Quando dalla vita ricevi sangue, non ti resta che spargerne altro.
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Tristo è un killer assetato di sangue e la cosa non gli dispiace affatto. Gay in un mondo di centauri fuorilegge, è pronto a disfarsi di qualunque omofobo si azzardi a mancargli di rispetto. Vive di sesso occasionale, distruzione e spargimenti di sangue.
Tuttavia, dentro di sé, cova da sempre una brama inespressa che non può trovare appagamento. Quando per caso si ritrova a salvare il ragazzo più sexy mai visto in circolazione, capisce che non può lasciarlo andare; anche se questo vuol dire soffocare un uccellino dalle ali spezzate che incomincia appena a uscire dal nido.
Quando un uomo mascherato e coperto di sangue lo salva da una lunga prigionia, Misha non sa se ringraziarlo o pugnalarlo e tentare la fuga. Tristo non è il tipo di persona che accetta rifiuti, e il ragazzo teme di essere più in pericolo fra le sue grinfie che durante tutti quegli anni all’insegna di umiliazioni e violenze sessuali.
Per quanto spaventoso, però, Tristo è anche un animale di indubbio fascino e, quando scopre il potere che esercita su di lui, Misha si domanda se non valga la pena di provare a domarlo. Peccato che costruire un futuro insieme sia come mettere in piedi un castello di carte, se alle calcagna si ha un pazzo come Zero, il signore del crimine che ha già distrutto una volta la sua vita.
Basterà la ferocia del centauro assassino a sterminare i mostri del passato di Misha?
Mi spiace dirlo ma devo essere onesta con voi: non tutte le ciambelle escono con il buco. A mio avviso in questo romanzo vi è una dose di incoerenza che non posso giustificare con la mia classica frase “In un libro, tutto è concesso”.
Prima di arrivare a spiegare questa mia frase vorrei analizzare con voi il percorso che ho intrapreso con questa lettura.
Da un lato abbiamo un uomo che si fa chiamare Tristo, il Tristo Mietitore. Ci si aspetta dunque che sia un uomo senza anima e senza scrupoli. Dall’altro abbiamo un ragazzo al quale sono state barbaramente amputate le gambe e rapito da un essere senza cuore; da lui non ci aspettiamo altro che paura. E così affettivamente è, per entrambi.
Tristo trova accidentalmente Misha e, non appena lo vede, nasce in lui un sentimento di protezione smisurata che, ammetto, comprendiamo pienamente con il proseguo della lettura. Capiamo il motivo per il quale Tristo è così ossessionato dai disabili, perché di ossessione stiamo parlando.
È un libro nobile, un libro che insegna tanto, senza dubbio. Quali sono le reazioni che possiamo avere di fronte alla perdita di qualcosa o qualcuno? Presto detto: o temiamo che qualsiasi cosa che otterremo da quel momento in poi ci venga strappata via, e quindi siamo disposti a morire per proteggerla, oppure ci chiudiamo a riccio e non permettiamo a nessuno di interagire più con noi a livello profondo. Razionalmente nessuna delle due opzioni è quella corretta. Tristo si invaghisce di Misha, ma il dubbio che per lui sia solo una ossessione fetish si ha fino alla fine; Misha dal canto suo, non riesce a comprendere se le emozioni che prova siano una sorta di Sindrome di Stoccolma verso il suo salvatore oppure un vero e proprio inizio di amore.
Tristo le prova tutte per dimostrare la purezza dei sentimenti che ha per Misha, ma è un uomo in forze, decisamente in forze, e quando si prova attrazione verso una persona, si fa molta fatica a tenere le mani a posto. Gradevolissimi gli scambi di battute fra i due a tal proposito. Misha è stato sodomizzato per molto tempo, e nonostante il desiderio verso questo bellissimo uomo, che dimostra ogni minuto che passa sempre più affetto, non riesce a lasciarsi andare a livello fisico. Combatte contro se stesso, tenta di far salire questa “cosa” nata fra di loro alla fase successiva, ma a ogni tocco, seppur gentile e delicato di Tristo, i ricordi viaggiano verso un passato che vuole in tutti i modi dimenticare.
«Il mio corpo non è un videogioco. Non è che sblocchi i livelli e poi li puoi rifare quando vuoi». Tristo alzò gli occhi al cielo e si mise in piedi. «Non è così che funziona con la gente normale?»
Tristo si apre completamente a lui, cercando e sperando di conquistarlo anche attraverso l’estrema sincerità: gli racconta tutto ciò che riguarda la sua vita, dal suo passato a ciò che fa per vivere, e Misha, con sensibilità e intelligenza, non giudica ma comprende le motivazioni di tali “attitudini”. Che ci piaccia o no, un Mietitore ama la morte, ama il sangue, ha bisogno di questi elementi per vivere tanto quanto ha bisogno di ossigeno per respirare. Non sta a noi giudicare la moralità di Tristo e la giustificazione o meno di questa da parte di Misha, ciò che non comprendo io, e ritorno al discorso fatto inizialmente, è l’incoerenza in alcune parti del romanzo.
Mi piego meglio, Tristo dice:
«Ti terrò al sicuro anche nei sogni»
e ancora,
«Il dolce Andrey possono averlo tutti. Tu sei mio soltanto. Solo io ti conosco per quello che sei».
Poche scene dopo, le autrici raccontano di come…
L’uomo si puliva sul proprio corpo, spalmandosi il sangue sulla pelle e lasciando figure astratte color rosso ogni volta che si toccava. Era calmo e tranquillo, come se separare la pelle dal muscolo di un uomo non fosse niente di speciale, come se le grida d’aiuto non lo turbassero minimamente.
Non ho compreso questi passaggi: come può un uomo che si fa chiamare Tristo Mietitore, soprannominare il proprio compagno “Uccellino”? Qualcosa non mi torna. Anche ammettendo uno sdoppiamento di personalità del protagonista, lo trovo alquanto improbabile. Il libro è una continua contraddizione: feticismo VS amore, amore per la morte VS attaccamento alla vita, carezze delicate iniziali VS accoppiamenti selvaggi. E sì, perché quando Misha inizia a fidarsi, è tutto solo sesso, tanto sesso, troppo sesso. Quando il sesso è esagerato, quando serve per riempire pagine, è inutile e diventa noioso (e ve lo dice una che nasce come lettrice di erotici).
Arriviamo così al 90% circa del libro, la parte in cui c’è un po’ di azione. Il famigerato Zero ha in mano qualcosa per ricattare Misha, e lui e il suo uomo sono costretti a inventarsi qualcosa per riavere ciò che è stato sottratto loro. Detta così, mi rendo conto che non rende, ciò che entrambi fanno è un atto di amore e di grande valore, e solo per il messaggio che trasmette vale la pena di leggere il romanzo.
Ammetto però di essere arrivata a questo punto molto annoiata, e quindi ciò non mi ha, ahimè, fatto cambiare idea sul romanzo.
Sono sempre le Merikan, hanno sempre quella scrittura pulita e fluente, quell’ottica diversa sul mondo che ci circonda, quella spregiudicatezza e quel coraggio nel trattare argomenti che molti rifiutano. Il sadismo (perché è di questo che stiamo parlando: Tristo ama far del male, anche se sostiene di farlo solo a persone che lo meritano, ama veder scorrere il sangue), la disabilità, l’omosessualità sono sempre argomenti difficili da trattare, e loro lo hanno sempre fatto in un modo molto semplice ma di grande effetto, questa volta, però, questo grande effetto io non l’ho visto.
Misha si è posto una domanda, a voi la risposta.
«Finalmente sono al castello del principe. O forse… la tana del drago? Dove sono custoditi i tesori più preziosi?»
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