Le Peruggine, formato cartaceo – acquistabile qui.
Un regno potente baciato dal sole e un paese lontano incorniciato dal ghiaccio.
Il re ambizioso e il suo amante consigliere.
L’eroe dai capelli di neve e l’assassino dagli occhi dorati.
Tra loro la lunga ombra della guerra e il bacio di sangue dell’amore.
E, per finire, una lettera a Swaen. L’aveva scritta per ultima, non c’erano ordini, elogi, incoraggiamenti e disposizioni, no, in quella lettera non c’era traccia del Re, ma solo dell’uomo che era al di là della Corona. Aveva cercato di esprimersi senza tanti orpelli, sperava che in ogni parola Swaen avrebbe colto quanto amore c’era stato, quanta luce, quanta necessità reciproca. Un principe e uno schiavo all’inizio, due anime allacciate tra loro, senza più alcuna definizione, senza ruoli o condizioni a separarli. Sperava con tutto il cuore che Swaen sarebbe riuscito a perdonarlo.
Eccomi infine a parlarvi dell’ultimo capitolo della trilogia fantasy “La guerra dell’alba e del tramonto”, scritta da due italianissime autrici che rispondono al nome di Le Peruggine.
Che dire, se non che le aspettative createsi nei precedenti libri sono state pienamente mantenute? Innanzitutto ho potuto apprezzare un ulteriore miglioramento nello stile, che si è ancor di più affinato rendendo così la storia ancora più fluida e “veloce”, senza però perdere in profondità, caratteristiche indispensabili per poter raccontare al meglio la conclusione di una vicenda che fin da subito si era mostrata complessa nel suo dipanarsi.
Le autrici tengono saldamente in mano i fili delle storie da loro create e abilmente intrecciate, e li guidano con estrema bravura verso una conclusione coerente, giusta e soprattutto epica, come in ogni Fantasy con la f maiuscola che si rispetti.
«Quanto casino che fanno!» esordì Nys’Alysar, in piedi al suo fianco, mentre fissava con aria corrucciata l’avanzata dell’esercito di figli di SohNyssah, ormai ben distinguibile al di sopra della bassa collina dell’orizzonte. Falkan gli lanciò un’occhiata e la sua bocca si piegò in un sorrisetto nostalgico. Ecco che era ricomparso, proprio come lo ricordava la prima volta che lo aveva visto, Respiro della Morte, con indosso una tunica di nero cuoio modellato, perfettamente aderente, lacci ovunque, inserti decorativi sul petto, sulle maniche strette, sopra le cosce e i lunghi stivali al ginocchio. I capelli raccolti di nuovo in un’elaborata acconciatura da cui spuntavano alcune perle dorate che scintillavano, annodate al corvino disegno delle piccole trecce. «Ti sei fatto bello per le tue Sorelle, Respiro della Morte?» Falkan alzò una mano, sfiorando il pendaglio di rubino che scendeva elegantemente ai lati della tempia di Nys, legato a un sottile cerchio aureo che gli cingeva la fronte. Il compagno lo guardò. «Voglio essere impeccabile per mia madre, quando giungerà.»
Ormai è risaputo che ho un debole per la coppia Nys/Falkan, e mi sento pienamente appagata dall’evoluzione che il loro rapporto ha subito nel corso della storia e che qui si affina e diviene finalmente completo, con la definitiva presa di consapevolezza dei due che nulla può frapporsi tra di loro e i sentimenti che provano l’uno nei confronti dell’altro, sentimenti innaturali agli occhi delle regole del mondo, ma incrollabilmente e magnificamente giusti agli occhi del cuore.
«Mi avete chiesto come fa un Terzo Sangue di AvarNarth ad amare un figlio di SohNyssah?» «Vi avevo anche detto che non c’è bisogno che vi giustifichiate su questo, la mia era una domanda sciocca, figlia del pregiudizio ovviamente» si affrettò a rispondere. «Terzo Sangue, figlio di SohNyssah, sapete qual è il problema?» domandò Falkan. Non attese la risposta del Consigliere. «Il problema è che ci fissiamo sui ruoli, invece ciò che conta veramente è quello che siamo, non quello che rappresentiamo o chi ci ha generati; questo me l’ha fatto capire proprio Nys. Lo amo e potrei dirvi che è perché mi ha salvato la vita due volte, a rischio della propria, o perché è così bello da mozzarmi il fiato ogni volta che lo guardo o ancora perché la sua natura è spaventosa e intrigante. La verità è che lo amo e non mi occorre trovare un motivo, non più.»
Devo ammettere però che in questo terzo capitolo anche Eliyon e Swaen riescono a conquistare un pezzetto del mio cuore, grazie proprio alla nuova luce sotto cui ci vengono mostrati in relazione al loro passato, con un flashback che va a sollevare un velo sul loro incontro e sulla nascita del rapporto che li unisce. Un racconto che ci mostra anche quanto coraggio, determinazione e intelligenza si nascondino sotto l’apparenza eterea di Swaen, e quanto forte sia l’amore che lega il re di Allarya al suo primo consigliere. E che ci rende così più facile capire, almeno in parte, quanto costino ad entrambi certe azioni e decisioni finali.
«Vi appartengo,» disse, e le parole sfuggirono a ogni ovvio buon senso, ancora una volta, «ma non perché sono il vostro schiavo.» Scosse il capo e allontanò le mani di Eliyon da sé. «Non sono una bambola, non sono uno schiavo, io sono una persona!» Quando si azzardò a sollevare di nuovo lo sguardo vide perplessità negli occhi del principe. «Dici di non essere mio schiavo, ma di appartenermi.» «Proprio così, si tratta di volontà e non di obbligo, questo lo rende molto più di valore, non trovate? A dispetto di ciò che la gente dice che io sia, persino di ciò che pensiate voi, io non devo stare al vostro fianco, io lo voglio! Lo voglio ora, lo vorrò sempre.» Si sforzò di sorridergli, mentre si stringeva con la mano sana quella fasciata. «Vi conosco abbastanza bene ormai da sapere che non sarete crudele con me, nonostante le parole tanto insolenti che vi ho appena rivolto. Perché voi non solo siete un principe di nascita, lo siete soprattutto d’animo.» Abbassò la voce. «Per questo sarete un grande sovrano, forse anche il più grande da molte Ere a questa parte, ne sono certo.»
Questa volta non voglio dilungarmi molto sulla trama, perché è necessario che il lettore si accosti ad essa libero da anticipazioni che potrebbero rovinare la sorpresa di “vivere” certe situazioni e certi colpi di scena, alcuni veramente “tosti”.
Come dicevo prima, l’evoluzione dello stile si nota, e si vede anche la capacità delle autrici di “seguire” la storia senza forzarla in direzioni magari più semplici, ma che non le apparterrebbero.
Concludo esortandovi a leggere questa saga, perché se amate il fantasy quanto lo amo io, non potete farvi sfuggire questo gioiello tutto italiano.
Nys sollevò un sopracciglio. «Respiro della Morte? Non ho più sentito pronunciare quel nome da quando è iniziata tutta questa storia pazzesca.» «Ti chiamavano così perché eri silenzioso e implacabile, no?» lo lusingò Falkan. «Mi chiamavano così anche perché uccidevo nel tempo di un respiro» contestò l’altro, passandogli le braccia attorno al collo e accarezzandogli con aria lasciva i capelli bianchi alla base della nuca.
Recensione a cura di:
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