Le forze dell’Asse hanno vinto la seconda guerra mondiale e l’America è divisa in due parti, l’una asservita al Reich, l’altra ai Giapponesi. Sul resto del mondo incombe una realtà da incubo: il credo della superiorità razziale ariana è dilagato a tal punto da togliere ogni volontà o possibilità di riscatto. L’Africa è ridotta a un deserto, vittima di una soluzione radicale di sterminio, mentre in Europa l’Italia ha preso le briciole e i Nazisti dalle loro rampe di lancio si preparano a inviare razzi su Marte e bombe atomiche sul Giappone. Sulla costa occidentale degli Stati Uniti i Giapponesi sono ossessionati dagli oggetti del folklore e della cultura americana, e tutto sembra ruotare intorno a due libri: il millenario I Ching, l’oracolo della saggezza cinese, e il bestseller del momento, vietato in tutti i Paesi del Reich, un testo secondo il quale l’Asse sarebbe stato in realtà sconfitto dagli Alleati. Postfazione di Luigi Bruti Liberati.
Non so da che parte cominciare a parlare di questo libro. In questi anni sono usciti tantissimi libri a tema distopico, ma forse pochi dei lettori che hanno amato le serie attuali hanno letto La svastica sul sole. La mia non ha la pretesa di essere un’analisi approfondita del testo, che potete leggere nelle prefazioni di molte edizioni scritte da persone ben più competenti, ma vorrei raccontarvi perché un lettore curioso, e che abbia un minimo d’interesse per il genere, dovrebbe leggerlo.
Il romanzo di Dick è un’ucronia e una distopia: la vicenda ha come presupposto che l’Asse abbia vinto la seconda guerra mondiale e che la storia non sia andata nel modo in cui noi la conosciamo.
Com’è facile immaginare, la visione del mondo con queste premesse è agghiacciante. Non solo Hitler non è stato fermato, ma le sue idee hanno permeato la parte di mondo che controlla: il genocidio degli ebrei continua, le società sono regolate sulle differenze di razza.
I personaggi principali si muovono in questa realtà parallela del 1962 che per loro è normale, forse persino giusta, o almeno non la peggiore possibile.
Li vediamo vivere o a volte solo sopravvivere in uno stato di monotona ripetitività, una vita guidata da regole sociali che ormai hanno dovuto fare proprie.
Quanto ai modi di rivolgersi alla gente… li conosceva. Chi trattare educatamente, chi con durezza. Sii brusco con il portiere, con l’addetto all’ascensore, con l’usciere, con la guida. Inchinati a tutti i giapponesi, naturalmente, anche se così sei costretto ad inchinarti centinaia di volte. Ma i pinocchi? Zona nebulosa. Inchinati ma guarda oltre di loro, come se non esistessero.
Seguiamo Childan proprietario di un negozio di oggetti d’arte e antiquariato; Tagome, funzionario governativo, ma anche Fink, ebreo operaio e poi artigiano dei metalli. Li osserviamo giorno per giorno nelle loro attività, con nello sguardo un senso d’ineluttabilità o forse una percezione che ci sia qualcosa di completamente sbagliato nella loro condizione. Li vediamo seguire ragionamenti che gelano il sangue al lettore moderno e capiamo che per loro sono normali. I personaggi non sono più in grado di distinguere il bene dal male, condizionati da una società che fa della discriminazione e del sospetto la sua base.
Ma l’Africa… si erano lasciati trascinare dal loro entusiasmo, laggiù, e bisognava ammirarli, anche se ai nazisti sarebbe stato forse consigliabile attendere ancora un poco, magari fino al completamento del Progetto Terre per l’Agricoltura. Ora, ecco laggiù i nazisti avevano dato dimostrazione del loro genio: l’artista in loro si era rivelato. Il mare Mediterraneo sbarrato, prosciugato, trasformato in area coltivabile, grazie all’uso dell’energia atomica… che ardimento!
I personaggi vengono in contatto con un romanzo, proibito dai tedeschi, La cavalletta non si alzerà più, una storia nella storia, un romanzo dove gli Alleati hanno vinto. Il mondo che ne è conseguito non è la nostra, ma una realtà altrettanto sbagliata che, tuttavia, comincia a mettere in discussione le loro convinzioni.
Ed ecco che qualcosa succede. Le contraddizioni emergono, la nebbia si alza un po’, come se finalmente il sole potesse farsi strada.
Con incredibile abilità, lo scrittore ci conduce passo passo in questo percorso, in un libro che ha la particolarità di non avere una vera trama. Se cercate l’azione non la troverete, ma in tutto ciò non c’è mai noia. La scrittura è semplice, anche se i concetti a volte non lo sono. Ci sono dei passaggi che possono confondere, ma leggerlo è come riemergere dal fondo del mare e pian piano seguire quel raggio che porta verso la vita. Fino a un finale che non può non essere definito geniale.
Il motivo per cui va letto, però, è perché fa pensare. Senza prediche, senza pesantezza, ma arriva in profondità come un bisturi. I ragionamenti di personaggi come Childan, che di sicuro non è un personaggio malvagio, fanno davvero riflettere su come la mente umana possa adattarsi a ogni situazione, per quanto terrificante, fino a trovarla normale. Fino a non vedere l’orrore che si cela. Fino a trovarla la soluzione migliore.
Fortunatamente viviamo in una società di legge e di ordine, dove gli ebrei non possono giocare i loro sporchi scherzi alle persone inermi. Siamo protetti.
Non so perché non abbia riconosciuto le caratteristiche razziali quando l’ho visto. Evidentemente è facile ingannarmi.
Mentre io sono assolutamente incapace di ingannare gli altri, e questo mi rende indifeso. Senza la legge, sarei in loro balia. Avrebbe potuto convincermi di qualunque cosa. È una forma di ipnosi. Possono controllare un’intera società.
Aggiungo un interessante spunto, una riflessione che un Childan lucido riesce a fare, superando il condizionamento di anni di sudditanza psicologica dei giapponesi.
– Gli uomini che hanno fatto questo – disse Childan – sono artisti americani, e sono orgogliosi. Me compreso. Perciò proporre di usare questi oggetti come amuleti portafortuna dozzinali significa insultarci, e io
chiedo delle scuse.
Non lasciate svalutare quello che create, siate orgogliosi di quello che fate, per quanto semplice, perché è la vostra anima e se lo mercificate state svendendo voi stessi.
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