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L’umanità ha sofferto abbastanza…
Questo è ciò che la dea Gaia, signora della Terra e della Luce, rivela agli Indovini nella notte in cui nasce il suo prediletto, nel potente e florido regno di Varaldien.
Il principe Kalahm Aliker cresce e matura come guerriero, nella certezza della fede negli dèi e un sacro ruolo a gravargli sulle spalle. Suo è il compito di condurre a Varaldien gli Evocatori della Luce, semidei gemelli figli di Gaia, affinché il loro potere divenga fulcro di una nuova era per l’umanità.
Forte del suo credo e della sua forza dovuta in parte alla veste di Prescelto, parte con un gruppo scelto di soldati per il Gran Deserto di Mohal alla ricerca del tempio di Gaia occultato agli occhi umani. Insieme a lui, in quest’impresa si immolano i fidi alleati di una vita di battaglie: il fedele barbaro Reven di Mòrekr, la temeraria sorella minore Tara Aliker, il folle e ingestibile Zoral Reid e il misterioso Martien Renard. La fede negli dèi accompagna Kalahm nel viaggio, così come la fortuna. Finché l’incontro con Kyal, l’Evocatore ribelle, gli strappa via dal cuore qualsiasi consapevolezza.
Una vita nella fede, o una morte in nome della libertà? È davvero giusto che il destino venga scritto dagli dèi? Per Kalahm la verità si cela infida tra le sabbie del deserto.
Dal viaggio in cui le amicizie, gli inganni e gli amori impossibili si intrecciano fatalmente, ha inizio il tempo del riscatto degli uomini. Il tempo del Caos. Il tempo in cui il Bene e il Male non sono più i vessilli di una parte solamente.
E verrà il Caos…
Quando ho iniziato la lettura di questo libro mi aspettavo di incappare in un classico fantasy con cavalieri, dei e avventure.
Quello che ho incontrato, invece, è una storia di tutt’altro tipo, una storia intrisa di dolore, di destini segnati da un fato infausto, di uomini che si ribellano alla ricerca di una vita propria, non di un’esistenza schiava dei capricci degli dei.
Ogni protagonista di questo romanzo si trova ad affrontare perdite e dolori, scopre di essere quasi un burattino tra le mani della triade divina, schiavo del tempo di Kronos, strumento in mezzo alla battaglia tra luce e oscurità, tra Gaia e Thanatos, tra vita e morte.
Strumenti, mezzi, vite senza valore: ecco cosa sono gli uomini tra le fauci della morte, un’oscurità pronta ad inghiottire il mondo intero. Quel mondo invece, Gaia, la luce, lo vuole redimere, vuole finalmente perdonare l’umanità rea di aver commesso un errore.
Per questo nasce il Prescelto, protetto dalla luce, destinato dalla dea a agire per sul conto. Il principe Kalahm con i suoi amici più cari, il cugino Martien, evocatore dell’oscurità, e Zoral, posseduto da voci che lo spingono alla pazzia.
Fanno parte del gruppo dei soldati anche Tara, sorella del principe, e il barbaro Reven, profondamente legato alla principessa.
«Grazie per avermi salvato la pelle, amico mio,» gli bisbigliò all’orecchio.
Gli occhi neri del barbaro la fissarono con un’intensità che la colse del tutto impreparata e suo malgrado arrossì.
«Non mi devi ringraziare, principessa: l’ho fatto solo per me stesso,» le rispose, divincolandosi con un inchino. «Vivi tu, vivo anch’io.»
Tra tutti i rapporti che si intrecciano durante il viaggio nel deserto di Mohal alla ricerca dei due Evocatori della luce, figli di Gaia e destinati a risollevare l’umanità, quello tra Raven e Tara è il più semplice da comprendere, molto più di un’amicizia, un amore non sbocciato, un legame indissolubile tra una ragazzina che parte piena di sé, ambiziosa e superficiale, e torna donna cambiata dal dolore della perdita, empatica e comprensiva, cosciente del legame e della forze che condivide con Raven.
Tara potremmo essere noi lettori, partiti con la forza della fede negli dei e nel Prescelto e tornati consapevoli della debolezza degli uomini, del dolore che i protagonisti devono subire e contrastare, della mancanza di poter espiare, della forza dell’amore e dell’amicizia, l’unica arma a disposizione degli uomini.
Il Prescelto è un mezzo nelle mani di Gaia, trova i due gemelli evocatori della luce, ma si trova di fronte a un rifiuto, ad un’anima ribelle, a Kyal. La sua uccisione scatenerà fatti orribili, l’oscurità inghiottirà il mondo, gli uomini, i servitori della morte arriveranno a darsi battaglia, chi sotto il volere di Taurus e della morte, chi per difendere il prescelto e la luce.
Qui arriviamo a Martien e Zoran, a un rapporto intenso che ci cattura, un rapporto che frantuma i cuori.
Martien è divenuto evocatore dell’oscurità dopo una morte atroce e una rinascita che lo ha reso chiuso, iracondo, lontano da quell’umanità che lo caratterizzava e lo legava al cugino. Eppure, in questa vita piena d’ombra e di rancore , qualcuno vede la luce, qualcuno ama.
Zoran il pazzo, l’uomo che sente le voci, l’uomo che domina il caos, disposto a morire per chi ama.
Chi diceva della morte che facesse paura, era solo perché non l’aveva mai baciata.
In queste pagine grondanti di dolore per uomini che vedono scomparire la propria possibilità di scelta, che si sentono schiacciati dal destino e dal tempo, Zoran rappresenta la fine e la speranza, il Caos e l’amore, la distruzione e la vita.
Resta un pensiero per l’Evocatore della luce Lyan, il suo destino, la sua sottomissione alla dea, cosa realmente lo aspetterà?
E mentre il Prescelto e il ribelle Kyal si incontrano e iniziano un rapporto di riconciliazione che, speriamo, si evolverà in qualcosa di più, accettando finalmente quei sentimenti contrastanti che sentono entrambi, Zoran e Martien ci danno il dolore più grande; ma ho speranza… Non potrà essere positivo ma…verrà il Caos e chissà, Zoran potrebbe essere una grande sorpresa, grande come è stato questo libro e questa autrice.
Perché se non è amore, questa follia che palpita vita al cospetto della morte, allora io non so più in cosa posso credere.
Editing recensione:
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