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L’Alberopietra è risorto a nuova vita. Il sangue di Nairnering Cuordifoglia sparso sulle sue radici, credute ormai aride, ha ridato speranza a un intero regno. Finalmente Mojheardean può sedere sul Trono di Pietra e risollevare le sorti del suo popolo e, forse, delle intere stirpi fatate. Nair sa bene che non sarà sufficiente: non per la pace, né per lenire il tormento della sua anima nera. La corte di Pietrabuia non è un posto sicuro e lui ha fatto una promessa: farà qualunque cosa pur di risanare il suo debito.
Mojheardean ha lottato nell’ombra per tutta la sua vita. Ha combattuto, celando i propri intenti, contro la sua stessa stirpe maledetta dalla follia. Ha subito indicibili torture e ha giocato con astuzia ogni arma a disposizione per occupare la scomoda seduta del Trono di Pietra. Un’esistenza votata al riscatto per la sua gente, per un popolo che aveva smesso di sperare. Tra le insidie di una corte in bilico sull’orlo di un cambiamento epocale, Mo sa che quello non è che l’inizio e che mantenere saldo il regno richiederà un sacrificio ancora più grande.
Il suo pensiero, però, non fa che tornare a colui che ha salvato tutti loro, e si trova combattuto tra il desiderio di cedergli ogni cosa e il terrore di farlo. Ma lasciare avvizzire il proprio cuore potrebbe essere un prezzo che non è disposto a pagare.
Comincio col dire che finalmente i nostri attesi fatini sono tornati!
Non vedevo l’ora di immergermi di nuovo nei boschi di Kouckma e tornare alla corte dell’Alberopietra.
Abbiamo già conosciuto nel precedente libro i protagonisti e gli altri personaggi di questa storia (e se non lo avete letto correte subito ai ripari!): la mezza fae e mezza vampira Alice e il suo bellissimo ma irascibile fidanzato vampiro Alistair St. Claire, i gemelli fae Luminosi Rain e Nair, infine Mojheardean, detto Mo dalla sua cara Alisee.
Dopo essere stato ingiustamente imprigionato e torturato tra le spire del Rovo di Morte, Mo era riuscito a fuggire e infine a tornare nel regno dei Fae Grigi. Qui ha preso il posto che gli spettava e si è insediato sul trono di Pietra, ma non tutto è rose e fiori, nonostante l’Alberopietra dopo secoli sia tornato a nuova vita grazie al sangue del Luminoso Nairnering Cuordifoglia, perché gli abitanti del regno non si fidano ancora di questa ritrovata vita, soprattutto alcune nobili famiglie non vedono di buon occhio l’ascesa del nuovo Signore di Pietrabuia. Molte sono le insidie che si celano all’interno della corte ma per fortuna Nair, che era partito dopo aver ridato vita e speranza al regno dei Grigi, torna… e il motivo non è solo la protezione del suo principe.
L’immagine di Nair, completamente concentrato su di lui, bello in quel suo modo inafferrabile, selvatico e imprevedibile, si scavò un posto privilegiato nella sua mente e nell’anima. Con tutte le parole che rimanevano tra i denti, dietro quelle labbra tirate, strette nei pugni chiusi lungo i fianchi. Era l’immagine di lui che, finalmente, faceva ritorno dopo aver lasciato indietro solo frammenti di sé. Frammenti che Mojheardean aveva raccolto e conservato, troppo spesso indeciso su cosa farne. Aveva visto ovunque tracce della sua essenza a palazzo da quando se n’era andato, e ora la sua sola presenza sembrava in grado di risucchiare ogni cosa.
L’enorme sentimento che c’è tra Nair e Mo aleggia e si solidifica tra le parole e i pensieri che Giuditta riesce perfettamente a farci sentire attraverso la sua scrittura: ogni dubbio, ogni reticenza e ogni abbandono si riescono a cogliere in ogni minima sfumatura.
Nair udì lo sbuffo lieve del suo fiato mentre con le mani gli percorreva la linea affusolata delle orecchie. Sentì le sue dita soffermarsi sulla punta e questa volta non riuscì a trattenere un gemito. «Non ho mai toccato nessuno così prima d’ora.» La voce di Mo era un sussurro leggerissimo nel misero spazio che lo separava dalle sue labbra. «Tu lo facevi con me. Me lo ricordo. Percorrevi la mia pelle con delicate carezze e mi parlavi.»
Tutta la sofferenza che ha patito Mojheardean e tutte le cicatrici che deturpano il suo corpo, ma soprattutto la sua anima, sono ancora lì, un memento fin troppo presente che impedisce a Nair di perdonarsi per quello che ha dovuto fare quando era il suo carceriere, tuttavia quel grumo di contrizione, come la pietra, viene scalfito goccia dopo goccia dall’amore che nonostante tutto provano l’uno per l’altro.
Mojheardean di Pietrabuia invase lo spazio tra le sue labbra con la più dolce delle conquiste. Il suo attacco pretendeva una resa incondizionata e Nair gliela donò con tutto se stesso. Un viticcio di potere, una richiesta inviata temendo la sua sempre più devastante carenza di controllo, e alcuni tralci d’edera gli si strinsero attorno ai polsi. «Cosa stai facendo?» domandò il Grigio confuso. «Cerco di prevenire, sto cercando di non saltarti addosso come un miserabile pervertito,» mugugnò lui.
Naturalmente oltre ai due protagonisti anche gli altri personaggi si susseguono e arricchiscono il libro con scene frizzanti e divertenti, soprattutto quando ci sono di mezzo Alice e St. Claire con il suo “Cazzo di fate”.
Anche Rainering Fiordineve e la regina dei Luminosi Mabliereen hanno degli scambi davvero molto pungenti e il non detto tra di loro crea una tensione che, sono sicura, si evolverà in modo molto interessante nel prossimo libro.
Mab l’aveva cacciato, non che si fosse aspettato qualcosa di diverso, ma il dolore si era fatto un po’ più acuto a ogni parola, a ogni sguardo tagliente. Avrebbe avuto bisogno di altro tempo per accantonarlo. Non avrebbe lasciato la sua regina da sola: se non poteva neppure tollerare la sua vista, sarebbe diventato invisibile.
Rispetto al primo libro la crescita è evidente, la narrazione è fluida e davvero molto coinvolgente sia nelle parti romantiche che in quelle di azione. Lo stile rimane quello meraviglioso di sempre, così poetico ed evocativo da riuscire a trasportarti direttamente all’interno delle scene, facendoti vivere emozioni uniche.
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