Il Rifugio dei Lottatori di Anniston Falls non è un posto facile in cui vivere, ma è la sua casa e una specie di santuario in cui prospera la cultura BDSM gay. Occuparsi di quella testa calda, il cui fratello ha vandalizzato i suoi locali, non è in cima alla lista delle sue priorità, ma c’è qualcosa di quel Matt che chiede a gran voce l’intervento del pugno di ferro. Del resto, Lawson non si è mai tirato indietro davanti a una battaglia, e di certo non inizierà a farlo ora che non c’è alcun rischio che perda.
Tuttavia, quando la violenza tra bande esplode, spargendo sangue per tutto il Rifugio, Lawson e Matt devono confrontarsi con i loro passati per trovare una via d’uscita. In teoria, proiettili e coltelli dovrebbero risultare più difficili da schivare rispetto al rozzo sentimento che li unisce. Eppure, salire sul ring armati di nient’altro che la verità sarà la loro sfida più grande.
Primo volume di una lunghissima serie, The Asylum Fight Club, ci porta a conoscere i fondatori di questa struttura dove ci si ritrova, ci si allena, si combatte e si portano a galla i propri bisogni nel dungeon.
Devo dire che avevo delle aspettative alte, gli argomenti trattati ponevano le basi per un romanzo completo e intenso, ma il risultato non mi ha soddisfatto completamente.
Le autrici sono riuscite a ben caratterizzare i protagonisti. Matt è un giovane che rifugge la propria omosessualità e si trova a doversi prendere cura di un fratello adolescente e ribelle, che si è unito a una banda di motociclisti omofobi. Il loro bersaglio è l’Asylum, un ritrovo per uomini gay che combattono e si allenano, un ritrovo nato per proteggere e dare rifugio che si è trasformato anche in un dungeon BDSM.
Matt per salvare il fratello dalla prigione si ritrova a lavorare per pagare i danni fatti all’edificio, proprio per gli uomini dell’Asylum.
I fondatori sono tre: Noah, Curtis e Lawson.
Noah è il fulcro dell’Asylum, Curtis e Lawson sono stati i suoi amanti, sua è stata l’idea del creare il rifugio, suo lo spirito che ancora lo anima. Noah è in prigione, ha ucciso un uomo per salvare un adolescente da uno stupro di gruppo. Dovranno passare ancora degli anni perché possa tornare libero. Nel frattempo Curtis e Lawson si occupano del rifugio, lo tengono vivo. La storia vedrà Matt e Lawson intrecciare le loro vite, far nascere sentimenti e portarli a combattere per chi amano.
Ci sono personaggi secondari che vediamo comparire nella storia e diventeranno protagonisti dei libri successivi. Come ho detto, i personaggi sono davvero ben caratterizzati e gli argomenti sono importanti: povertà, omofobia, violenza e giovani che cercano la loro strada. La lettura è fluida, eppure qualcosa mi ha lasciato perplessa: in certi momenti, lo scopo dell’Asylum non mi è parso così “umano” e la parte BDSM è troppo superficiale, i ruoli di Dom e sub paiono scontati.
Un ultimo appunto su Noah: è un personaggio interessante, ma avremo modo di conoscerlo davvero solo tra troppi volumi.
Leggerò la serie perché il suo potenziale è notevole e spero che venga fuori in tutta la sua possibilità.
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