Quando Rosemary Harper si unisce all’equipaggio della navicella Wayfarer non ha grandi aspettative: questa è stata costruita per creare tunnel spaziali che consentano il passaggio immediato da un capo all’altro della galassia. Tutto ciò che desidera è trovare un posto tranquillo, da poter chiamare “casa”, e avventurarsi verso angoli lontani e inesplorati, lasciando su Marte il suo passato travagliato e doloroso. Da quel lungo viaggio, invece, Rosemary otterrà molto di più… A bordo della Wayfarer la vita è proprio come se l’aspettava, più o meno pacifica anche se caotica, e conoscere i membri dell’equipaggio, composto sia da umani che da intelligenze artificiali, si rivela un’avventura interessante. Ma soprattutto, per la prima volta nella sua esistenza, Rosemary ha la possibilità di esplorare la galassia e confrontarsi con una moltitudine di culture e specie differenti, capaci nonostante tutto di convivere. E queste scoperte la porteranno a capire il vero valore della famiglia e dell’amore perché a volte il proprio posto è nello spazio aperto, buio e illimitato…
Un viaggio avventuroso in un mondo lacerato da guerre in cui l’unico obiettivo è la sopravvivenza.
Ho letto questo libro spinto da due motivazioni principali:
– innanzitutto, perché incuriosito dalla campagna pubblicitaria di lancio, che paragona questa serie – di cui è in corso di pubblicazione a breve per il mercato anglosassone il terzo volume – alla saga “The Expanse” di James S. A. Corey, che adoro;
– poi, a causa del riferimento all’equipaggio inter-specie della astronave Wayfarer su cui si imbarca la protagonista, che, per la prima volta da quando ho memoria, include – oltre agli umani e alla IA di bordo – anche esemplari di differenti specie aliene senzienti, e devo dire che su questo aspetto sono assolutamente soddisfatto.
I vari personaggi, sia umani che rappresentanti di ben tre razze aliene presenti a bordo della Wayfarer sono narrati dall’autrice con tale abilità, nelle loro varie vicissitudini ed interazioni quotidiane con gli altri membri dell’equipaggio, da prendere rapidamente vita ed essere assolutamente credibili, interessanti e persino divertenti, nelle loro idiosincrasie e particolarità caratteriali, così come nelle difficoltà di relazionarsi correttamente l’un l’altro all’interno di questa “famiglia” molto particolare.
Nel corso del libro assistiamo, quindi, al graduale adattamento di Rosemary a un ambito sociale e professionale assai più ristretto (per certi versi quasi claustrofobico) e particolare rispetto a quello in cui è sempre vissuta finora (e da cui è in fuga), e facciamo progressivamente conoscenza con gli altri membri dell’equipaggio, ognuno dei quali con un proprio carattere, unico e assai sfaccettato, che a poco a poco diventeranno la nuova famiglia di Rosemary. Con loro la protagonista si troverà a condividere la noiosa routine di bordo durante i viaggi della Wayfarer, intervallata di tanto in tanto da qualche franchigia, assai meritata, trascorsa su qualche pianeta vacanza assieme al resto dell’equipaggio, oppure da qualche brutta avventura, vicissitudine o evento particolare.
E qui, a mio avviso, iniziano le dolenti note di questo libro. Infatti, benché tutti i personaggi siano interessanti, come pure interessanti sono le varie interazioni che hanno tra di loro, dal punto di vista dello sviluppo orizzontale della trama accade ben poco, e quel poco che accade di significativo è descritto in gran parte nell’ultimo terzo del libro, cosa che conferisce di fatto a quest’opera un senso alquanto interlocutorio, quasi ad essere un preludio alla storia vera e propria, che si dipanerà poi a partire dal prossimo libro della serie. Contrariamente alle promesse, questa serie, almeno per il momento, non si presenta affatto all’altezza della serie “The Expanse” o di altre serie e trilogie fantascientifiche lette in passato.
È comunque un libro che scorre velocemente e si fa leggere volentieri, pienamente sufficiente, dunque, ma è bene che gli appassionati di fantascienza non si aspettino comunque niente di particolarmente eclatante o in grado di lasciare il segno.
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