Shahrzad è stata la moglie del califfo del Khorasan. Era giunta nella sua dimora con lo scopo di vendicare la morte di altre fanciulle andate in sposa a lui. Poi il suo piano è saltato, Khalid non è infatti il mostro che tutti credono. È un uomo tormentato dai sensi di colpa, vittima di una potente maledizione. Ora che è tornata dalla sua famiglia, Shahrzad dovrebbe essere felice, ma quando scopre che Tariq, suo amore d’infanzia, è alla guida di un esercito e sta per muovere guerra al califfo, la ragazza capisce che deve intervenire se vuol salvare ciò che ama. Per tentare di evitare una sciagura, spezzare quella maledizione, ricongiungersi a un uomo di cui ora scopre di essersi innamorata, Shahrzad farà appello ai suoi poteri magici, a lungo rimasti sopiti dentro di lei…
Un incantesimo dischiuso tra i petali del tempo brilla nell’oscurità.
Una ragazza misteriosa, audace e coraggiosa, gioca un po’ con la realtà.
Così comincia questa storia, piena di sorprese e di magiche virtù.
Tanti gli attimi di gloria, molte le contese, perciò chissà cosa accadrà.
Non so quanti di voi si ricordino o conoscano la sigla dell’anime da cui ho tratto le parole qui sopra, ma, mentre leggevo questo libro, la canzone continuava a tornarmi in mente. Queste parole raccontano esattamente, in pochissime parole, cosa è per me La rosa del califfo: un incantesimo dischiuso tra i petali del tempo.
È magia pura che seduce e conquista, travolgente e avvincente, e con le sue atmosfere fantasy mi ha trasportato indietro negli anni, nel periodo in cui la mia mamma o le mie maestre mi leggevano i libri: io mi ritrovavo a fissarle incantata ed estasiata, catapultata nel libro di cui ascoltavo attentamente ogni singola parola.
Ma, ora, veniamo alla storia.
Con La Moglie del Califfo abbiamo lasciato la città di Rey in fiamme, dopo la tempesta scatenata da Jahandar, il padre della protagonista, e la maledizione sul Califfo ancora in atto. Shahrzad è stata fatta fuggire da Jalal, cugino, amico e capo delle guardie del Khorasan, e Khalid è annientato da tutti questi avvenimenti. Nel momento in cui ha capito che Shazi, sua moglie, la sua rosa, è più importante dell’aria stessa che respira, lei le viene strappata via e ciò per lui è straziante.
A dispetto dei propri desideri, non l’aveva inseguita come avrebbe voluto fare in un primo momento, non aveva ordinato a Jalal di riportarla indietro. Era stato Khalid a permetterle di andarsene. Perché non voleva costringerla a soffrire insieme a lui, insieme a Rey. Come avrebbe potuto conciliare le sue colpe al suo destino? Non era più possibile. Aveva tentato di rifuggire al proprio destino, ma aveva fallito. Il destino lo aveva trovato e si era abbattuto sulla sua città. Aveva messo a ferro e fuoco tutto ciò che aveva di più caro. E non poteva permettere che Shahrzad bruciasse insieme a lui. Sarebbe arso vivo in eterno piuttosto che permettere una cosa del genere. «Io non posso farla sorridere», disse infine. «Non più».
Ma Shazi è, a sua volta, distrutta: in una sola notte, quel niente che credeva di perdere è diventato il tutto e, nonostante sia tornata dal suo grande amore, Tariq, dal suo amico d’infanzia Rahim, dal suo Baba (papà) e da sua sorella Irsa, non è felice, perché è lontana dal suo cuore, suo marito Khalid.
Shazi è una donna, e come tutte le donne è forte, caparbia e… cazzuta (si può dire cazzuta? È il termine più indicato!); è consapevole di ciò che vuole e lotterà e si sacrificherà per ritornare dal suo amato.
Prima, però, deve trovare il modo di sconfiggere la maledizione e allo stesso tempo tenere al sicuro la sua famiglia. Infatti, essendo sopravvissuta così tante notti al Califfo (famigerato perché ogni notte sposa una fanciulla e la mattina successiva la uccide), è vista con sospetto e teme dunque non solo per la sua vita, ma anche per quella di suo padre e di sua sorella.
Come se tutto questo non bastasse per distruggerla definitivamente, Shazi continua a sentirsi in colpa per la morte di Shiva, sua cugina nonché migliore amica, e ritiene di essere in qualche modo una traditrice: si è offerta di sposare il Califfo per vendicarla, poiché uccisa anch’ella dal re-fanciullo, ma poi, inevitabilmente, se ne è innamorata.
E qui, la penna di Ahdieh mi ha fatto sognare, vi giuro che mentre scrivo ho la pelle d’oca. Shiva appare in sogno a Shazi, la quale, pur tentando di trovare una soluzione e tornare da Khalid, sembra abbia perso le forze necessarie per farlo.
«Allora dimmi, come si fa a rendere possibile l’impossibile?». Shahrzad si strinse mestamente nelle spalle. «Forse faresti prima a chiedermi come si fa a far volare una capra». «Molto bene». Shiva annuì solennemente. «Come si fa a far volare una capra?» «Legandola a un aquilone molto grande». «Non andrebbe molto lontana legata a una corda». «E dài, sii seria». «Sono serissima!». Shiva scoppiò a ridere, e il suono della sua risata oltrepassò la nebbia che si chiudeva su di loro, raggiungendo la sentinella silenziosa. «E se la mettessi sul tappeto volante? Volerebbe?». Gli occhi le brillavano di una luce strana. «Non dire sciocchezze». «Era solo un’idea». Shiva infilò la mano in un mulinello di fumo bianco. «Se vuoi sapere la mia, il modo migliore per spiccare il volo è tagliare le cime che ci trattengono a terra…». Le sue parole iniziarono a suonare attutite, come se fossero state pronunciate sott’acqua, eppure il suo sorriso splendeva ancora, raggiante. «Taglia i legacci, Shazi. Vola».
E così, la nostra regina inizia a volare. Contatta Musa, il mago conosciuto nel primo romanzo, e insieme si recano da un personaggio alquanto strambo, Artan.
Vi starete chiedendo il motivo per cui cito così tanti nomi, ma è davvero impossibile non rimanere colpiti da tutti i protagonisti, principali e secondari.
L’autrice non solo ci fa vivere moltissime avventure attraverso i racconti di Shazi, ma le relazioni di affetto, di amicizia, di fratellanza e di amore che si intrecciano tra i vari personaggi (vecchi e nuovi) creano all’interno del romanzo tanti piccoli “sub-romanzi”, facendoci sognare mille e una volta.
Questa, Ladies and Gentlemen, si chiama Arte!
Dicevamo… Shazi inizia a volare, ci prende per mano e ci accompagna finalmente dal suo Califfo. Il loro incontro credo rimarrà tatuato nella mia testa per molti anni: mi sono emozionata, è descritto con un’intensità, un’energia e una potenza da lasciare senza fiato.
Quando Shahrzad incrociò il suo sguardo, il resto del mondo parve cristallizzarsi, sfocarsi fino a scomparire. Persino la pioggia battente sembrò cessare. Un momento sospeso nel tempo. Un paio di occhi ambrati dietro il davanzale. E non v’era più alcuna paura. Alcuna preoccupazione. Alcun giudizio. Le ginocchia non le tremavano più, il cuore le batteva nel petto a un ritmo regolare. E in quell’istante di equilibrio perfetto, Shahrzad capì. Quella quiete, tutte le preoccupazioni messe a tacere in un batter d’occhio… Era perché loro due erano due metà di un tutto. Lui non le apparteneva, così come lei non apparteneva a lui. Fra loro non si trattava di possesso. Si trattava di essere fatti l’uno per l’altra, di essere inseparabili.
La carica sessuale fra di loro è palpabile, concreta e sebbene tutto sia lasciato alla nostra immaginazione, raramente ho assistito a una scena così sensuale, erotica ed esplosiva.
Nonostante i protagonisti siano molto giovani – o probabilmente proprio per questo motivo – il loro amore è autentico, fresco, pronto a rischiare il tutto per tutto per la felicità, il benessere e la difesa dell’altro. E questo discorso non vale solo per l’amore corrisposto, ma anche per quello negato. Tariq, per esempio, è consapevole di aver perso la donna che ha sempre amato, è conscio dei suoi sentimenti per l’uomo a cui appartiene e, benché questo lo renda infelice, non lo rende irrazionale. Perché? Il perché non ve lo posso dire, altrimenti rischierei di fare lo spoiler di tutto il libro, ma questo giovane uomo ha davvero tanto da insegnare.
Un’ultima cosa: questo è il romanzo della rivincita delle donne. Tutte le donne protagoniste sono forti, decise e risolute, nulla a che vedere con fanciulle che aspettano di essere salvate dal Principe Azzurro. Sono tutto il contrario e la cosa più spettacolare è che i califfi, gli spadaccini e gli arcieri di questo romanzo le amano e le rispettano proprio per questo, trattandole come pari, come regine da accompagnare lungo il cammino della vita.
Scherzavo, non ho ancora finito… il romanzo è stilisticamente e grammaticalmente perfetto. La trama è ricca e articolata, originale e colma di colpa di scena. L’utilizzo del passato remoto e della terza persona, poi, rendono la storia una vera e propria fiaba, come quelle a cui ci hanno abituati fin da bambini. Non ho trovato nemmeno refusi o, meglio, se dovessero esserci posso dire che ero talmente immersa nella narrazione da non essermene affatto accorta.
Che cosa state aspettando, allora? Venite a conoscere Shazi e Khalid, Tariq, Rahim e Irsa, Jalal e Despina, Vikram, Musa, Artan e il suo Serpente volante. Tra miti, magie e leggende, maledizioni, guerre, eserciti, amori e amicizie, non c’è da annoiarsi!
Chiusura epocale per una duologia che non potrà non farvi innamorare. Il voto massimo è 5, ma potendo darei 1000.
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