Massimo Malfanti è un uomo di quarantasei anni, introverso e compulsivo che ha sempre vissuto con la madre. Quando quest’ultima viene a mancare, Massimo, in modo non del tutto accidentale, provoca la morte di un ciclista.
La sensazione di piacere provata sembra essere l’unico mezzo in grado di alleviare il suo dolore e la sua solitudine. Uccide così una ragazza e abbandona il suo cadavere di fronte all’antico monastero gotico di Valle Christi. Un luogo che per lui rappresenta il crocevia di ogni sofferenza fin da quando era bambino: proprio lì colse la madre con l’amante.
Dopo un secondo delitto, Massimo instaura un legame con Giulia, giornalista precaria di una testata locale. Un particolare legato a questi omicidi e svelato dalla giornalista fa nascere però in Barbara, sorella di Massimo, il dubbio che l’omicida possa essere proprio lui.
Dopo essere sparita dalla sua vita per quasi quarant’anni, riuscirà Barbara a mettere a posto i tasselli delle loro vite andate in frantumi e a fermarlo?
Se da qui. Uno.
Alla galleria. Due.
Ci sono. Tre.
Almeno. Quattro.
Dieci lampioni. Cinque.
Quando. Sei.
Torno a casa. Sette.
La mamma. Otto.
È ancora. Nove.
Viva.
Ventotto parole, un prologo intenso, profondo e intrinseco di quanto questo libro conserva al suo interno.
Ventotto parole che danno una chiara e crudele visione di ciò che Massimo, il protagonista, è. Un uomo disturbato, carico di segreti, di turbe che, dalla sua infanzia, segnano ogni giorno della sua vita.
Lo conosciamo nelle prime pagine, da subito ci dà riscontro di ciò che è di ciò che ha bisogno per vivere, per stare bene. Senza veli, senza censure inutili, Giammauro Gargiulo ci fornisce già dal primo capitolo un quadro dettagliato della psicologia del suo protagonista, dipingendolo con pennellate feroci e cariche di tinte scure e malate. Un uomo che assapora serenità togliendo la vita ad altre persone, che respira solo quando vede la vita venire meno nelle sue vittime. Un uomo che respira l’ultimo fiato di chi muore.
Poi gira la chiave nel cruscotto, rimette in moto la macchina e si allontana. Accende l’autoradio con una strana sensazione di leggerezza e sente, finalmente, di essere pronto a tornare a casa.
In quella casa, Massimo troverà il cadavere della madre, una donna a sua volta ferita da una vita non voluta e vissuta a malapena.
Le pene di Massimo, i suoi disturbi e le sue ossessioni sono frutto di una famiglia disturbata, di un ambiente familiare apparentemente normale nella sua squallida apparenza, ma marcio nelle fondamenta. Tanto marcio da toccare e rovinare i genitori, lui e sua sorella Barbara.
Ricordi che arpionano e lacerano la mente di Massimo, che ha l’unico rimorso di non poter raccontare alla madre defunta il suo ultimo trionfo, l’aver ucciso un uomo senza che nessuno sospettasse di lui.
Ricordi che si fondono alla quotidianità, che lo rendono, ora che non c’è più sua madre, di sentirsi libero, pazzo, malato.
Non è più in grado di governare i suoi pensieri né tantomeno i ricordi che si ritrovano liveri di esplodere nella sua testa.
Ed è proprio un’esplosione, quella che avviene.Massimo implode ed esplode allo stesso tempo, porta avanti la sua follia e la sua sete di serenità come se fosse una missione, come se fornisse spettacoli di cui godere.Man mano che si procede con la lettura, le pagine scorrono senza che si riesca a smettere di andare avanti grazie alla capacità di Gargiulo di centellinare colpi di scena come se fossero noccioline, disseminandoli e lasciandoli lì, in attesa di essere scoperti.
La narrazione in terza persona al presente contribuisce di netto all’andamento della storia, che incalza, che avvolge e che quasi ci trasporta in una Genova dove il nero di Massimo sporca ogni via, ogni parcheggio e ogni persona.
“Volete un nuovo cadavere di cui parlare? Vi accontento! Ma vi faccio vedere come uccide il Mostro!”
E Massimo ce lo fa vedere come uccide un mostro, ci fa vedere come muore un uomo mentre un mostro cresce, ci fa vedere come soffoca il suo lato umano per nutrire quello che lui decide di lasciar libero.
Consigliato a chi ama il genere, a chi apprezza il thriller contemporaneo e a chi ha tempo di leggere un libro tutto d’un fiato.
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Recensione a cura di:
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