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È la primavera del 1995 e Nate Cartwright ha perso tutto: i suoi genitori sono morti, suo fratello non vuole più avere niente a che fare con lui e, ciliegina sulla torta, è stato licenziato dal suo lavoro di giornalista a Washington DC.
Senza più prospettive, decide di trasferirsi nella baita vicino a Roseland, il paesino di montagna dove la sua famiglia era solita trascorrere l’estate quando era piccolo, per provare a dare una nuova direzione alla sua vita.
La piccola costruzione tra i boschi dovrebbe essere vuota.
Così non è.
Dentro ci sono un uomo di nome Alex e un’incredibile ragazzina che si fa chiamare Artemis Darth Vader e che non è esattamente ciò che appare.
Presto diventa chiaro che Nate deve compiere una scelta: annegare nei ricordi del passato o combattere per un futuro che non avrebbe mai creduto possibile.
Perché quella ragazzina è speciale e su di loro stanno calando forze il cui unico scopo è controllarla.
«Nessuno merita di stare dentro una gabbia. Nessuno.»
“Le ossa sotto la pelle” è un libro difficile da classificare. È sicuramente fantascienza, ma non esattamente come siamo soliti immaginarcela. In un’ambientazione anni ’90, uscita forse più dai primi X-Files che da un set di fantascienza più tecnologico, TJ Klune ci presenta una storia che parla di destino, di solitudine, di amore e amicizia. Anche la trama ha dei tocchi ‘vintage’ che rendono tutto fuori dal tempo, quasi magico.
Nate è un giornalista, o meglio lo era. Ha perso i genitori in circostanze drammatiche, il lavoro e combatte contro i pregiudizi sulla sua omosessualità. Deciso a ritrovare se stesso nella solitudine del cottage ereditato dai genitori, si imbatte in Alex e Artemis, che hanno occupato la sua abitazione, in fuga da chissà chi.
Dentro casa c’era un uomo con una pistola enorme che proteggeva la più strana bambina che Nate avesse mai visto, mentre ai suoi piedi un altro uomo era chinato dentro a un buco per terra e blaterava di politica e religione.
Sarebbe dovuto restare a Washington DC. Lì almeno c’era un tipo di pazzia che conosceva.
E nonostante le perplessità e le mille domande irrisolte sul legame tra Alex e Artemis, tra un ex marine e una ragazzina di circa dieci anni, Nate si trova immediatamente coinvolto dai due intrusi in un legame che diventa ben presto una famiglia.
Artemis, la bambina che forse non è solo una bambina, ma che dell’infanzia ha la spontaneità e la gioia di vivere, riesce a unire intorno a sé i due uomini e a fare da catalizzatore per il sentimento tra di loro.
Ma anche se la storia d’amore in questo romanzo è presente, non è assolutamente il fulcro della narrazione. Il fulcro rimane il percorso dei due uomini: dalla solitudine, dovuta al dolore; all’accettazione di un nuovo scopo; alla scoperta dell’amore in senso ampio, non solo quello che nasce dall’attrazione sessuale ma quello che lega in profondità anime affini, che farebbero qualsiasi cosa una per l’altra.
È quasi impossibile da capire. Nessuno di noi potrebbe mai riuscirci. Almeno finché non senti il cuore batterti nel petto. Finché non senti le ossa sotto la pelle. Non ci assomigliamo. Quasi per niente. Siamo separati dal tempo e dallo spazio. Eppure, in qualche modo, siamo tutti composti della stessa materia, polvere e stelle.
Ed è questo l’incanto del libro: mentre cerchiamo di capire cosa sia Artemis, chi la voglia e quale sia il suo scopo, mentre i protagonisti viaggiano alla ricerca di un posto sicuro, veniamo avvolti dai sentimenti che i tre personaggi provano, mentre sembrano sempre più una famiglia e pian piano le ferite smettono di sanguinare quando qualcosa tra Nate e Alex si sveglia.
L’autore non si smentisce nella sua capacità di unire delicatezza a ironia, di esprimere sentimenti profondi senza diventare sdolcinato e di raccontare la passione senza volgarità.
Alex aprì la portiera e scese. Si fermò un attimo e allungò le braccia sopra la testa per stirarsi. Nate non guardò il sottile lembo di pelle nuda che fece capolino da sotto la camicia quando questa si sollevò sopra i jeans. No, no. Proprio per niente.
I personaggi sono caratterizzati benissimo, in primis Artemis bambina non bambina, con le sue citazioni dai romanzi western, l’esagerata passione per il bacon e la capacità di far sorridere il cupo Alex.
Alex e Nate sono due anime che si completano, figli di esperienze diverse ma ugualmente strazianti che devono imparare a concedersi una seconda possibilità e a fidarsi l’uno dell’altro, a fidarsi del loro cuore.
È un romanzo sì di fantascienza, ma soprattutto parla al cuore, e lo fa senza concentrarsi su un solo tipo di amore, lo fa parlandoci di nuovi inizi, di accettazione, di rispetto, di coraggio. Lo fa con delicatezza e senza retorica, con spunti frizzanti e quei tocchi che rendono i personaggi vividi, nelle loro manie, nelle loro piccole cose vere, ma anche con delicata commozione quando alcune decisioni devono essere prese. E forse ci consente di sognare a occhi aperti una possibilità per l’umanità intera.
Recensione a cura di:
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