Credete nell’amore a prima vista?
Paul Auster no. Anzi, Paul non crede quasi in niente. Ha trent’anni, è leggermente sovrappeso, e le sue caratteristiche migliori sono l’umorismo caustico e il modo colorito e vivace di commentare quel poco che gli succede. I suoi migliori amici sono Rotelle, un cane con due zampe, e Helena Handbasket, una drag queen sull’orlo del bipolarismo. Paul trascorre le giornate in un cubicolo a svolgere un lavoro senza prospettive, e si ripromette di continuo che se il pappagallo omofobo di sua nonna lo insulterà un’altra volta, gli tirerà il collo.
Poi arriva Vince Taylor.
Vince è il suo esatto contrario: sexy, sicuro di sé, e più ottuso di una gallina. E quando, per qualche ragione sconosciuta, questa specie di dio comincia a fargli insistentemente il filo, Paul si convince di essere il bersaglio di uno scherzo, perché non è possibile che uno come Vince possa essere interessato a un perdente come lui.
Ma dopo averlo investito con la propria auto – involontariamente e con il terrore di aver commesso un omicidio – Paul è costretto a guardare Vince con occhi diversi, e scopre che l’unico ostacolo tra loro è rappresentato solo da se stesso. Un ostacolo che sembra incapace di superare, almeno finché Vince non è costretto ad affrontare un doloroso evento famigliare, e Paul deve decidersi ad accantonare i propri dubbi e stare accanto all’uomo che lo trova perfetto così com’è.
Premessa importante prima di parlarvi di ‘Dimmi che è vero’. È il primo m/m che ho letto, trovato per caso e comprato attratta dalla trama. Si è aperto un mondo che non ho più lasciato.
Questo è un libro che parla di diversità. Possono due persone opposte, per storia, intelligenza, aspetto fisico e retaggio culturale innamorarsi alla follia? La risposta è ovviamente sì. Ma andiamo con ordine.
Se siete tra quelli che credono nel colpo di fulmine, nella magica alchimia che unisce due persone a prima vista, non siete Paul Auster, l’Io narrante del libro. Paul ha trenta anni, è intelligente ma non si piace molto, anzi la sua autostima bazzica in una zona compresa tra la suola delle scarpe e ciò che spesso esse calpestano. È leggermente sovrappeso, anche se ci tiene a specificare non obeso, leggermente effemminato, anche se potrebbe fare il macho quando vuole, con capelli neri tagliati corti, altrimenti riccioli tipo barboncino rovinerebbero il suo look. Ci tiene a specificare che ha gli occhi azzurri, non quell’azzurro cielo che incanta, bensì quell’azzurro comune e dozzinale presente in migliaia di maschi caucasici, quindi banale. È alto 1,75, ma millanta il metro e ottanta se interrogato in proposito, ha il viso tondo come un fottuto e paffuto cherubino, un incarnato chiaro e, per sua stessa ammissione, i capezzoli sensibili. La sua famiglia è a dir poco improbabile. I genitori lo hanno accettato subito, anzi lo incoraggiano a sperimentare la sua omosessualità, a modo loro ovvio, e attualmente sono convinti che lui sia un ‘pony’ e che gli piaccia il sesso estremo. La nonna materna, che Paul adora, è un mito, perfetto mix di amore e cattiveria al vetriolo verso tutto e tutti. Possiede Johnny Depp un pappagallo omofobo che odia il nipote e non perde occasione per insultarlo. I grandi amori della vita di Paul sono il suo cane Rotelle, bastardino senza le zampe posteriori e con una certa propensione a omaggiare il tappetto con solidi e liquidi, e il suo migliore amico Sandy, che di notte si trasforma in Helena, sensuale e ferocissima drag queen. Ma, soprattutto, Paul non crede che qualcuno lo possa amare per quello che è.
“Perché hai un occhio nero?” mi chiese papà sospettoso, mentre mi girava il viso per guardarmi meglio. Me ne ero completamente dimenticato.
“Caro” bisbigliò a voce alta la mamma. “Non è ovvio? Vince è il Padrone e Paul lo schiavo. Guarda come lo stringe, come se fosse di sua proprietà. Probabilmente hanno fatto qualche giochino estremo nella sala dei giochi di Vince. Forse gli ha chiesto di far finta di essere un pony, tipo quelli che abbiamo visto in quel servizio in TV. Ricordi? C’era quel tizio che aveva messo il morso nella bocca dell’altro e gli aveva fatto indossare una sella. Abbiamo promesso di sostenere Paul qualunque cosa decidesse di essere, e se ora decide che la sua strada è quella, noi lo sosterremo comunque.”
Papà annuì come se il discorso della mamma avesse un senso.
“Sei un pony, figliolo?” mi chiese.
Io mi imposi di non urlare. “No, papà, non sono un pony.”
“Non mi piacciono tanto i cavalli” intervenne Vince, ovviamente senza aver capito una parola. “Mi fanno paura. Soprattutto i versi.”
Vince Taylor è l’opposto. Bello, sexy, capelli castani, occhi color cioccolato, labbra carnose, denti perfetti, fossette. In parte inconsapevole del fascino che esercita, non è particolarmente sveglio e spesso questo fa sì che gli uomini si approfittino di lui trattandolo come un bell’oggetto utile solo per il sesso. Proviene da una famiglia repubblicana e da tempo ha rotto i rapporti con loro. Vince è tenero, dolce, e molto sensibile, capace davvero di andare oltre le apparenze. E, soprattutto, Vince è attratto da Paul, anzi adora Paul, idolatra Paul.
“Perché non si rende conto del suo valore? Non riesce a vedere che vale più lui di tutti noi messi assieme?” Mi sentii bruciare gli occhi e avrei voluto allontanarmi, ma non ci riuscivo. I miei piedi erano incollati al pavimento. Non potevo essere io la persona di cui parlava. Non intendeva me. Doveva avermi confuso con qualcun altro. C’era qualcosa che non andava. Non ero io.
“Non credo che lo sappia,” confermò piano mamma, “perché, escludendo noi, nessuno glielo ha mai detto.”
“Io lo farò. Te lo prometto. Lo farò ogni giorno.”
“Vince?”
“Sì?”
“Gli vuoi bene, vero?” Nessuna esitazione. “Con tutto il cuore.”
Complice un incidente i due iniziano una improbabile relazione. Riuscirà Vince e convincere Paul che è tutto vero? Leggete e lo scoprirete.
I suoi occhi scuri cercarono i miei. Attesi.
“Sei intelligente,” sussurrò alla fine.
Arrossii. “Nah. È solo una cosa che mi ha insegnato mio padre. È una bella storia, per questo me la ricordo. Tutto qui.” Non distolsi lo sguardo. Non ci riuscivo. Allungò un braccio e mi sfiorò una guancia.
“Non è solo quello.” Ci guardammo in silenzio finché non trovai il coraggio di chiedergli quello che mi tormentava da ormai qualche ora.
“Vince?”
“Sì?”
“È vero?”
“Cosa?”
“Lo sai.” Deglutii. “Te e me.” Nessuna esitazione. “È vero.”
Ora dovreste farmi due domande. Prima: Perché ti è piaciuto questo libro? Seconda: Perché dovremmo leggere questo libro?
Grazie, pensavo non lo avreste mai chiesto. Prima risposta: è follemente dissacrante e ironico, e poi non si può perdere il fantasma con il ciclo. Seconda risposta: perché è il libro più assurdamente romantico che avrete mai la possibilità di leggere. E se non vi ho ancora convinto vi auguro di essere Freddie Prinze Juniorizzati.
“Mi stai Freddie Prinze Juniorizzando vero?” lo accusai, la voce leggermente tesa.
“Non so neanche che vuol dire” mi rassicurò lui, per niente preoccupato.
Gli rivolsi uno sguardo severo. Come potevano non saperlo? Poi ricordai che non tutti sono a conoscenza delle cose che mi passano per la testa, quindi dovevo concedergli il beneficio del dubbio. “Freddi Prinze Junior? L’attore? Forse il migliore della sua generazione? È in quel film, Kiss me?”
Si strinse nelle spalle. “Mai visto.”
“In ogni caso, nel film lui è il classico atleta ammirato da tutti che scommette con i suoi amici atleti ammirati da tutti di riuscire a trasformare la ragazza più insignificante della scuola nella reginetta del ballo. All’inizio le chiedi di uscire solo perché è uno stronzo, ma poi la ragazza rivoluziona tutta la propria vita per lui e alla fine vanno al ballo insieme. Solo che lei scopre che si trattava solo di una scommessa e lui capisce troppo tardi di amarla. Ma lei lo lascia perché non avrebbe dovuto fare quella stupida scommessa!”
“Ma tu non hai trent’anni?” mi domandò, confuso.
Era logico che affrontasse l’argomento. “Si che ho trent’anni” risposi con un ghigno.§
“Allora perché vuoi andare al ballo del diploma?”
“Quale diploma?” gli domandai io, agitando le mani esasperato. Di che diavolo stava parlando? Aveva completamente frainteso.
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