♦ Traduzione a cura di Ciro Di Lella
Triskell Edizioni, acquistabile qui ♦
Dopo essersi svegliato all’improvviso nel bel mezzo di un bosco, Jason Barrett si ricorda solo una cosa: il proprio nome.
Spaventato e paranoico, inizia a spostarsi di città in città, senza mai fidarsi di nessuno. Passano mesi prima che riesca a formare un legame sincero con un ragazzo della sua età, che Jason aiuta in un momento di difficoltà nel parco della cittadina di New Hanover.
Ravi Mittal non sa chi sia il suo aitante cavaliere, ma New Hanover è una città piccola ed è facile ritrovarsi. Come ringraziamento per la sua gentilezza, Ravi vorrebbe aiutarlo a risolvere il mistero del suo passato. Durante le loro ricerche, Jason inizia a sentirsi a casa. Con Ravi è a suo agio e ha nei suoi confronti un sentimento mai provato prima.
Ma i pregiudizi del padre di Ravi riguardo Jason, afroamericano, minacciano di distruggere quello che sta nascendo tra i due… sempre che non ci pensi prima il mistero che avvolge il ragazzo.
Non vuole fermarsi. Vuole continuare a camminare fino a ritrovarsi in un’altra città, un altro mondo, dove potrà sparire senza mai più essere notato, dove potrà finalmente tornare a respirare. Gli sembra di trattenere il fiato da quando è nato. Sa che c’è qualcosa che non va in lui, qualcosa di rotto che non potrà mai essere riparato. Ha l’impressione che qualcosa sia stato spezzato in lui molto tempo addietro.
Jason cammina, non si ferma mai, è in moto perenne. Qualcosa dentro di lui lo incalza senza dargli tregua, un impulso che non sa spiegarsi, dato che non possiede alcuna memoria di sé: si è svegliato in un bosco, ricoperto di foglie, con in testa solamente il proprio nome. E l’assoluta certezza di dover fuggire, senza mai fermarsi.
Confesso di non amare la narrazione alla terza persona singolare, è una scelta particolare da parte di un autore e non è facile leggere un romanzo scritto così, eppure per questa storia è la scelta giusta, l’unica in grado di comunicare tramite il modo in cui sono scritte le parole, ancora prima delle parole stesse, le emozioni vissute dai protagonisti.
Jason e Ravi sono due ragazzi e, ancora una volta, se in genere storco leggermente il naso davanti alle storie d’amore nate in fretta, per loro funziona. Due adolescenti che si incontrano e si piacciono subito, si cercano e si trovano, vivono l’innamoramento come un imperativo assoluto che soppianta qualsiasi altra cosa.
A pochi metri di distanza, arrivati al marciapiede, si guardano l’un l’altro. Negli occhi di entrambi si scatenano le stesse emozioni: incredulità, eccitazione. Poi, presi dall’entusiasmo, si muovono insieme e finiscono a pochi centimetri l’uno dall’altro.
Nessuno dei due sa cosa dire o fare. Per diversi secondi, si fissano a vicenda e basta.
Poi il volto di Ravi si illumina di un sorriso. «Ciao.»
E sorride anche Jason. «Ti ho cercato.»
Ravi ride. «E io ho cercato te.»
La trama riguardante il passato misterioso e sconosciuto di Jason si intreccia alle difficoltà di un amore adolescenziale, per di più tra due maschi, e ai pregiudizi razziali del padre di Ravi, di origini indiane, nei confronti dell’altro ragazzo, che l’uomo inizialmente associa in automatico alla delinquenza in quanto afroamericano.
Ben delineata la nuova famiglia che si crea intorno a Jason, nella piccola cittadina, aiutandolo a cavarsela e occupandosi di lui senza spaventarlo e indurlo a riprendere la sua fuga priva di meta. La giovane età dei protagonisti emerge nelle loro scelte e l’autore è bravo a rimanere coerente con essa, evitando di renderli degli adulti sotto mentite spoglie. Anche il mistero è costruito con perizia, sfociando in un climax finale che segue il ritmo incalzante della narrazione e fa correre, come Jason, di pagina in pagina con il fiato sospeso per la preoccupazione.
Una bella storia con uno stile particolare, che forse può intimidire all’inizio ma che consiglio di leggere, superando l’ostacolo del come e immergendosi nel cosa è scritto.
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