31 Agosto 2016
Bollettino di Settembre di JR WARD
Ancora una volta con affetto, Parte prima
Arrivo alla magione della Confraternita in una rovente notte di metà Agosto. Sapete, ho letto on line (sul mio iPhone, che nascondo ogni volta che V è in giro) che questo è stato l’anno più caldo mai registrato, e dato il sudore che ho prodotto uscendo dalla mia macchina per arrivare all’enorme entrata principale, ho deciso che questo è l’anno più caldo in assoluto, con o senza tutta la cosa del record.
Includendo pure l’esplosione della meteora che ha ucciso i dinosauri.
Quando entro nel vestibolo, l’aria fresca è come un liquido ghiacciato per la mia pelle, che mi fa venire la pelle d’oca – o forse è dovuto a dove mi trovo. Anche dopo tutti questi anni, tutte le storie, tutto il tempo passato in compagnia dei Fratelli, sono ancora consapevole che sono una specie diversa da me, capace di sgozzarmi e lasciarmi dissanguare solo per il divertimento e le risatine.
Mi armo di speranza e prego che io piaccia loro ancora, che loro davvero, sul serio mi apprezzino ancora.
Prima che possa posizionare il viso davanti la videocamera di sicurezza, Fritz apre le porte, e vedere l’anziano doggen procura un sorriso alla mia anima. È sempre uguale, ogni ruga e ogni piega del viso sono esattamente gli stessi, e ciò è un sollievo quando nella mia vita le cose sembrano sempre in evoluzione. E poi ecco la magnificenza piena di colori dell’atrio, anch’esso invariato, che mi ricorda sempre del viaggio che ho fatto in Russia quando avevo sedici anni ed ero alla scuola di preparazione al college. Le residenze degli Zar sono le uniche cose che si avvicinano di più all’aspetto della magione.
Non volendo apparire come se mi fossi presentata inaspettatamente, dico “Sono qui per vedere…”
“Oh Lassiter, sì, challa. Entri! Entri!”
Fritz fa un passo indietro e si inchina profondamente, e mi meraviglio di come non abbia mai visto, sulla sua uniforme nera, un pelo fuori posto, un po’ di peluria di cane, una piuma di un piumino per la polvere. È particolarmente incredibile come quell’abito formale sia l’unica cosa più nera su cui abbia mai posato gli occhi, la stoffa così intensamente scura che mi chiedo se non sia stata ricavata da un ombra.
“Le andrebbe qualcosa da mangiare?” mi chiede con occhi fiduciosi.
“No,no, grazie.” Mi preparo spiritualmente contro la sua inevitabile depressione, ma quando hai la possibilità di sederti a parlare con un angelo caduto, l’ultima cosa che vuoi è dover fare pipì nel mezzo dell’intervista. “Dove vorresti che aspettassi?”
Ciò che vorrebbe fare davvero è nutrirmi, abbeverarmi come una pianta, e darmi una stanza da letto in cui stare in modo da poter avere un altro piumone da rassettare come prima cosa domani, al calar della sera. Ma invece, mi porta nella stanza dove si trovano i biliardi e se ne va con un altro inchino.
Sono ben consapevole mentre si allontana che, in realtà, mi porterà qualcosa: sa che anche se rifiuto tutti i tipi di dolcetti, torte, tortine e cose del genere, non riesco a dire di no al siero di latte fatto in casa e alle focaccine all’uvetta appena sfornate. Fortunello. E mi porterà anche un caffè di Dunkin’ Donuts appena fatto, in una tazza di acciaio inossidabile con un po’ di zucchero. E mangerò due focaccine, mi sentirò in colpa per questo, berrò il caffè, e dovrò andare a fare pipì nel frattempo.
In effetti, adesso devo andare in bagno, ma sono solo i nervi, non un bisogno reale. Faccio un respiro profondo e sento l’odore di cera d’api e detergente al limone per pavimenti… e il profumo di antichità. Guardando in giro, penso a Darius che costruisce questa incredibile magione, così tanto tempo fa, riempiendola di cose preziose, e aspettando, probabilmente pregando, che Wrath ascendesse finalmente al trono e che la Confraternita si riunisse sotto questo venerabile tetto.
“Costruiscila, e loro verranno,” sussurro.
E la Confraternita lo ha fatto. Alla fine.
Se il Fado è vero, e da tutto ciò che ho mostrato, lo è, allora Darius sa che loro sono tutti qui, sani e salvi, insieme alle loro famiglie in aumento. Me lo immagino contento mentre guarda giù, ma forse non lo è. Forse vuole essere qui con loro, con sua figlia, il suo hellren e suo nipote. Questo mi rende triste.
Procedendo nella stanza, guardo verso i tavoli da biliardo. Le palle sono poste perfettamente nei triangoli al centro, i pallini messi vicino al bordo, le stecche allineate nelle rastrelliere sui pannelli del muro. Vedo Vishous fumare, tenendo una sigaretta rollata tra i denti anteriori, mentre si piega e mira perfettamente alla buca d’angolo. Butch è dietro di lui, con quel fisico tarchiato, e quel fantastico forte accento di Boston, che tiene un bicchiere di Goose in una mano e un bicchierino o tre di Lag nell’altra.
Ricordo loro due tanto, tanto, tanto tempo fa, di sopra nella camera da letto al secondo piano della casa in cui viveva Darius, dormire fianco a fianco nei letti singoli. Un bellissimo rapporto, che tuttavia era quasi finito prima che di cominciare, con l’incasinata scomparsa prematura di Butch.
Probabilmente è l’unica cosa buona che abbiano mai fatto gli Yankees. Dopo tutto, il nemico del mio nemico è il mio miglior amico, giusto?
Sì, è vero Vishous mi odia. E onestamente, nemmeno io gli sono molto affezionata. Eppure farei qualsiasi cosa per lui, e lo avrei amato, se fosse stato in un luogo differente quando mi è venuto in mente.
Per lui sono l’iPhone degli autori…
Proprio dietro di me, lo shht di un accendino Bic mi fa balzare il cuore in gola, poi rimbombare, e chiudo gli occhi. Mentre l’aroma di tabacco turco fluttua sopra la mia spalla, ogni singola molecola del mio corpo mi urla di scappaaaaaaaaaare!
Come ho potuto non sentirlo? Mi chiedo. Ho le orecchie più paranoiche del pianeta.
“Perché non voglio che mi senti.”
La voce di V è profonda e affilata da un sarcasmo che è proprio vicino alla crudeltà. E la sua autorità, quell’accento da alta società, è quel tipo di cosa che ti fa sentire stupido, anche se – ehilà! – paragonato a lui anche un candidato al Mensa (N.d.T. Il Mensa è un’organizzazione no-profit aperto alle persone con un quoziente di intelligenza fuori dagli standard, dal 98% e oltre) è un po’ ritardato. E io non sono un Mensa per niente.
“Odio quando ti avvicini a me di soppiatto,” borbotto.
“Lo so. Per questo lo faccio.”
Facendomi forza, mi volto lentamente. Oh… Dio. È più grosso di quanto mi ricordassi. Perché sono sempre più enormi di quanto mi ricordi? E i suoi occhi sono davvero, veramente, come diamanti, che brillano sotto quelle sopracciglia scure. Il pizzetto è a posto, e così i tatuaggi alla tempia. Porta il guanto foderato di piombo, la canottiera è nera, e sì, indossa i pantaloni di pelle e gli anfibi, e il suo corpo è scolpito dai muscoli. Tutto è semplicemente lo stesso… eppure l’impatto con lui è nuovo e insolente, una combinazione di qualcuno che mi schiaffeggia in faccia e mi conficca un punteruolo da ghiaccio nel petto.
E mentre socchiude quegli occhi verso di me, mi sento come qualcuno che è caduto nella fossa della tigre siberiana allo zoo… e una delle più grandi bestie mi sta guardando come se fossi una fonte di proteine. Mi viene in mente che le donne e le femmine che stanno con questi magnifici vampiri fanno sesso con loro. Regolarmente. Come diavolo deve essere? E non come un distillato attraverso le pagine di un libro, ma l’esperienza effettiva. Mi allontano velocemente da quel pensiero.
“Sono qui per Lassiter,” gli dico. Anche se lo sa.
“Lo so.”
Ecco. “Tu… sai dov’è?”
“Sì”
Ma naturalmente, V non me lo dice, e non sono così ingenua da chiederglielo. Lui è la forza inamovibile, e anche un oggetto irresistibile.
Dopo una lunga pausa tesa, che mi fa desiderare di strapparmi la pelle di dosso, si piega e espira. Attraverso le spire bianche di fumo, sussurra, “Perché non sei onesta?”
Deglutisco a forza. “Su cosa?”
“Che, in realtà, sono il tuo preferito…”
Continua il prossimo mese!
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