Arrakis è il pianeta più inospitale della galassia. Una landa di sabbia e rocce popolata da mostri striscianti e sferzata da tempeste devastanti. Ma sulla sua superficie cresce il melange, la sostanza che dà agli uomini la facoltà di aprire i propri orizzonti mentali, conoscere il futuro, acquisire le capacità per manovrare le immense astronavi che garantiscono gli scambi tra i mondi e la sopravvivenza stessa dell’Impero. Sul saggio Duca Leto, della famiglia Atreides, ricade la scelta dell’Imperatore per la successione ai crudeli Harkonnen al governo dell’ambito pianeta. È la fine dei fragili equilibri di potere su cui si reggeva l’ordine dell’Impero, l’inizio di uno scontro cosmico tra forze straordinarie, popoli magici e misteriosi, intelligenze sconosciute e insondabili.
Non devo aver paura. La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta con sé l’annullamento totale. Guarderò in faccia la mia paura. Permetterò che mi calpesti e mi attraversi. E quando sarà passata, aprirò il mio occhio interiore e ne scruterò il percorso. Là dove andrà la paura non ci sarà più nulla. Soltanto io ci sarò.
Cosa si può dire che non sia già stato detto di Dune?
Non diventerò noiosa raccontandovi che è un libro che ogni amante della fantascienza deve leggere o che crea un mondo unico, frutto di una ricerca e una preparazione minuziose.
Voglio spiegarvi perché un lettore del 21esimo secolo deve leggere un libro uscito nel 1964, magari non solo perché si è amanti del genere da tempo immemorabile, ma anche perché ci si sta avvicinando, oppure si è curiosi di sperimentare generi diversi.
Dune è un romanzo di fantascienza, ma già dalle primissime righe si capisce che non è la tecnologia a farla da padrone. Il centro del romanzo è l’uomo, nello specifico la mente e l’animo umano.
In un futuro in cui le intelligenze artificiali non esistono più, la tecnologia si intrufola con delicatezza negli scudi, in qualche armamento moderno, nell’essere a conoscenza dell’esistenza delle navi spaziali. Se osserviamo gli ambienti che circondano i personaggi, ci sembra quasi di essere tornati a una sorta di Medioevo, con un Impero che vanta una struttura feudale formale, carica di intrighi e sotterfugi.
Accanto, ci sono le creazioni geniali che rendono unica l’ambientazione: i Mentat (computer umani in grado di elaborare enormi quantità di informazioni) e il Bene Gesserit (scuola di addestramento mentale e fisico esclusivamente femminile che tiene le fila di intrighi politici e incroci genetici tra le Casate alla ricerca del Kwisatz Haderach, la via più breve, il maschio Bene Gesserit).
Tutto l’Universo noto è tenuto insieme dalla Spezia o Melange, una droga che consente ai Navigatori della Gilda Spaziale di condurre le astronavi.
E la Spezia si trova solo su Arrakis.
Dune.
Il duca Leto Atreides, Jessica la sua concubina Bene Gesserit – madre del suo unico figlio – e il figlio Paul, si trovano all’improvviso, per decisione imperiale, a governare su Arrakis. Quella che sembra una posizione invidiabile è in realtà una trappola.
Sapere dov’è la trappola è il primo passo per evitarla. Questo è un corpo a corpo, figlio mio, ma su una scala infinitamente più grande; finta e controfinta e così via… senza fine. Il nostro problema è sciogliere l’intrigo.
Ma quello che i nemici degli Atreides non si aspettano è il potenziale che Arrakis nasconde nella sua popolazione nativa: i Fremen.
Le vicende di Paul, duca Atreides, così si mescolano con il destino di Paul Muad’dib, il Fremen e forse con lo Kwisatz Haderac, il Messia.
La narrazione però non si concentra tanto sul mostrarci le battaglie, l’avventura nel deserto o le lotte per il potere, ma ce li racconta mentre ci rende partecipi dell’evoluzione della mente di Paul, la sua crescita verso il destino segnato dalla sua nascita, celato nei suoi geni.
La mente di Paul continuò a funzionare, gelida, precisa. Vide le vie che si aprivano davanti a loro. Senza neppure l’aiuto del sogno, la sua prescienza gli rivelò, consapevolmente, quasi tutti i futuri possibili, ma con qualcosa in più, una frangia di mistero… come se la sua mente fosse sprofondata in qualche strato senza tempo, nella quale gli echi del futuro rimbalzavano confusi.
Paul è un ragazzo che non è più solo un uomo, ma con il suo addestramento e le sue capacità può vedere oltre.
Pervaso di misticismo, introspezione e capacità mentali al limite del sovrannaturale, Dune non ci conquista con l’azione, ma con i multipli livelli delle azioni dei personaggi, con Paul il duca, che vuole riconquistare Arrakis, Paul il Fremen che per Arrakis ha un progetto inimmaginabile, Paul lo Kwisatz Haderach – più della somma dei due – che oltre a essere condottiero è un Messia.
Ma anche i comprimari hanno tante anime, conflitti e passioni e sono tratteggiati con tale perfezione da essere distinguibili in un solo pensiero o una frase.
E questo in parte compensa ciò che al lettore moderno può sembrare un difetto del libro: nella sua coralità, la narrazione non si sofferma troppo su ogni singolo personaggio, ma attraversa le menti di tutti i personaggi e antagonisti principali senza definire netti confini. Questo uso fluido del punto di vista può rendere la lettura meno agevole a un lettore disattento. Ma è più che compensato da una storia e da idee che sono assolutamente uniche, da atmosfere cariche di una loro peculiare magia, da un futuro che però capiamo perché mescola concetti e culture che conosciamo, principalmente la araba (ma i termini di meditazione sono squisitamente indiani), in una narrazione sempre avvolta nel mistero, in cui c’è sempre qualcosa di oltre, da capire.
Bene e male diventano concetti nebulosi: i Fremen sono la forza del bene perché si contrappongono ai crudeli Harkonnen (male senza speranza, privo di onore e umanità) ma sono anche male nella misura in cui il loro fanatismo li acceca. Paul stesso è catalizzatore di eventi drammatici quanto necessari.
Dune/Arrakis è la natura, non conosce il bene e il male ma solo la sopravvivenza. E non ammette errori. I Fremen sono forgiati da Arrakis, nella concezione di una tribù al di sopra di tutto e dove nessun sacrificio è inutile se porta acqua alla tribù stessa. Perché su Arrakis l’acqua è più preziosa della vita umana.
Anche senza però cercare i multipli significati, o i riferimenti meno evidenti, Dune è un libro bellissimo, un libro forse non facile ma affascinante e indimenticabile.
Un libro la cui magia ha percorso i decenni senza perdere smalto, un libro visionario e fantascientifico ma attuale.
Un libro da leggere e rileggere.
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