LETTERA DALLA MAGIONE
di BETH RANDALL
Felice Marzo! Non so voi, ma non ne posso più dell’inverno. Per quella gente che sta più a sud -e diciamocelo, dato che vivo così vicino al confine canadese, non c’è molto altro nord rispetto a dove stiamo noi- non potete immaginare cosa significhi essere intrappolato dalle fredde e spietate temperature, dalle tempeste di neve che si abbattono sulla nostra montagna, e dalla prospettiva di non avere un po’ sollievo, almeno fino al mese prossimo.
Eppure, è MARZO, e questo significa che la primavera sta per arrivare. Sono così eccitata di vedere i germogli sugli alberi e i cespugli, e assistere alle prime esitanti piantine di croco, mentre fanno capolino dal terreno. Una delle cose che mi ha sempre emozionato è sentire di nuovo odore di terra. Qui, a nord di New York, uscire durante l’inverno è come avere un punteruolo da ghiaccio incastrato nel setto nasale. Non c’è quasi odore nell’aria gelida, anche per un vampiro, ma poi arriva la primavera e, all’improvviso, una sera (o durante il giorno, anche se Wrath da di matto ogni volta che esco alla luce del sole), uscirò dalla porta della biblioteca, guarderò le aiuole dormienti dei fiori, e quelli che in giugno saranno alberi da frutta fioriti… e sentirò l’odore di terra buona e pulita.
Con febbraio alle spalle, pensavo che avrei, tuttavia, condiviso quello che Wrath e io abbiamo fatto per San Valentino. È stato COSÍ romantico. Ha coinvolto un bambino che mi ha vomitato completamente addosso, un hellren che ha ucciso la nostra stampante HP, e una shellan che si è ritrovata in lacrime nella doccia del nostro bagno. Ah, il lieto fine!
Ma ecco come stanno le cose. Nella vita vera, i “vissero per sempre felici e contenti”, sono diversi di quelli sui libri. A volte, i momenti più incasinati, più sgradevoli, e inzuppati di fluidi corporei sono quelli che ti fanno guardare il tuo compagno, e pensare: ti amo più di qualsiasi cosa al mondo perché non riesco a farlo da sola, e l’unica persona con cui voglio farlo sei tu.
Dicevo… San Valentino. Wrath e io avevamo organizzato di scappare nel nostro luogo privato, giù a New York. Per quanto lui e io adoriamo la magione, ci sono troppe persone qui, ed è difficile separarti da tutto il divertimento, i giochi, fare scherzi in giro, a anche dai problemi degli altri. Comunque, dal compleanno di nostro figlio, Wrath e io siamo stati lì solo un volta e, a proposito della mia teoria sul lieto fine nella vita reale, invece di fare il sesso sfrenato che avevamo previsto (per ore), e poi addormentarci l’uno nelle braccia dell’altro? Siamo crollati appena ci siamo stesi sul letto. Tutti e due… ma sto divagando.
Il piano per il nostro San Valentino era questo: svegliarsi; dar da mangiare a Little Wrath, mentre Wrath ha una riunione con i fratelli… etc… etc…; passare Little Wrath a Rhage, che non era di turno quella sera, e a Bitty, che è la migliore babysitter di sempre (Adora così tanto Little Wrath, ed è così coscienziosa con lui. È dolcissima). Wrath prende il cesto da picnic che Fritz insiste a preparare per noi, io porto la Volvo all’entrata, e noi due ci dirigiamo a New York (accompagnati a distanza da diverse sentinelle che IO SO si smaterializzeranno velocemente, e che IO SO si accamperanno dall’altro lato della strada, per tutto il tempo che restiamo a casa di Wrath… Z e Phury, mi riferisco a voi).
Era un piano fantastico, romantico, una vacanza che entrambi non vedevamo l’ora di fare.
Ed è stato mandato all’aria dai mirtilli congelati.
Little Wrath è una creaturina tosta -cosa che è sia meravigliosa che, a essere onesta, un po’ triste. È molto serio, anche a questa tenera età. Non ride molto, anche se quando lo fa, ridacchia sonoramente. Sorride alle persone appena le vede, ma quell’espressione non dura. I suoi occhi seguono tutto, e riesce a intimidire quando ti fissa con quello SGUARDO. Anche se, andiamo, visto chi è suo padre? Come se mi aspettassi un chiacchierone felice e spensierato? Eppure, è una cosa che mi fa piangere il cuore, è come se sapesse che quando diventerà grande, dovrà avere un sacco di responsabilità… solo, non lo so, forse sto diventando paranoica sulla sua personalità. Anche perché, come potrebbe capire, a quest’età, chi è suo padre? Chi sono i suoi zii? Come sia effettivamente questa vita? Desidero che sia spensierato, e sicuro di esplorare il mondo per i prossimi sessanta o settant’anni…
Scusate, il mio lato materno ha preso il sopravvento.
Torniamo ai mirtilli. Little Wrath adora i mirtilli congelati, Fritz li amalgama, e li congela in questa sorta di consistenza tipo gelato. Ne mangia a cucchiaiate di quella roba, almeno una volta o due a settimana, da quando è passato al cibo solido.
La sera di San Valentino, lui e io eravamo giù in cucina, a elaborare il piano, e lui continuava a chiederne ancora, e ancora, e ancora. Non voleva mangiare altro, quindi io ero tipo Va bene, fatti il tuo sorbetto ai mirtilli. Ti stanno venendo fuori i denti, e probabilmente fa stare meglio la tua bocca.
Entrano Rhage e Bitty. Finisco con i mirtilli, lascio il bambino, e mentre corro sopra per fare una doccia, sono eccitatissima. Non è che non mi mancherà mio figlio e non ci penserò, ma sarebbe stato davvero bello stare sola con Wrath.
Notate che ho proprio usato ‘sarebbe stato’ non ‘sarà’.
Vado nei nostri appartamenti privati, spalanco la porta, e vedo Wrath sulla sua scrivania sistemata in un angolo, che sta riducendo in poltiglia la sua stampante. Stava lottando a mani nude con quell’oggetto inanimato e, porca vacca, stava vincendo, facendo volare in giro pezzi di plastica, parti di cartuccia del toner, come se fossero stati lanciati fuori da una centrifuga.
Non c’era ragione di chiedere quale guasto fosse capitato, perché le probabilità erano che ce ne fosse solo uno di poco conto. È noto che, il mio hellren, a volte, sfoga la sua frustrazione su oggetti inanimati, e se stava facendo a pezzi la stampante, sapevo, senza ulteriori dettagli, che la riunione con i Fratelli e gli altri guerrieri non era andata bene. Qualcosa era andato storto, o qualcuno si era fatto male, o V aveva avuto una discussione con qualcuno, e Wrath si sentiva in colpa perché andava via per ventiquattro ore.
Il mio cuore era sprofondato. L’ultima cosa che volevo fare era rimandare, o peggio, cancellare del tutto. Prima che potessi comportarmi come la brava sposa solidale, e fare una tale offerta, è suonato il telefono di casa. Little Wrath stava piangendo che voleva me, giù in cucina.
Lasciando Wrath a togliersi pezzi di stampante dalle nocche, corro di sotto trovando mio figlio in lacrime. Appena mi ha visto, ha allungato le braccia nella mia direzione, mentre lo prendevo e lo sistemavo sulla spalla, ho pensato dentro di me: come fa a sapere che avevamo intenzione…
È stato in quel momento che ha vomitato sulla mia schiena.
Immaginate come se Violet Beauregarde fosse esplosa dopo aver mangiato quel pezzo di gomma da masticare, equivalente a un pranzo di tre portate, per cui Willy Wonka l’aveva avvertita di lasciar perdere.
Con l’aiuto di Fritz, ci siamo puliti in modo sommario, e quando abbiamo raggiunto quell’obiettivo, Little Wrath si era abbastanza calmato. Pensando che Wrath e io forse potevamo ancora scappare per un paio d’ore, ho deciso di portare nostro figlio di sopra, nella nostra stanza, per vedere cosa stesse facendo la mia metà. (Inoltre, vorrei far notare che questo allontanamento del bambino e mio dalla cucina, sembrava particolarmente appropriato, visto che Fritz e il suo staff stava preparando il Primo Pasto, e chi ha bisogno di un contorno di vomito blu con tutte quelle uova e salsiccie?)
Di nuovo nella nostra stanza, ho trovato Wrath ai piedi del nostro letto, che parlava con George seduto tra le ginocchia. Il cane, che si era nascosto SOTTO il letto durante il dramma Nakatomi Plaza affronta la Stampante HP, stava strofinando il muso sulle mani del mio hellren. Erano entrambi sorpresi di vedere Little Wrath e me.
Soprattutto visto che odoravamo come una nuova fragranza di burro di cacao.
Per salutare suo padre, Little Wrath mi vomita di nuovo addosso.
Mentre Wrath chiamava Jane, ho portato il bambino nella doccia grande. Abbiamo quattro soffioni (perché, parliamoci chiaro, risciacquare il sapone da qualcuno della stazza del mio hellren, è come lavare con un tubo di gomma una casa coloniale di due piani), ho aperto qualche spruzzo caldo e leggero, e sono entrata nella cabina con mio figlio… che ha vomitato di nuovo. Piangeva, sembrava avvilito. Nel frattempo, stavo decidendo di ucciderlo; che aveva in corso una reazione allergica che minacciava la sua vita (anche se non presentava orticaria o sfoghi cutanei, non stava avendo difficoltà a respirare, e non gli stava gonfiando la bocca); che ero la peggiore madre DI SEMPRE.
Però ehi, almeno non stavo pensando al fatto che non avremmo festeggiato San Valentino, giusto?
Sto. Scherzando.
Per farla breve (troppo tardi), è arrivata Jane, ha esaminato Little Wrath, e ci ha detto che stava bene, che probabilmente aveva solo un virus, o la sua passione per il sorbetto aveva dimostrato che troppi mirtilli, a stomaco vuoto, non andavano bene. Dovevamo tenerlo sotto stretto controllo, e farle subito sapere se cambiava qualcosa. Niente latte per 24 ore, e provare a fargli bere qualcosa così che non si disidratasse. Se non vomitava ancora per sei ore, potevamo provare un po’ di farina d’avena per bambini mischiata con acqua.
Nel frattempo, Little Wrath, che aveva smesso di vomitare dopo la quarta volta, voleva solo suo padre (il che ha portato a chiedermi se pensasse che fosse allergico a ME). Dopo che Jane è andata via, Wrath ha preso il bambino, si è sistemato sul nostro letto, e lo ha confortato, finché nostro figlio e George non si sono addormentati entrambi accanto a lui.
Sorveglio il trio di uomini, fino a quando non sono sicura che Little Wrath sta riposando profondamente. Poi ho fatto una battuta (qualcosa sul fatto che il blu non è più il mio colore preferito), e ho detto al mio hellren che mi sarei liberata dai miei vestiti bagnati.
Il pianto è iniziato quando ero da sola in bagno. Mentre mi toglievo quegli strati freddi e bagnati di maglione di lana, dolcevita, jeans e calzini, tutto quello a cui riuscivo a pensare era a come avevo immaginato che i miei vestiti sarebbero volati via quella sera: dovevano essere le mani eccitate e frenetiche del mio hellren a fare il lavoro, qualcosa sarebbe stato strappato, poi saremmo stati entrambi nudi e nient’altro sarebbe importato per un po’.
Nel momento in cui mi posiziono sotto lo spruzzo caldo della doccia, ero decisamente in lacrime. Ora, ascoltate, so che ho tanto di cui essere grata (soprattutto dato che sembrava che a quel punto NON avevo effettivamente ucciso il mio bambino), e so che ci sarebbero stati altri momenti, per Wrath e me, per andare a Manhattan, ma quando sei una mamma, non importa quanto ami tuo figlio, a volte vuoi, e hai bisogno, di essere TU. Non deve essere per tanto tempo, tipo non più di due ore, perché se dura più a lungo sei disperata di vedere tuo figlio. Impazzisci per prenderlo in braccio, odorarlo, e vederlo guardare verso di te con amore.
Ma la parte materna di noi, non è l’unica. Ci sono altre prospettive e aspetti delle donne e femmine, e quello che non mi piace del giorno di San Valentino è che punta questa forzata luce intensa su di noi. In questa illuminazione impietosa, dovremmo vedere solo una felicità perfetta con i nostri compagni, una vita sessuale che sia fantasiosa, in sintonia, qualcosa che somigli a 50 sfumature, e un’esistenza di ogni giorno (o di ogni notte, nel nostro caso) che sia degna di Instagram. Se non lo vediamo con la persona con cui stiamo? O se siamo single? O se abbiamo perso qualcuno che amiamo? Allora fa tanto male… e ci allontana da chiunque altro, perché pensiamo di essere gli unici che non abbiamo la vita perfetta.
Ho pianto tanto sotto quei quattro soffioni della doccia, poi mi sono fatta lo shampoo, ho messo il balsamo, mi sono insaponata e depilata (come mezzo sangue, devo ancora farlo dal ginocchio in giù).
Quando sono uscita dalla doccia, Wrath era lì che teneva un asciugamano bianca. Il mio primo pensiero (perché sono maledettamente logica) è che Little Wrath è morto. Il secondo è stato che se il primo fosse vero, Wrath non si sarebbe preoccupato di farlo.
Non mi ha detto una parola. Mi ha solo porto l’asciugamano, mi ha avvolto, e mi ha tenuto stretta. Ovviamente, ho pianto di nuovo. Nel frattempo, mi ha lasciato fare, e ha ascoltato ogni singola cosa stupida che dicevo, tipo: come avrei potuto uccidere il nostro bambino, e che non saremmo stati mai più insieme da soli. Mai più. Che non avevamo privacy, che le nostre vite erano fuori controllo, che Little Wrath non avrebbe più mangiato i suoi mirtilli preferiti, e come lo avrei spiegato a Fritz senza spezzare il cuore del doggen.
La mia lista di sventure era così lunga, che abbiamo finito per sederci alla finestra. Wrath si era tolto i suoi occhiali avvolgenti (probabilmente appena era entrato nel nostro appartamento per prendersela con la stampante. È ancora così a disagio per i suoi occhi, che indossa sempre quegli occhiali da sole ogni volta che c’è qualcuno in giro, ma nel nostro spazio privato, non vede l’ora di non averli addosso), e quando annuiva alle cose stupide che dicevo, guardando nella mia direzione, tutto quello a cui pensavo era a quanto fosse bello.
I suoi occhi verdi chiarissimi, la sua attaccatura dei capelli, e quei lunghi capelli neri.
Oltre la sua spalla, riuscivo a vedere il nostro letto. George era proprio accanto a Little Wrath, che era appoggiato sui cuscini, profondamente addormentato. Il cane aveva un occhio sul bambino, e uno su di noi.
Come avete potuto leggere, la cosa… bizzarra… riguardo al nostro appartamento in cui viviamo, è che è ricoperta di gioielli. Sì, LO SO, VA BENE? Da pazzi. Ci sono, nel vero senso della parola, zaffiri, rubini, smeraldi, e diamanti, sistemati e incastonati su tutte le pareti e il soffitto (e credo, almeno, parte del pavimento, anche se abbiamo i tappeti di seta che coprono molto di quello che si trova sotto i piedi). Il letto reale è anch’esso ingioiellato, così come i comodini, la scrivania dove si trova la defunta stampante, e il salottino.
Almeno hanno risparmiato la tavoletta del water, non dico altro.
Come risultato, tutto brilla di luce colorata. È come avere una palla da discoteca sulla testa, per tutto il tempo, e riesco a ricordare che, all’inizio, non sono stata in grado di sopportarlo, era troppo opprimente. Eppure, è andata a finire che l’unica cosa strana di tutto quel valore monetario ovunque, è il modo in cui non lo noto proprio più. È diventata solo la mia stanza da letto, sapete? Tuttavia, per qualche ragione, quella sera di San Valentino, mentre osservavo la stanza, mi sono davvero resa conto di tutto quel luccichio, e di quanto fosse il loro valore reale.
E poi mi sono concentrata sulle ciglia scure sulle guance di Little Wrath, sul pelo biondo di George, e le grandi zampe. Sulla sensazione del pesante braccio tatuato del mio hellren posato in modo delicato sulla mia spalla.
In quel momento, ho capito, senza ombra di dubbio, che avrei dato via non solo tutte quelle gemme, ma, insieme con loro, l’intera dannata montagna, se ciò significasse che non avrei dovuto perdere quel bambino, quel cane, questo maschio. Alzando lo sguardo sul viso del mio hellren, ho aperto la bocca per dirgli quanto lo amassi… ed è stato in quel momento che il telefono di Wrath ha squillato.
Lasciatemelo dire, non c’è niente di meglio, quando stai avendo un crollo nervoso, del suono di quello squillo vecchia maniera, nel mezzo del casino.
Wrath impreca con una serie senza senso di oscenità, ma era il Bat Telefono -come lo chiamiamo noi- l’unico che usano i Fratelli, quindi doveva rispondere.
Mi allontano un poco, faccio un respiro profondo, e mi preparo a lasciare andare Wrath, ma prima che lui possa anche solo abbaiare un pronto, la voce di Rhage viene fuori dall’altoparlante metallico: Little Wrath sta bene? Cosa possiamo fare per aiutare? Jane ci ha detto cosa è successo e noi…
In sottofondo, Butch urla: Stiamo buttando via tutti i mirtilli della casa!
E poi Phury: Non mangerò un altro muffin ai mirtilli per solidarietà!
Ci sono stati tutti i tipi di altri impegni e promesse, saluti e ‘mi dispiace per il vomito’, incluso -e questo doveva essere Lassiter a parlare- un giuramento di bandire tutti i mirtilli dalla faccia della terra, e quando Wrath mi ha guardato con uno sguardo imbarazzato di scuse sul viso, ho cominciato a ridere.
Così ecco cosa ho deciso per San Valentino. L’amore romantico è fantastico, se ce l’hai. Se ricevi quelle rose, quei cioccolatini, quell’invito a cena, quel gioiello, buon per te, e lo penso davvero. Però se, per caso, non ricevi la cartolina di San Valentino che stai aspettando; se finisci con il vomito su tutta la schiena, e sul retro dei tuoi jeans; se i tuoi piani vengono annullati, o se forse non c’erano progetti, se sei deluso, abbandonato, o escluso? Per favore, non permettere che qualche casuale festa commerciale ti faccia sentire peggio. L’amore arriva in tante forme diverse. A volte (un sacco di volte) proviene da un animale adorato, un amico, un membro della famiglia. A volte è il perfetto bicchiere di vino in un appartamento in cui sei da solo, e hai un’intera stagione di Stranger Things da guardare. A volte è un gioiello che compri per te stesso, o qualcosa che fai per qualcun altro, o addirittura qualcosa che fai per uno sconosciuto.
E a volte, sono le due dozzine di persone più sincere e più vicine del tuo compagno, che sono pronte a eliminare un frutto innocente per farlo tornare al suo Creatore, perché il pancino del tuo bambino ha fatto i capricci.
In chiusura, mi dispiace di essermi dilungata così tanto! Avevo intenzione di scrivere di meno, ma la storia era quella che era. Se tutto va bene nei mesi futuri, sarò più cauta! E per il modo in cui è finito il mio giorno di San Valentino? Ho avuto davvero la possibilità di dire a Wrath che lo amavo, e lui, io, Little Wrath, e George ci siamo stretti in quel grande letto. Eravamo tutti esausti dopo il dramma. Mentre stavo per chiudere gli occhi, mi sono ritrovata a osservare tutte quelle pietre preziose sui muri e il soffitto, e a pensare ai Fratelli, a ai guerrieri che ci hanno chiamato.
È inutile dire che ho deciso che non avrei voluto scambiare nessun componente di tutta l’intera famiglia, sia che fossero guerrieri o spose, domestici o ospiti, per tutte le ricchezze di tutto il mondo.
Fino al prossimo mese, così si conclude la cronaca di Beth Randall dalla magione!
Traduzione a cura di:
Editing inglese a cura di:
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