Jessica Charles non avrebbe neppure dovuto trovarsi a Londra, quel giorno. Eppure è successo l’impensabile. Incredibile visto che i suoi piani prevedevano un ritorno tranquillo a Edimburgo, una passeggiata con il fidanzato e magari un paio di drink con sua sorella. Senza dimenticare lo yoga con il suo gruppo di amiche, ovviamente. Avrebbe dovuto continuare con la sua normalissima vita rassicurante, invece quel fatidico giorno di agosto il mondo di Jessica è cambiato per sempre: un ex soldato mentalmente instabile ha fatto fuoco sulla folla. Ora è single e immobilizzata a causa delle ferite da arma da fuoco, sola e spaventata. È vicina a perdere per sempre la fiducia in se stessa e nell’intera umanità, visti i terribili momenti che sta affrontando. Questo, fino a che un completo estraneo entra nella sua vita. Uno sconosciuto che la fa sentire di nuovo viva. Keir McGregor è sempre stato un tipo forte, silenzioso. È il classico uomo scozzese: alto, cupo e molto affascinante. Ma Keir è tutt’altro che perfetto: è in fuga da un passato oscuro e il senso di colpa lo tormenta. Più tempo trascorre con Jessica, però, e più si innamora di lei. Ma ci sono dei segreti che minacciano di separarli per sempre. Perché per Jessica lui potrà anche essere un completo estraneo… Ma non è così per Keir.
Con una trama del genere, e due personaggi “rotti”, entrambi vittime della sindrome del “sopravvissuto”, entrambi alle prese coi molteplici strascichi, sia esteriori che interiori, dovuti al loro passato, mi aspettavo un’altra storia bella e intensa come quella di Lachlan e Kayla. Non che la storia di Keir e Jessica non lo sia, capitemi: lo è, ma non abbastanza. Insomma, la Halle aveva a mio parere la possibilità di chiudere la serie in bellezza, e invece la chiude senza brillare, con un romance non brutto, ci mancherebbe, ma che neppure si distingue, né per originalità, né per approfondimento psicologico, né per tenere viva l’attenzione del lettore.
Di questo libro mi sono piaciuti molto:
1) La scena iniziale, quella dell’attentato, descritta con vera maestria. L’autrice in questa scena è riuscita a farci entrare non solo nella testa della vittima, e a farci vivere ciò che lei stava provando, e già questo non è facile, ma anche a catapultarci nella follia omicida dell’attentatore, al quale vorresti dire “fermati, per favore, fermati”. C’è poco da fare, ci vuole bravura per farti provare pena e disperazione non solo per le vittime, ma anche per il carnefice. La Halle ce la fa, e gliene rendo merito.
2) L’idea del viaggio a due attraverso le Highlands, metafora sempre perfetta, per quanto sfruttata, di ricerca interiore, scoperta, rinascita o ritorno alla vita.
3) La scena finale, con la confessione di Keir davanti al gruppo di sostegno, che sebbene sia un cliché di genere, mette d’accordo un po’ tutti, penso, animi romantici e diversamente tali.
Vengo, allora, a cosa non mi ha del tutto convinto. Il disturbo post-traumatico da stress è descritto in maniera abbastanza superficiale, tanti sensi di colpa, incubi a profusione, ma il tutto viene percepito come poco approfondito e poco spontaneo. La scena meno spontanea di tutte, che sa di inserimento posticcio al fine di creare un pathos che non si riesce a raggiungere, è quella in cui lei ubriaca si getta dalla scogliera e lui corre a salvarla.
Altro limite della storia, la lentezza con cui si dispiega: a un certo punto del loro viaggio lei capisce che Keir le nasconde delle cose e, anche per dargli il buon esempio, si apre completamente a lui. Lui ha mille occasioni per dirle la verità, ma codardo continua a rimandare, e continua, e continua…Ecco, questa parte scoccia un po’, ti verrebbe voglia di dirgli “cretino, guarda che lei non te ne farà una colpa, al contrario di quello che credi, ma se scegli di tacere, allora sì che poi si incazza, quando scopre che le hai mentito”. Questo per dire che la storia si svolge in modo fin troppo scontato, sai già cosa accadrà prima di leggerlo, e difatti…
In conclusione, un’ultima storia bella da parte della Halle, ma non sensazionale, con pochi picchi eccellenti, e tante valli di monotonia. Complessivamente, un romanzo senza infamia e senza lode.
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