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Nel convento della Dolce Misericordia si allevano fanciulle per trasformarle in devote quanto pericolose assassine. Ci vogliono dieci anni di formazione, ma sono poche le ragazze dotate di vero talento per la morte, quelle nelle cui vene scorre il sangue delle antiche tribù di Abeth. Compito delle monache è scoprire e affinare queste doti innate, insegnando le tecniche della lotta con e senza armi e dello spionaggio, l’uso dei veleni e infine la tessitura delle ombre.
Ma neppure le sorelle più anziane sono in grado di comprendere fino in fondo la potenza del dono di Nona Grey, una bimba di otto anni che giunge al convento con l’accusa di aver compiuto un omicidio. Qui crescerà, ma non sarà facile per lei scegliere quale cammino seguire: indosserà la tonaca nera delle Spose dell’Antenato, per abbracciare una vita di preghiera e servizio? Vestirà il rosso delle Suore Marziali, esperte nel combattimento, o il grigio delle Suore di Discrezione, imbattibili nelle arti della segretezza? O il suo colore sarà il blu delle Suore Mistiche, capaci di percorrere il Sentiero?
Quale che sia il suo destino, dovrà lottare aspramente per conquistarlo.
«Ma stai attenta, Nona: un libro è pericoloso come qualsiasi viaggio tu possa intraprendere. La persona che finisce di sfogliare l’ultima pagina può non essere più la stessa che ha aperto la prima. Tratta i libri con rispetto.»
Il viaggio del lettore accanto a Nona è lungo e non sempre facile. La conosciamo bambina, già avvolta da un’aura di minaccia e ne seguiamo le vicende e la maturazione nell’arco di anni e di molte, moltissime pagine. Il volume uscito in Italia, infatti, è l’unione dei tre romanzi, che costituiscono una storia unica, priva di vere e proprie interruzioni.
Nona è per certi versi l’archetipo del protagonista fantasy, orfano e con capacità fuori dal comune, ma io non ho trovato prevedibile il testo; anzi, in più di una occasione, mi sono trovata spiazzata e mi aspettavo un certo tipo di svolta che non si è verificato.
Ovviamente non è possibile e nemmeno giusto raccontare la trama di un libro, specialmente un libro così lungo, con tanti misteri e retroscena, che vengono svelati piano piano, ma già si parte dal presupposto che, per quanto si intuisca, Nona ha un ruolo importante, benché non si sappia quale sia. Chi è il nemico da combattere? Cosa vuole?
I pezzi del puzzle arrivano un po’ alla volta. Non sempre comprensibili nell’immediato e forse nemmeno completamente sinceri.
La pace del convento, per quanto potesse sembrare eterna, non sarebbe durata. I giorni oziosi, i bisticci fra amiche, le rivalità infantili, ormai ogni cosa stava scivolando nell’oblio. Una marea nera stava giungendo da oriente, e tutto l’impero non aveva la forza di resisterle.
Nona. Nona è animata dalla rabbia. Quello che le altre novizie fanno, raggiungendo la calma e la concentrazione, lei lo ottiene con la rabbia; quella rabbia che si porta dentro per il suo passato, per le violenze che ha subito, per le cose ingiuste che vede intorno a sé. Ma allo stesso tempo è illuminata da una lealtà che può persino sembrare stupidità. Leale verso le compagne, anche quando non meritano la sua lealtà, leale verso le suore e lo scopo che si prefiggono.
Un contrasto che rende il personaggio vivido, ma anche facile da amare, perché, per quanto straordinaria, non è perfetta. Non è perfetta anche nel senso che una serie di personaggi secondari (che non sono comparse, ma costituiscono una componente essenziale nella narrazione, sia per i lati lievi, la complicità, l’amicizia, lo scherzo, sia per quello che riguarda la guerra che si troveranno a combattere) sono fondamentali per consentirle di ottenere i suoi scopi e di maturare.
E i personaggi secondari rivelano più di una sorpresa: vanno fuori dallo schema classico della “compagnia” al quale molti fantasy ci hanno abituato.
Ho amato la scrittura di questo libro. Ho amato la costruzione di un mondo che viene spiegato un po’ alla volta (e quando tutto si chiarisce, be’, anche lì non è del tutto prevedibile) e ho amato anche la narrazione in terza persona che consente all’autore di essere un po’ bugiardo.
Sapere che ci sono degli occhi puntati su di te riduce al silenzio perfino l’aria che hai nei polmoni. Cerchi di farti piccola. Tendi ogni muscolo. E ascolti. Soprattutto, ascolti il bosco che ti si chiude attorno. Rimasi lì, rattrappita, tremante e terrorizzata, finché il focus della luna non mi trovò. La luce filtrò poco a poco, rendendo di nuovo penetrabile il buio impenetrabile, ricreando la foresta attorno a me, riducendo le mostruosità a semplici incastri fortuiti di rami che non si toccavano.
Non tutto ci viene svelato nel momento in cui accade, ma solo quando è funzionale alla trama, mantenendo un andamento e informazioni che vengono date e che vengono negate.
Per quanto la storia sia unica, divisa in tre romanzi – suppongo per semplici esigenze editoriali – le atmosfere dei tre libri sono diverse e anche la loro complessità: come cresce Nona, e da bambina diventa giovane donna, anche il romanzo matura con lei. All’inizio, qualche associazione con la Scuola per assassini di Nevernight (uscito nello stesso periodo) viene abbastanza spontanea, ma le atmosfere sono più leggere, specie a livello di relazioni tra le compagne, che non devono uccidersi tra di loro, senza lasciare comunque spazio alla noia, perché comunque i problemi non vengono tenuti fuori da una semplice porta di convento. La narrazione è comunque lineare e con ampio spazio per presentarci i personaggi in tranquillità. Già dal secondo libro, mentre la vicenda comincia a entrare nel vivo, la narrazione si svolge su due livelli, due linee narrative che portano allo stesso obiettivo. E nel terzo, invece, sono i piani temporali a essere due. Se questo per qualche momento può spiazzare, risulta invece un indice di una storia costruita con attenzione, nella quale gli indizi sparsi in giro non sono lasciati lì per caso.
In Nona Grey abbiamo avventura, intrigo, battaglie, ricerca, amicizia, legami familiari, mistero, nemici nascosti e manifesti… quindi un libro da leggere, con la consapevolezza che la strada è lunga e tortuosa, anche se lo stile non è certo pesante o complesso.
Unica nota negativa, per me: le suore, quando prendono i voti assumono il nome di un oggetto che le rappresenti: Glass (Vetro), Thorn (Spina), Wheel (ruota), Cage (gabbia), Rock (roccia), Apple (mela) e così via. I nomi non sono stati tradotti, forse per non farlo sembrare un libro per ragazzi o forse perché in alcuni casi avrebbero creato confusione nella lettura, ma questo fa un po’ perdere l’immediatezza del significato del nome al lettore italiano.
I cadaveri non furono solo quelli che di quel fazzoletto al collo, rosso come il sangue, avevano fatto un principio e una realtà. I cadaveri vestivano uniformi, brandivano fucili e pistole, indossavano elmetti con simboli orrendi, che solo a pensarci Manfredi si sentiva male. Non gli importò se dietro a tutto ci fossero uomini come lui. La guerra era la guerra. Era una cagna che non guardava in faccia nessuno, che pigliava dove poteva, toglieva quando le faceva comodo, ma non dava mai, no, mai.
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che voglia di leggerlo!
bella questa recensione, concordo con te!