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Un tempo i maji, dalla pelle d’ebano e i capelli candidi, erano una stirpe venerata nelle lussureggianti terre di Orïsha. Ma non appena il loro legame con gli dei si spezzò e la magia scomparve, lo spietato re Saran ne approfittò per trucidarli. Zélie, che non dimentica la notte in cui vide le guardie di palazzo impiccare sua madre a un albero del giardino, ora sente giunto il momento di rivendicare l’eredità degli antenati. Al suo fianco c’è il fratello Tzain, pronto a tutto pur di proteggerla, e quando la loro strada incrocia quella dei figli del re si produce una strana alchimia tra loro. Ha inizio così un viaggio epico per cercare di riconquistare la magia, attraverso una terra stupefacente e pericolosa, dove si aggirano le leopardere delle nevi e dove gli spiriti vendicatori sono in agguato nell’acqua. Un’esperienza umana che non risparmia nessuno, in un turbine di amore e tradimento, violenza e coraggio. Nella speranza di ridare voce a un popolo che era stato messo a tacere.
Madre Cielo creò il cielo e la terra. Sulla terra creò gli esseri umani, suoi figli di sangue e ossa con pelle color ebano. In cielo diede vita agli Dèi, frammenti della sua anima a cui fece dono di un potere ciascuno. Questi stessi figli decisero di condividere il proprio potere con gli indovini umani, nati con capelli bianchi e che hanno nel proprio sangue la magia sottoforma di potenza. Una magia che si attiva solo all’età di tredici anni.
È così che voglio iniziare a parlarvi di questo libro, “Figli di sangue e ossa”, primo capitolo della serie Legacy of Orisha.
Voglio che veniate subito catapultati in un mondo magico, assolutamente originale e fantastico.
Un buon fantasy deve avere la capacità di farci sentire parte di un altro mondo, di farci sentire lo scorrere della magia nel proprio sangue, deve rinvigorire il corpo e completare un cuore a metà. Ecco come mi sono sentita durante la lettura: completa, forte, combattiva. Coraggiosa come gli stessi protagonisti della storia che sono ben tre, ma anche se abbiamo solo il loro punto di vista, il libro riguarda tutte le persone che incontreranno durante il cammino.
Questo è un libro corale che vi permetterà di conoscere un nuovo mondo a 360 gradi, ovviamente pian piano, un po’ alla volta, lasciandovi spesso con il fiato sospeso.
Vi commuoverete, anche. Ci sono punti nella storia che mi hanno fatto brillare gli occhi dalle lacrime, e persino piangere, essere scossa da brividi che nascondevano stupore, meraviglia e dolore. Terrore.
Per me protagoniste assolute di questo libro sono le donne. Le storie in cui le ragazze si mostrano indipendenti e combattive sono quelle che mi catturano di più, perché ci dimostrano che, se vogliamo, possiamo. Se vogliamo, possiamo combattere e proteggerci da sole, possiamo essere delle leonesse. Ma, nonostante la forza e l’indipendenza, avremo sempre bisogno di avere al nostro fianco persone di fiducia, che ci vogliono bene e che credono in noi a occhi chiusi. Persone che potrebbero sacrificarsi per noi proprio come noi per loro.
«Io insegno l’uso del bastone a ogni ragazza che vuole imparare, perché in questo mondo ci saranno sempre uomini pronti a farvi del male. Ma ho iniziato questo addestramento a beneficio degli indovini, di tutti i figli dei maji caduti. Anche se la vostra capacità di diventare maji è venuta meno, l’odio e la violenza nei vostri confronti restano. Ecco perché siamo qui. Ecco perché ci addestriamo. […] I vostri avversari sono armati di spade. Perché, allora, io vi addestro nell’arte del bastone?» […]
«Invalida più che ferire, ferisce più che mutilare, mutila più che uccidere: il bastone non distrugge.»
«Vi insegno a essere guerriere in giardino perché non siate giardiniere in guerra. Vi do la forza per combattere, ma dovete imparare tutta la forza della moderazione. […] Devi proteggere coloro che non possono difendersi. È la filosofia del bastone.»
Lo stile è semplice, delicato, coinvolgente, e senza tanti giri di parole vi farà provare molte emozioni e vedere davanti agli occhi un vero e proprio film.
I protagonisti sono uniti tra di loro da un destino beffardo che li metterà a dura prova. Perché le colpe e i dolori passati li segnano tutti, nel bene e nel male.
La notte del Raid, definita “il massacro dei maji” a causa dello spietato Re Saran che approfitterà della sparizione della magia per uccidere i maji adulti, li perseguiterà tutti.
Devono capire da soli qual è la strada giusta da seguire. Devono capire da soli da che parte stare, per cosa combattere.
Per il ritorno della magia?
Per il proprio Re che afferma di volere il bene di Orisha e per questo tenere lontana la magia dal proprio regno? In tutti i modi possibili. Modi che faranno soffrire anche il cuore più temprato.
«Vattene…»
«Non devi aver paura…»
«Io ho SEMPRE paura!»
Non so che cosa mi sciocchi maggiormente: la forza della mia voce oppure le parole stesse.
Paura.
Io ho sempre paura.
È una verità che ho seppellito per anni, qualcosa che ho faticato tanto a superare. Perché, quando si presenta, mi paralizza.
Non riesco a respirare.
Non riesco a parlare.
D’un tratto mi accartoccio sul terreno mettendomi un palmo sulla bocca per soffocare i singhiozzi. Non fa alcuna differenza quanto io sia forte, di quanto potere disponga la mia magia. In questo mondo sarò sempre odiata.
Avrò sempre paura.[…]
La verità taglia come il coltello più affilato abbia mai visto.
Qualunque cosa io faccia, avrò sempre paura.
Ebbene, Tomi Adeyemi si rivela una straordinaria scrittrice con uno stile che segna il cuore e l’anima, oltre che avere una meravigliosa fantasia. Fantasia che nasconde realtà crudeli di un’Africa lontana. Di uomini di colore torturati ogni giorno, uccisi senza pietà, mentre noi voltiamo lo sguardo e facciamo finta di non vedere. Questa è la denuncia della scrittrice: se ci commuoviamo e piangiamo per i suoi personaggi, se non voltiamo lo sguardo davanti al loro dolore, non dobbiamo farlo nemmeno con le persone di colore che incontriamo ogni giorno.
Inoltre ammetto, a causa di una mia lettura passata, che gli indovini (nati con capelli bianchi e occhi argentei) li ho identificati come i bambini albini africani. Quegli stessi bambini che dal proprio popolo vengono ritenuti magici e torturati in modo disgustoso solo per questo. Solo per avere la magia.
Saperlo, e leggere questo libro, forse mi ha permesso di sentire maggiormente la storia, di farmi sentire tutto ancora più reale.
Dietro alla fantasia c’è sempre di più. Bisogna ricordarlo.
Ebbene, se desiderate un fantasy young adult originale che vi farà scendere in guerra, precipitare nell’avventura, percepire la magia e conoscere l’amore, l’amicizia e la fratellanza nella loro forma più pura, non mi resta che dirvi di non lasciarvi scappare questo gioiellino.
Il secondo capitolo verrà pubblicato a marzo 2019 in lingua e sono certa che, grazie al passaparola che ho notato in questi giorni, non dovremo attendere molto per poterlo avere anche tra le nostre mani.
Perché storie come questa vanno lette per forza. Anche se alla fine lasciano con il cuore a metà, il fiato sospeso e il solo desiderio di sapere, perché il cliffhanger finale tortura.
Ma ne vale la pena. Per le belle storie, che lasciano molto più di semplici ore di svago, ne varrà sempre la pena.
Siamo tutti figli di sangue e ossa. […]
Abbiamo la forza per cambiare i mali di questo mondo.
Siamo stati abbattuti per troppo tempo.
Ora rialziamoci.
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