Professionalmente parlando, il dottor Alec Johnson ha quasi raggiunto tutti i suoi obiettivi. Insieme al suo ex, il dottor Tyler Hall, è anche il vincitore di un premio a loro destinato per il lavoro che svolgono con i senzatetto. Purtroppo, però, la sua vita privata fa un po’ pena, soprattutto perché ci sono in previsione per lui diversi eventi ai quali dovrà partecipare insieme a Tyler e al suo nuovo fidanzato. Nel tentativo di sollevarsi l’umore, Alec acquista una moto, ma non ha nemmeno idea di come si usi.
Dylan Booth non ha tempo per il dottor “Incapace” e per la sua Harley del 1964, ma nonostante sia un meccanico un po’ arrogante, non riesce a dire di no alla sua richiesta di aiuto.
Dopo aver trascorso la sua adolescenza per le strade e aver perso il suo migliore amico a causa dell’HIV, Dylan decide che dare una mano a quell’uomo impegnato a fare del bene sia il minimo che possa fare.
Ma vedere Alec interagire con il suo ex rende Dylan stranamente protettivo nei suoi confronti, tanto che invece di presentarsi come meccanico dichiara di essere il suo nuovo fidanzato.
L’ex sospetta che Dylan stia mentendo.
Alec sostiene che Dylan sia pazzo.
E Dylan non è sicuro di riuscire a fingere di essere gay.
Che cosa c’è di più sexy e virile di un uomo ricoperto di olio che ti sta salvando la vita?
Credo niente. Anche Alec ne è convinto. Dylan gli ha aggiustato la moto, Dylan gli sta dando lezioni per evitare che ci si ammazzi sopra, Dylan che è etero e bellissimo.
Il destino però è strano. Complice la sindrome del cavaliere, Dylan si troverà a difendere Alec da se stesso e da un ex non del tutto dimenticato, non ancora. Accompagnare Cenerentola (o) a una festa e fingersi il suo fidanzato sembrava una così bella idea. Sembrava.
«Quanto bene conosci Alec?» chiese Tyler. Non ci fu modo per Dylan di fermare le parole che uscirono dalla sua bocca. Forse perché, con una semplice alzata di sopracciglio, Tyler lo aveva più o meno chiamato bugiardo, cosa che non avrebbe dovuto farlo incazzare così tanto, tranne per il fatto che era vero. O forse era infastidito dal tono calmo della voce di Tyler, mentre Alec sembrava completamente miserabile, e lo sbilanciamento di potere scatenava sempre in lui una reazione istintiva. Proteggere Rick era stato il lavoro più importante di Dylan. Ma usare i pugni non era più un’opzione da considerare. Lo erano, però, le parole. Che spesso saltavano fuori dalla sua bocca senza che venissero minimamente pianificate. «Lo conosco a sufficienza,» disse, sperando di far abbassare la cresta a Tyler, per portarla all’altezza di quella di Alec, per così dire. «Alec mi ha portato a casa e mi ha scopato anche il cervello ieri notte.» Wow, quello suonava davvero strano detto da lui. Il silenzio che seguì durò abbastanza perché Dylan registrasse la mascella di Alec allentarsi e l’espressione neutra sul viso di Tyler. Il nuovo fidanzato serrò le labbra e guardò altrove. Dylan non ne era sicuro, ma gli sembrava che fosse sul punto di mettersi a ridere. Alla fine, Tyler studiò Dylan e il suo sguardo passò sopra i jeans forati, la maglietta sbiadita e gli stivali da lavoro. «Alec è venuto a letto con te ieri notte,» disse con un punto di domanda nascosto nel tono della voce. Lo stava per caso sfidando a confermare quella dichiarazione? Dylan incrociò le braccia, perdendo in fretta la pazienza con quell’uomo che sottolineava le sue bugie. «Sì.» Come se la precedente dichiarazione non fosse stata abbastanza pazzesca, Dylan alzò la posta in gioco. «Ci stiamo dando dentro da un po’, in modo abbastanza pesante.» «Interessante,» disse Tyler con espressione indecifrabile. Passarono due secondi prima che lanciasse un’occhiata ad Alec. «Quindi presumo che lui parteciperà al cocktail party di Noah come il tuo ragazzo?» Ragazzo? La bocca di Alec si aprì ma non ne uscì alcun suono. Mentre lo stato di mutismo continuava, Dylan si mosse sulla moto e la tensione gli indurì i muscoli. Lo sguardo sul viso di Tyler era chiaro. Non credeva a una parola di ciò che Dylan aveva detto e la risposta alla domanda sulla festa era un semplice test. Se Dylan avesse detto no, Tyler avrebbe provato di aver ragione. Ma se Dylan avesse detto sì… Cavolo, a cosa stava pensando? Non poteva dire di sì. Conosceva molte persone che pendevano da quella parte e Rick era stato esplicitamente gay, ma Dylan non era certo di poter nemmeno fingere attrazione per un altro uomo. Anche se, ovviamente, lui era un esperto nel raccontare palle su qualsiasi cosa. Non hai tempo per questo. Dylan aprì la bocca per rifiutare l’idea ridicola di un appuntamento e poi lanciò un’occhiata all’espressione di Alec. Quell’uomo stava sanguinando vulnerabilità. E dopo tre anni sulla strada con un amico che era stato un bersaglio costante, Dylan non poteva cambiare ora, la modalità protettore era radicata in lui come lo era respirare. Le parole uscirono prima che potesse fermarle. «Certo, ci sarò. Non mi perderei una festa di Noah per niente al mondo» disse.
Da questa semplice premessa inizia la storia, per niente banale, di due uomini molto diversi per retaggio ed esperienza.
Alec è un brillante medico che ha fatto della clinica per i senza tetto una realtà di successo. È un uomo buono, non saprei come altro descriverlo, che ancora si sforza di piacere ai suoi genitori così come è. Il rapporto con la madre è ambivalente, si percepisce come sotto l’atteggiamento di totale accettazione dell’omosessualità del figlio si nasconda una disperata voglia di normalità, sublimata nell’ossessiva militanza per ottenere la legalizzazione del matrimonio tra gay. La rottura con il fidanzato “storico” è fonte di sofferenza per lei e ciò non aiuta Alec nel suo percorso di rinascita.
Dylan è complicato. Negli anni più importanti per un uomo, quelli dell’adolescenza, ha vissuto ai limiti della società, un senza tetto tra tanti invisibili come lui. L’amicizia con Rick, un altro ragazzo sfortunato, lo salva, o meglio i due ragazzi si salvano a vicenda, condividendo le esperienze di una vita ai margini e consolidando un legame che neanche la morte per HIV dell’amico gay riesce a spezzare. Nella vita di Dylan non c’è spazio per le relazioni, non ha storie fisse con nessuna donna e conduce una vita tranquilla, per scelta. Quando si trova nel ruolo di nuovo fidanzato di “scorta” non è sicuro, pur essendosela cercata, di essere in grado di fingersi gay per difendere Alec dalla dolorosa umiliazione di vedere l’ex già di nuovo in coppia dopo neanche due mesi dalla loro rottura.
I due uomini, pur essendo attratti l’uno dall’altro, tentano di essere solo amici. Alec è sicuro che nutrire delle speranze comporterebbe solo sofferenza perché “santo cielo è etero!”; Dylan tenta di mantenere le distanze perché spaventato dal fatto che Alec riesca a far breccia nelle sue difese.
Ma come in tutte le storie che si rispettino, anche in questa c’è l’elemento non previsto, il deus ex machina che cambierà le carte in tavola.
Complice l’alcool e una serata disastrosa, Dylan e Alec iniziano il loro viaggio.
«La merce non si tocca,» disse con voce roca mentre si ritraeva con riluttanza. «Dai, Alec. Riprenditi, amico.» Riprenditi tu, Booth. Afferrò il polso di Alec e cercò di evitare un ulteriore palpeggiamento. Mise i palmi contro il petto dell’amico per impedire che i loro toraci si unissero di nuovo, cercando di non farsi piacere troppo la sensazione dei muscoli sotto le mani. Distanza. Era tutto ciò di cui aveva bisogno, solo un po’ di distanza. Era così impegnato a congratularsi con se stesso per il suo successo che si dimenticò dell’erezione dura sotto gli slip, che formava una protuberanza lungo la fessura aperta dei pantaloni. Alec smise di tentare di baciarlo e si lasciò cadere in ginocchio (…) E quella fu la fine della vita di Dylan come l’aveva conosciuta fino a quel momento (…) I secondi divennero minuti, fino a quando la realtà si fece troppo intensa per Alec. Era a letto con un uomo, aveva fatto sesso con un uomo che non avrebbe mai potuto essere niente di più di un finto fidanzato. Scappare divenne improvvisamente una necessità. Fece per ritrarre il palmo dalla coscia di Dylan, ma questi gli intrappolò la mano, facendogli aumentare le pulsazioni. «Hai promesso che mi avresti mostrato com’era,» disse Dylan. Per la prima volta da quando avevano iniziato a parlare, l’uomo ruotò il capo per guardare Alec. Dylan soffriva di un serio caso di capelli arruffati e sexy, e le sue palpebre erano appesantite dal sonno. Ma il suo sguardo bruciava. «Ma ti sei addormentato prima di poterlo fare,» continuò. Alec sbatté le palpebre, forzando la propria bocca a collaborare. «Com’era cosa?»
Da quel momento in poi Dylan e Alec si amano come se fossero una coppia, dormono insieme come se fossero una coppia e instaurano una relazione alla quale Alec vorrebbe dare un nome, mentre Dylan se ne guarda bene.
Due personalità così diverse, eppure destinate a incontrarsi per creare qualcosa di unico. Alec lo porterà fuori da un tunnel nel quale Dylan è intrappolato dalla morte di Rick; Dylan lo aiuterà ad assaporare la vita con maggiore flessibilità e a liberarsi da legami familiari soffocanti, sia pur connotati dall’amore. Si incontreranno a metà strada? Leggetelo e lo saprete.
Anche se la trama non è certo originale, il libro è scritto talmente bene da suscitare emozioni forti. Le descrizioni non sono mai sopra o sotto le righe, la narrazione è fluida e riesce a suscitare l’attenzione del lettore. Lo consiglio a chi vuole leggere una storia romantica, carica di forti emozioni, e nello stesso tempo davvero sensuale.
Come avrebbe potuto approfittare di lui se i vicini potevano vederli? Dylan ora sembrava più preoccupato che confuso. Probabilmente pensava che Alec stesse soffrendo di un colpo di calore.
E, come al solito, Alec stava fallendo nel far funzionare la sua lingua. Ma, grazie a Dio, questa volta era il momento di dimostrare e non di dire.
Mise le mani sul petto di Dylan, facendo girare entrambi, e poi lo spinse all’indietro. Cercò di dimenticare che l’ultima volta che si era comportato così stava volando sulle ali dell’alcol.
Cazzo, magari doveva bere più spesso. Al terzo passo indietro, Dylan colpì lo scaffale dietro di sé. Gli attrezzi tintinnarono e la consapevolezza gli illuminò gli occhi.
«Sono tutto sporco,» disse.
«Proprio come piace a me.»
Dylan si lasciò sfuggire una risata scettica. «Ti piaccio sudato?» Come poteva essere così lento di comprendonio? Alec tracciò l’incavo sotto la cassa toracica di Dylan, le onde dei muscoli addominali, e un imbarazzante sospiro di felicità gli sfuggì dalle labbra. Ma dannazione, non poteva più permettersi di tenere ciò che provava per sé.
«Sì,» disse. «Mi piaci sudato.»
Dylan sembrava dubbioso. «Ma sono coperto di grasso di quella cosa arrugginita, la Triumph.»
Alec gli alzò la maglietta, fece scivolare i palmi fino ai suoi capezzoli e Dylan prese un respiro affannato. Evidentemente le sue preoccupazioni sull’igiene iniziavano a vacillare perché afferrò Alec per i fianchi e se lo tirò contro.
«Cavolo.» La voce di Dylan suonava roca. «Hai le mani così lisce. Ma ti sporcherai tutto. Hai anche i pantaloni macchiati ora…»
«Dio, sì,» gemette Alec.
Alec lanciò un’occhiata verso il basso e ammirò le impronte nere che gli sporcavano i pantaloni, cortesia della catena che aveva tenuto in mano Dylan. Stranamente orgoglioso di quei segni, Alec gli tolse la maglietta con più forza del necessario, lasciandola cadere di lato prima di sprofondare il naso contro il collo di Dylan. Inspirò l’odore di olio di motori, uomo e muschio, lasciando a quel momento il tempo che meritava.
Così perfetto. Così giusto. Eccetto che per una cosa.
«Via i vestiti,» disse mentre faceva scivolare le nocche lungo il sesso duro sotto i jeans di Dylan. Un suono incoraggiante sfuggì dalla gola dell’uomo, che afferrò Alec per la vita per mantenersi in equilibrio mentre si toglieva gli stivali con le punte dei piedi. Reso improvvisamente goffo dal desiderio, Dylan si tolse quello destro facilmente, mentre per quello sinistro gli ci vollero due tentativi prima di farcela. Alec trafficò per aprirgli la zip e poi gli abbassò i jeans insieme alle mutande. Una volta che fu tutto attorno alle sue caviglie, Dylan scalciò i vestiti da parte e si levò i calzini. Sin dall’inizio Alec aveva fantasticato su Dylan sporco di grasso e sudato. Finalmente doveva smettere di essere paziente e poteva fare qualcosa per soddisfare quell’immagine che lo teneva sveglio la notte. Perché aveva aspettato così a lungo? Ora aveva tutte le intenzioni di portare quei pensieri alla logica conclusione: Dylan, sporco e compiacente, nudo ed esposto.
Inutile dire che dovete leggerlo.
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