Prendere una sbandata con i fiocchi per la preside del liceo della propria figlia e avviare una comoda, ma segreta, non-relazione a sfondo sessuale, potrebbe rivelarsi un tantino impegnativo, soprattutto se, a causa di un divorzio fuoco e fiamme, non si conosce affatto questa figlia dalla vita sociale pari a zero e si vive in una città di provincia.
Ecco ciò che accade a Michele Bastiamante, editore di successo, e a Nera Valdraghi, preside di un liceo.
La disinvoltura di Michele si scontrerà con il perbenismo di Nera in uno scambio tra il serio e il faceto che ridisegnerà la vita di entrambi.
La sua accompagnatrice scostò la porta, lui entrò e la prima immagine che ebbe della preside del liceo scientifico “Niccolò Copernico” fu il suo fondoschiena. Il suo magnifico fondoschiena, per essere precisi. La donna era china a novanta gradi in una posizione piuttosto precaria che le consentiva, però, di armeggiare con i fili del computer che pendevano tra il muro e la scrivania.
«Ma porco giuda, Cavalli» imprecò, «si può sapere chi ha incasinato così i fili?»
Michele tossì. Gli sembrò la cosa più elegante da fare per segnalare che non era Cavalli. La donna si tirò su di scatto, rivelando, come seconda immagine, una chioma rossa, lunga e tutt’altro che adatta al ruolo di dirigente scolastico. Perfettamente in pendant con il fondoschiena, però. Infine, girandosi, esibì il viso, un ovale bello e freddo, con due occhi metallici e chiarissimi che mettevano in ombra tutto il resto. Anche il fondoschiena, il che era tutto dire.
«Michele Bastiamante?» domandò. Non sembrava per nulla imbarazzata dall’essere stata sorpresa a imprecare come un carrettiere.
«Sono io.»
«Le parole vestono le emozioni e ti permettono di vederle con più chiarezza.»
Cuore, intelligenza, ironia, freschezza. Queste le caratteristiche del romanzo di Rebecca Quasi. La trama è ingannevole, parla di una storia d’amore banale, a tratti ‘proibita’, ma immergendoci nella lettura si capisce che non c’è niente di banale in questo romanzo, perché la capacità di raccontare una storia normale in maniera unica non è così comune.
L’autrice ci porta in una cittadina italiana, tra le mura di un liceo e ci fa conoscere due persone che nella vita hanno avuto relazioni fallimentari. Entrambi, Nera e Michele, escono da matrimoni falliti, lei appena divorziata dopo aver scoperto i numerosi tradimenti del marito, lui reduce da un divorzio di anni prima, ma recentemente vedovo e con una figlia di sedici anni che in pratica non ha mai conosciuto.
E la causa di tutto è proprio Eugenia, la figlia di Michele: vittima di bullismo, per la sua scarsa cura di sé e il comportamento altezzoso. Per risolvere il suo problema, Michele e Nera si conoscono e la prima cosa che Michele nota dell’affascinante preside è il suo fondoschiena e il suo linguaggio non proprio principesco, quando non in veste ufficiale.
L’attrazione è immediata, ma entrambi non sono pronti a una relazione duratura.
Ricapitolando: lui le aveva chiesto di andare a letto insieme, con regolarità, ma senza complicazioni. Come si facesse ad andare a letto con qualcuno con regolarità, ma senza complicazioni, era una cosa che Nera non riusciva a immaginare, ma forse era lei a essere poco evoluta.
Ma non è solo la storia di due persone che devono perdonare se stessi, capire che il passato è passato e va lasciato là dov’è; è anche la storia di un padre che riscopre la figlia, di una figlia che riscopre se stessa, che cresce e si accetta, condita da una vicina di casa fashion blogger, Angelica, che nonostante la sua giovane età ci prova spudoratamente con Michele e dal sorprendente, apparentemente losco e affascinante Azim, grafico della casa editrice di Michele.
Ognuno di loro è geniale, ma allo stesso tempo fragile e normale. Ognuno di loro è un tassello di questa sorta di famiglia allargata, che include anche Rodrigo, figlio di Nera, e contribuisce al benessere degli altri, alla guarigione degli altri. In un certo modo, perdonatemi il paragone un po’ azzardato, mi ha ricordato i Malaussène di Pennac, anzi, per la precisione, la tribù Malaussène.
In un romanzo leggero che si legge in poche ore senza mai alzare lo sguardo dalle pagine, l’ironia, a tratti più simile al sarcasmo, il linguaggio moderno non esente da una giusta dose di parolacce, fa sì che tutto scorra come acqua, faccia sorridere e rimanga lieve, ma non toglie valore nemmeno per un attimo alla riflessione sul bullismo, sull’amore, sull’andare avanti e superare i propri limiti.
L’autrice conduce il lettore per mano e gioca con i personaggi. Li ama, li prende anche un po’ in giro, con questa narrazione che non rimane fissa su uno dei protagonisti ma cambia inquadratura, senza per questo confondere, e ci fa sorridere quando il narratore per un attimo si intromette e riporta tutto nella corretta prospettiva.
E come fa l’autrice con i personaggi, fanno i personaggi tra di loro.
E non riusciva a restare seria, non riusciva a non ridere del modo in cui Michele si prendeva gioco di lei. E come se non bastasse, tutto ciò la seduceva, perché era un prendersi gioco che assomigliava molto a un prendersi cura.
E il dolore si sente, ma non entra nel patetismo, le scelte difficili si affrontano mentre chi legge un po’ teme, la passione si percepisce, ma non diventa mai troppo o fine a se stessa, tutto perché il quadro che ne esce sia perfettamente armonioso, lasci il segno senza annoiare, senza risultare pedante e strappando un sorriso tenero più di una volta.
“Ho cambiato idea. È ancora valida la proposta?”. Era quasi certa di aver parlato senza correre, con calma. “Mh… In questo momento sto valutando la preside del classico…” rispose lui con quel tono basso e roco che risvegliava battaglioni di farfalle assopite da decenni.
È la rivincita delle persone normali, che fanno errori, che sono messe davanti a scelte, persone circondate a volte da famiglie distruttive, superficiali (mamma mia, la famiglia di Nera è… grrrr) in cui quelli che sembrano i più forti in realtà sono vuoti, facciate di rappresentanza che non hanno più un’anima e che si nutrono del dolore che riescono a infliggere. E anche quello va superato, smettere di pensare alle apparenze, a quello che diranno gli altri, che spesso e volentieri non è quello che vogliamo noi, ma soprattutto non è quello che è meglio per noi.
I personaggi di questo libro sono vividi e rimangono davvero nel cuore di chi legge, per una capacità innata di renderli veri in poche pennellate, in una battuta, e diventa molto molto difficile salutarli. Quindi venite a conoscerli e lasciatevi conquistare da una scrittura fluida, ironica e intelligente.
Recensione a cura di:
Editing a cura di:
io adesso DEVO leggerlo
sì ;-P