Credete nell’amore a prima vista? Corey/Kori Ellis non ci crede. Tutti i suoi amici si sono ormai felicemente accasati, ma lǝi ha altro a cui pensare. L’amore può attendere, quello che conta al momento è riuscire a sopravvivere allo stage che anticipa la sua laurea. Ma allora perché non riesce a togliersi il suo ex-professore Jeremy Olsen dalla testa? E se la sua non fosse solo ammirazione nei confronti di una mente brillante e appassionata?
Qualunque sia il motivo di quella specie di infatuazione, tuttavia, non c’è niente che Corey/Kori possa fare se non rassegnarsi. Peccato che lo stage di cui sopra lǝ vedrà lavorare alla Phoenix House, un centro giovanile LGBTQI che ha da poco assunto un nuovo direttore; e siccome la vita a volte si diverte a farci lo sgambetto, il caso vuole che detto nuovo direttore altri non sia che un ben noto ex-professore.
Dispostǝ a fare di tutto pur di riuscire a mantenere i rapporti tra loro su un piano strettamente professionale, Corey/Kori commette un errore madornale: chiede aiuto agli amici Sanford Stewart e Paul Auster, che però tendono, come al solito, a fare un po’ di testa loro.
Ambientato durante l’estate del 2016, Dimmi per chз combattiamo è una celebrazione della vita queer e di chi decide di restare fedele a se stessǝ. A qualunque costo.
E quindi ci siamo… non credo di dover aggiungere altro ma, per chi non lo sapesse,questo è l’ultimo capitolo della storia più divertente, irriverente, commovente, romantica che sia stata scritta da parecchio tempo a oggi. Con “Dimmi perch3 combattiamo” si concludono le vicende della famiglia Auster iniziate con la storia di Paul e Vince, proseguite con quella di Sandy/Helena e Darren, per terminare con quella di Corey/Kori e Jeremy. Prima di dedicarmi a quest’ultima,però, voglio spendere qualche parola in generale. Come di certo si noterà, ho posto l’accento sulla famiglia Auster, che, oltre ai singoli personaggi, è l’altra grande protagonista.
La famiglia Auster, nell’accezione classica del termine, è formata da papà Larry, mamma Matty, nonna Nana e Paul, ma questa non è una famiglia come le altre perché, quando decide di “catturare” qualcuno, lo ingloba e non lo fa più allontanare.Ed è così che il compagno di Paul, gli amici e gli amici degli amici si trovano legati da vincoli dettati solo e unicamente dall’amore, a dimostrazione che non è vero che la famiglia è solo quella in cui scorre lo stesso sangue, ma è molto di più. La famiglia Auster è amore, accettazione, accoglienza, sentimenti che in molte sono sconosciuti.
Ma veniamo alla storia in questione. Protagonista è Corey/Kori,dalla personalità molto complessa e una vita dura alle spalle: abbandonatә dai genitori, viene sballottatә da una famiglia all’altra in quanto nessuna riesce a gestire suo essere bigender. Prendere coscienza di questo aspetto di sé non è stato facile e mi è particolarmente piaciuto come l’autore sia riuscito a descrivere il momento:
Quando avevo tredici anni, un altro dei ragazzi in affido era entrato nella mia stanza mentre io ero fuori e aveva fatto a pezzi gran parte di ciò che possedevo. Io mi ero infuriato perché avevo davvero poche cose all’epoca e le avevo perse tutte. A quei tempi, però, ero troppo impegnato a cercare di capire me stesso per prestare attenzione anche a lui e alla rabbia che si portava dentro. Rompeva le cose perché non sapeva in che altro modo reagire. Ora che ero adulto lo capivo, ma allora non avrei saputo aiutarlo.La settimana dopo era andato via e non avevo mai saputo cosa gli fosse successo.Quando ero tornato in camera, tuttavia, avevo scoperto che aveva lanciato un grosso libro contro lo specchio appeso dietro la porta spaccandolo a metà. In quel modo anche il mio riflesso appariva crepato. Solo un po’ sul naso, eppure mi ci riconoscevo più di quanto non avessi fatto prima.Crepa, però, era una parola fuorviante. Significava rottura, mentre io ero integro. C’erano due parti differenti di me, ed ero rimasto a lungo a fissarmi. Non si era verificata nessuna epifania, né avevo detto niente mentre osservavo il mio riflesso e pensavo: sì, sì, ha un senso.
Essere bigender non è facile, anche solo scegliere quale abito indossare può rivelarsi una questione spinosa:
Appoggiò il completo accanto all’abito. Io mi avvicinai. «Non so quale scegliere,» ammisi.Mi mise una mano sulla spalla. «Motivo per cui non devi decidere subito.» Esitò un attimo, poi aggiunse: «Ti prego, dimmi di tacere se ti sembra che esageri, ma… Lo sai che qualunque abito tu scelga andrà bene, vero? Uno non è migliore dell’altro. Sei tu a fare la differenza e sarai bello comunque. Il genere è… credo che sia un flusso continuo. Ovviamente, la maggior parte delle persone non lo ammetterà mai, ma cosa dovrebbe importargliene a loro se per andare a lavorare indosso un abito da donna? Ovviamente non sto mettendo sullo stesso piano quello che faccio io e ciò che tu sei, ma vorrei farti sapere che capisco. O, quantomeno, ci provo.»Capivo cosa stava cercando di dire. C’erano ancora giorni in cui Kori mi sembrava uno scudo, qualcuno in cui rifugiarmi quando la vita si faceva pesante. Non era sempre quello il caso, ma ogni tanto sì. Esiste una cosa chiamata incongruenza di genere alterna, nella quale i passaggi da un genere all’altro sono involontari o indesiderati. Non sapevo se tale definizione si adattasse anche a me, ma a volte mi capitava di svegliarmi chiedendomi perché fossi in quel corpo, mentre il giorno successivo mi domandavo la ragione di quel dubbio.
Comunque non c’è da preoccuparsi, il libro non tratta solo argomenti così seri, le parti divertenti e pazze che caratterizzano la serie sono presenti anche qui, sebbene in misura ridotta rispetto agli altri volumi e, ovviamente, c’è la storia d’amore, perché anche Corey/Kori ha diritto al suo lieto fine.
Aggiungo una postilla per l’autore e dal momento che non parlo e tanto-meno scrivo in lingua inglese chiedo a chiunque ne abbia voglia di tradurla per lui:a parte fargli sapere che lo amo incondizionatamente, vorrei pregarlo di scrivere anche solo un piccolo racconto in cui ci descriva l’incontro tra i protagonisti della serie “Bear, Otter e Kid” e quelli di questa “A prima vista” dal momento che Corey/Kori è il trait d’union tra le due, sono convinta che sarebbe il giusto coronamento con una massiccia dose di pazzia e divertimento. Invito quindi a non lasciarsi sfuggire non solo questo libro ma, per chi non l’avesse fatto, a recuperare tutti gli altri.Concludo con le parole che Charlie, gay ottantenne, rivolge a un gruppo di adolescenti, che siano tesoro per tutti.
Magari adesso non ve ne rendete conto perché siete ancora molto giovani, e non farò finta di sapere com’è la vostra vita, o cosa succede quando uscite da qui; ma se c’è una cosa che vi chiedo di ricordare è questa: siete importanti. Siete speciali. Non importa che vi identifichiate come un uomo, una donna o qualcosa nel mezzo. Non importa che siate gay, bisessuali, queer o asessuali. Siete esattamente come dovete essere. E nessuno può togliervi ciò che siete. Vi aspetteranno giorni difficili, non voglio mentirvi, ma se anche le cose non vanno come avremmo voluto, non possiamo arrenderci. Perché insieme siamo più forti di quanto lo saremmo da soli. È per questo che lottiamo. Per far sentire la nostra voce e perché tutti abbiamo il diritto di contare e di essere noi stessi. Non sanno contro chi si stanno scagliando. Vogliono la guerra? E guerra avranno. Perché saremo coraggiosi e fantastici e piomberemo loro addosso senza che se ne rendano conto.
Recensione:
Editing:
Qui le recensioni dei romanzi precedenti della serie e l’autore su Feel.
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