♦ Traduzione a cura di Rita Demaria.
Triskell Edizioni, Acquistabile qui ♦
Aren Montrell ha sentito parlare degli spettri di Oestend: misteriose creature che sbucano di notte e uccidono chiunque si trovi all’aperto. Non ha mai avuto ragione di credere alle storie, ma dopo aver accettato un posto come contabile al BarChi, un polveroso ranch nella remota prateria di Oestend, Aren impara presto quanto gli spettri siano reali. Di colpo, si ritrova a vivere in una presunta casa infestata, sigilli e generatori sono le sue uniche protezioni contro le creature invisibili della notte. Come se non bastasse, deve fare i conti con una burbera, vecchia signora cieca, “mucche” mai viste prima, oltre al fatto di essere apparentemente diventato lo scapolo più desiderato dei dintorni.
Aren diventa anche l’unico confidente di Deacon, il nerboruto capomastro del BarChi. Deacon dirige il ranch con il pugno di ferro, ed è felice di avere finalmente qualcuno con cui parlare. Mentre la loro relazione si fa sempre più stretta, Aren scopre che c’è molto di più in Deacon e nel BarChi di quanto osasse sospettare. Deacon sembra determinato a negare sia le sue origini sia ogni diritto sul BarChi, ma se Aren vuole sopravvivere ai pericoli di Oestend, dovrà convincere il cowboy a smettere di fuggire dal suo passato e a reclamare finalmente ciò che gli spetta.
Quando iniziamo a leggere questo romanzo, ci troviamo subito immersi in un’ambientazione evocativa e magica: da un lato, il BarChi potrebbe essere un qualunque ranch americano all’inizio del XX secolo; dall’altro, sembra un posto fuori dalla nostra realtà, in un universo parallelo in cui il tempo si è fermato, un universo in cui credenze, spiriti e parole magiche hanno potere e significato. Quest’ambientazione, così soffusa e avvolgente, ma allo stesso tempo difficile e pericolosa, mette il lettore nella giusta predisposizione d’animo per godersi a pieno una storia speciale, delicata e romantica, tragica e meravigliosa.
Al ranch BarChi giunge Aren, un giovane appena uscito dal college, un ragazzo di estrazione del tutto diversa da quella degli aiutanti che lavorano nel ranch. Un giovane che ha conosciuto l’umiliazione di essere cacciato dalla sua famiglia per le sue inclinazioni sessuali e che ha subito soprusi dai compagni di scuola, ma nonostante tutto abbastanza determinato a cambiare la sua vita, tanto da mettersi in gioco affrontando il pericolo degli spettri che minacciano la zona, e la non secondaria minaccia di aiutanti che conoscono solo la violenza come metodo d’interazione con le persone e che potrebbero vederlo come una facile vittima.
Pur essendo il contabile e non vivendo in prima persona il lavoro più pesante, Aren è partecipe della vita dura del ranch – un mondo che conosce la morte fin troppo spesso, a causa degli animali, degli spettri, degli incidenti – tuttavia il BarChi è un luogo speciale.
Ma, più di tutto, si sentì libero. Non era mai stato tanto leggero, o almeno così credeva. Rise forte. Era al settimo cielo, a tratti inebriato. Non riusciva a ricordare l’ultima occasione in cui si fosse sentito così vivo, o tanto appagato dal luogo in cui si trovava e da quello che stava facendo. La prateria si estendeva senza limiti da ogni parte, il cielo sembrava immenso e più azzurro che mai. Il sole brillava tiepido sul suo volto. Per la prima volta, Aren rifletté: forse aveva fatto la scelta giusta, dopotutto.
E a fianco a lui c’è Deacon. Il severo capomastro diventa ben presto un amico, qualcuno con cui parlare la sera, davanti a un whisky, incuranti di tutto; l’unica persona che Aren sente di non dover temere e dalla quale è irresistibilmente attratto.
Aren si ritrovò a sogghignare. Aveva tanta voglia di ridere. Non riusciva a ricordare l’ultima volta in cui era stato così sinceramente felice. Proprio là, in quella casa che non era davvero sua, sperduta in mezzo al nulla, era finalmente libero. Fuori, il vento ululava. Il fuoco scoppiettava nel camino. Il whisky scadente gli scaldava lo stomaco, e la traballante amicizia con Deacon lo rendeva più leggero di quanto si fosse mai sentito. Ringraziò qualsiasi Santo l’avesse portato a Oestend… qualsiasi Santo gli avesse inviato Deacon.
Contabile, ma anche pittore, Aren ha una sensibilità speciale che si manifesta nei suoi dipinti. La misteriosa donna dell’antico popolo Olsa lo rende consapevole dell’importanza di Deacon per il ranch, mentre il destino si stringe intorno a loro, rendendo sempre più indispensabile una scelta…
Fin qui posso dirvi che Il Canto di Oestend è un romanzo carico di fascino e magia, di amore fiero, ma allo stesso romantico, di erotismo potente e di sofferenza, nel quale le tradizioni antiche di rispetto per i morti sono fondamentali e i simboli hanno potere. In più punti (e non quelli erotici) bisogna fermarsi a prendere fiato, mentre il potere delle emozioni suscitate toglie il respiro e stringe il cuore in una morsa, attraverso singole parole o eventi che sembrano semplici, ma che costituiscono un puzzle di magnifica potenza.
È facile immaginare che l’amicizia di Aren e Deacon diventi ben presto qualcosa di più. La relazione d’amore tra i due è fondamentale per capire la loro psicologia.
Aren, all’apparenza fragile, disponibile persino a scendere a compromessi per avere occasionale soddisfazione sessuale, si rivela ben più di quello che sembra. Sensibile e allo stesso tempo determinato, è un personaggio meravigliosamente descritto e insieme a Deacon – per necessità duro, ma straziato dal non dover mai mostrare debolezza, e schiacciato dal peso della responsabilità di tutti gli aiutanti, e del doverli mandare spesso verso morte quasi certa – forma una coppia che si completa come un simbolo del tao. Il giovane Aren assume il controllo della relazione, dando la possibilità a Deacon di avere qualcuno che si prenda cura di lui, che lo liberi dal peso del comando. Le scene BDSM, delicatamente tratteggiate, sono parte integrante della psicologia dei personaggi, li spiegano e ne consentono l’evoluzione. Aren sente di cosa ha bisogno Deacon, andando oltre le apparenze e le convenzioni.
Insieme, Aren e Deacon sono una forza carica di erotismo, con frequenti e caldissime scene di sesso, ma allo stesso tempo sono coppia insicura e fragile che tratta la relazione come un bicchiere di cristallo, mentre pian piano le carte si scoprono e la profondità del legame si manifesta, coinvolgendo il lettore in un sentimento travolgente che lacera l’anima.
«Dimmi perché non puoi ordinarmi di tenermelo nei pantaloni.»
«Perché tu non mi appartieni!» si arrese Aren. «Ecco perché!»
L’altro si bloccò, con le braccia strette attorno a lui e le labbra ferme sulla sua nuca. Aren si domandò se non fosse andato troppo oltre, ma solo per un attimo. Deacon soffocò un verso nel suo collo, qualcosa a metà tra un ruggito e un gemito. «È questo che pensi?» chiese. La mano sulla sua patta si fece più aggressiva, mentre gli si sfregava contro il fondoschiena. «Perché credo proprio che ti sbagli. Io ti appartengo. Ogni singolo centimetro.»
Insieme dovranno affrontare il pregiudizio, ma anche le responsabilità del ranch che incombono come una minaccia.
Il giorno seguente, Deacon si alzò presto. Non ebbero nemmeno il tempo di fare colazione insieme. Deacon e Garrett avevano deciso di mettersi in marcia il prima possibile, nel caso il problema fosse alla capanna. Aren fece del suo meglio per non mostrare alcun segno d’angoscia in volto. Si mise a sedere sul letto e lo osservò mentre si rivestiva, cercando di trovare le parole giuste. “Addio” suonava troppo definitivo. “Sta’attento” troppo poco. Deacon s’infilò gli stivali. «Devo andare,» annunciò.
«Torna presto,» azzardò Aren. «Ti prego.»
Il cowboy sorrise. «Ti preoccupi troppo.» Si piegò e lo baciò con un rapido accenno di labbra sulla sua fronte. «Tornerò presto.»
Consiglio davvero questo libro, tenendo conto della presenza del BDSM e del tocco di MMM, perché è una storia d’amore speciale in un’atmosfera in cui la presenza del paranormale traspira in ogni pagina, senza però accomunarsi con le storie in cui le creature sovrannaturali sono protagoniste. Il sovrannaturale ne Il canto di Oestend, è parte del luogo e in un certo ha un significato profondo di rispetto e tradizione, in cui forse non è il “male”, ma qualcosa di diverso che dovrebbe far riflettere.
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