In principio era il Fuoco.
Il volo ombra Spar08 precipita sulle pendici del Vulcano Spurr, nell’ Alaska Range, dove, dall’alba del tempo, vive in solitudine Malik MacKay. Figlio sopravvissuto di un’antica e potente razza creata dal fuoco, Malik rinviene una superstite tra le macerie dell’aereo. Phoenix, questo il nome che legge su un braccialetto di plastica, è una giovane donna dal potere immenso e incontrollato. Soprattutto, per Malik, lei rappresenta l’unica occasione di riscatto per la propria stirpe. E guai agli uomini che cercheranno di ostacolarlo.
Questo libro mi ha lasciato una strana sensazione che ancora non sono riuscita a comprendere.
La trama è molto ricca, la scrittura è ottima, si evince una ricerca accurata che rende qualsiasi dettaglio contenuto nel libro perfetto. La scrittrice ha creato una mitologia che miscela sapientemente elementi pagani e cristiani, costruendo una narrazione complessa e affascinante, dimostrando di aver fatto ampie ricerche antropologiche e archeologiche che danno una base solida al libro.
Andiamo con ordine. I protagonisti. Malik appartiene a una antica razza primordiale, la prima creata da Dio, ma è oramai un solitario ramingo. Forse ultimo della sua specie, ha subito l’ira divina quando ha tentato di elevarsi al di sopra del suo creatore, corrompendo e distruggendo. È in grado di controllare il fuoco e odia l’umanità per essere stata, infine, preferita da Dio.
Heather è una donna distrutta nel fisico e nella mente. Fin dalla più tenera età ha mostrato capacità pirocinetiche che non riesce a governare. Non ha mai conosciuto una vita normale e da anni è tenuta segregata e trattata come una cavia da laboratorio.
Complice il fato, o forse un intervento superiore, l’aereo nel quale viaggia Heather precipita sulle montagne dell’Alaska, vicino alla baita dove Malik vive isolato da tutto.
Non appena si rende conto delle capacità della donna, Malik comprende che lei è l’unica figlia della terra che possa accoppiarsi con un figlio del fuoco senza subire conseguenze estreme.
Lui la blandisce, la seduce, la educa, la trasforma e la plasma in quello che desidera.
Da qui la storia si dipana in trame parallele, aspetto che non ho apprezzato pienamente. Certe trovate dell’autrice hanno reso la narrazione pesante, ferruginosa, sopra le righe anche per un fantasy.
Tuttavia l’aspetto che mi porta a non dare il voto pieno è dettato dal protagonista maschile. Non mi si fraintenda, detesto quei libri dove il bello e dannato diventa improvvisamente un agnellino innamorato e freme d’amore per la sua lei. In questo caso non ho apprezzato la freddezza della relazione, gli amplessi asettici, la mancanza di emozione.
Il libro non mi ha trasmesso il brivido, se non nelle parti in cui Malik parla con la voce di Moloch o, alla fine, quando finalmente qualcosa si smuove e la McGregor ci lascia con un cliffhanger notevole.
Di sicuro ci sarà un seguito e io di sicuro lo leggerò nella speranza che le cose migliorino. Lo consiglio a tutte le lettrici che prediligono gli aspetti generali di una trama ben costruita piuttosto che gli elementi romantici, in questo caso poco presenti.
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