Morton ” Jacko” Jackman è un ex Seal della Marina, imponente nel fisico, di certo non famoso per il suo romanticismo: un teppista del Texas che ha imparato l’autodisciplina arruolandosi. Eppure, nonostante anni di addestramento, non ha la minima idea di come affrontare Lauren Dare e non sa controllarsi di fronte a lei. Jacko frequenta il suo corso di disegno, scoprendo l’arte e innamorandosi in segreto. Ma c’è qualcosa di strano negli occhi della ragazza… Erede dell’ingente patrimonio del patrigno, Lauren è costretta a vivere nascosta, minacciata dal cugino Jorge, tossico e psicopatico. Il pericolo, però, a un tratto si fa reale, e Jacko le giura di difenderla a ogni costo, dopo un’improvvisa notte di passione…
“Vendetta di mezzanotte” è il primo libro della serie “Men of Midnight” collegata alla precedente serie “Midnight”.
Dopo tanta attesa, finalmente possiamo leggere la storia di Morton “Jacko” Jackman che avevamo già incontrato in “A mezzanotte un angelo”.
Jacko è un ex Navy Seal, un uomo che già dall’aspetto incute timore e che, dopo un passato non proprio roseo, ha trovato nella Marina uno scopo. Una volta congedato, ha iniziato a lavorare, insieme a John Huntington “Midnight Man”, nella sua Agenzia di sicurezza.
È un uomo schivo, di poche parole, che ama la sua moto, ascolta musica metal e si veste in modo decisamente eccentrico, come se volesse gridare al mondo: questo sono io e sono così.
Non ha mai avuto veri affetti nella sua vita, fatta eccezione per i compagni d’armi e i colleghi dell’Agenzia, verso i quali dimostra una profonda fedeltà.
Non ha punti di debolezza, fino a quando non incontra Lauren.
Lauren è una donna che ha dovuto affrontare le conseguenze delle scelte di altri. Ora è in fuga da un passato che la vede vittima innocente di un gioco più grande di lei. Sta scappando da qualcuno che la vuole morta a tutti i costi, un nemico pericoloso nella sua stupidità e ferocia. Lauren è un’artista e diventa amica di Suzanne, la compagna di John, ed è per questo che conosce Jacko.
Per ben quattro mesi i due si studiano e imparano a conoscersi, anche se sempre a debita distanza. Poi, come sempre capita nei romanzi della Rice, accade qualcosa che mette in campo nuove forze. Lauren è costretta ad andarsene, ma prima decide di concedersi una notte con Jacko.
— Vuoi… — Aveva la voce rauca. — Vuoi sederti? Parlare?
Gli occhi di Lauren stavano ancora cercando i suoi, acciaio brillante nella luce fioca. — In realtà. Mmm… — Le sue guance diventarono rosso fuoco. — Mi chiedevo se ti andava di fare l’amore.
Cazzo, sì! Jacko trattenne un urlo perché… be’, probabilmente lei non avrebbe gradito. Perciò si schiarì la gola, frugò nella mente completamente vuota per cercare qualcosa da dire che non fosse: “Cazzo, sì!”.
— Sì — rispose. — Mi… ehm… mi piacerebbe.
Gli sarebbe piaciuto come respirare.
— Va bene. — Lei si rilassò e accennò un sorriso.
Era preoccupata che rispondesse di no? Solo in quel momento Jacko si rese conto che l’essere sempre così eccitato quando era con lei l’aveva reso rigido. In tutti i sensi. E forse Lauren aveva interpretato il suo atteggiamento come indifferenza.
Da quel momento in poi la storia si dipana, coinvolgendo altri personaggi e ben due cattivi.
La trama è lineare e l’ho trovata molto carina, l’idea di un avvicinamento lento e graduale mi è piaciuta molto. I personaggi, a mio parere, sono meno approfonditi da un punto di vista psicologico, se confrontati a quelli dei libri delle altre serie, e l’autrice ci fa conoscere ben poco, per esempio, del loro passato. Lo stesso personaggio maschile risulta meno outsider rispetto alle mie aspettative, più vero e umano, ma di certo meno “riceiano”.
La scene di sesso intrigano, ma non prendono del tutto. La Rice ci aveva abituato alle passioni folli, ai gesti eclatanti, all’assoluta predestinazione dell’unione. Qui tutto risulta più pacato, non per questo meno bello, ma è impossibile non fare confronti.
— Sì — gemette Jacko, mettendosi sopra di lei.
La tenne dilatata con due dita, scivolò fino in fondo dentro di lei e si fermò.
Sorprendentemente Lauren stava ancora venendo, pulsando ancora e ancora attorno a Jacko, che restò fermo per lei. La stava baciando appassionatamente e i sensi di Lauren si fusero con quelli di Jacko. Con la sensazione di lui, l’odore di lui, il sapore di lui. Così misterioso, delizioso ed eccitante da mozzarle il respiro.
— Devo affondare di più — le sussurrò nella bocca e Lauren inarcò la schiena e si aprì per lui. E proprio quando gli spasmi dell’orgasmo cominciavano a scemare, lui le tenne la testa ferma per un bacio e cominciò a muoversi dentro di lei, poderoso e veloce.
La scrittura è la sua, sempre potente ed emozionante, ma è come se avesse avuto fretta di finire o non fosse entrata del tutto nella storia.
Poi ci sono due punti che mi hanno lasciata perplessa. La possibilità che Jacko possa intervenire dopo aver perso quattro litri di sangue e le motivazioni del secondo cattivo, disposto a pagare e anche uccidere per futili motivi.
Detto questo, oltre all’aspetto cognitivo, c’è quello emotivo.
Io amo la Rice e tornare nel suo mondo, ritrovare le atmosfere, risentire le voci dei personaggi tanto amati, è stato bellissimo.
Voglio che traducano tutto quello che scrive e voglio leggere ancora e ancora e ancora e ancora…
Ho già detto ancora?
Ora non ci resta che aspettare Metal e incominciare di nuovo l’attesa… disperata.
Editing a cura di:
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Ho riflettuto a lungo prima di cominciare a scrivere questa recensione e il motivo è presto detto: ciò che ho provato a lettura ultimata mi trascinava lungo opposte direzioni, ovvero ero e sono combattuta, come poche volte mi accade. Se qualcuno mi ponesse la domanda secca: “Ti è piaciuto? Sì o no?”, sarei tentata di chiedere la domanda di riserva, non potendo rispondere limitandomi a un “sì”o a un “no”, e neppure a un “insomma, così così”. Questo perché, leggendo il libro, ho avuto la sensazione che la Rice non fosse la stessa della serie Dangerous o della Midnight. In taluni punti era lei, brillante come sempre, intrigante più che mai, quella che sa emozionare e far sognare con un semplice sì:
— Aspetta. — La voce le uscì in un sussurro rauco. La sua gola quasi vibrava per l’emozione. — Ti andrebbe… — Sì. — La voce di Jacko era così profonda che più che udirla, la sentì nel diaframma. Lauren fece un mezzo sorriso. — Cosa? — Qualunque cosa tu voglia chiedermi, la risposta è sì.
Ecco la Rice che ti fa dire: “Wow! Dove li fanno uomini così? C’è uno stampo di fabbricazione da qualche parte? Potrei averne per un centinaio di chilogrammi?”
La Rice che ti trasporta nel suo mondo collaudato di uomini supersexy, forti, duri, ma anche dolci a modo loro, protettivi, capaci di amare in maniera viscerale e di correre in soccorso dell’amata, anche a rischio della vita. Un mondo sempre capace di incantarti, e farti sognare e sospirare.
D’altro canto però, come dicevo, in questo romanzo ho trovato una Rice sottotono rispetto al solito, poco sciolta, legata, frenata, forse stanca, con la conseguenza che anche la storia e la stessa coppia stentano a decollare. Anzitutto una certa superficialità o mancanza di approfondimento nella caratterizzazione psicologica dei personaggi, affidata a pochi ricordi del passato, sia per Lauren che per Jacko. Sembra quasi che la Rice si sia divertita di più a tratteggiare la personalità del vero antagonista della storia, il versatile genio informatico al servizio della malavita, che quelle dei protagonisti. Se Jacko è comunque ancora dotato di tutte le attrattive che siamo abituate a trovare nei personaggi maschili dell’autrice, pur se oltremodo taciturno e controllato, Lauren invece sembra spenta per buona parte del libro: le manca la vivacità o la personalità spiccata delle altre compagne che abbiamo conosciuto e amato nella Midnight. Anche le scene di sesso sono più dimesse rispetto alla passione esplosiva che mi aspettavo di vedere. E se questo, da un lato, può essere letto in senso positivo, perché ci mostra un Jacko “quasi umano” e non la classica macchina del sesso, dall’altro la performance non proprio brillante dell’autrice si ripercuote anche sull’aspetto emotivo: per farla breve, in quei momenti, io l’amore fra ‘sti due, non sono riuscita a percepirlo.
Infine vengo alla scena che più di tutte mi ha destabilizzata, quella del salvataggio di Lauren da parte di un Jacko gravemente ferito, che, dopo esser stato centrato da due colpi di pistola e aver perso una grande quantità di sangue, monta sulla sua moto per inseguire il rapitore che ha con sé una Lauren priva di sensi. Mi spiego: nessuna di noi si aspetta che questi supereroi rientrino negli stretti parametri fisiologici validi per un comune essere umano, perciò siamo già predisposte a chiudere entrambi gli occhi sulla incredibilità di ogni loro prestazione – anzi dirò di più: tutto ciò è parte di quelle caratteristiche che amiamo nei personaggi maschili della Rice – ma… cavolo… ha perso quattro litri di sangue… quattro litri! Un tantino esagerato anche per Superman, vi pare? Non vi nascondo che la mia mascella ha fatto plof, cascando sull’e-reader. A destabilizzarmi, però, non è stato solo lo svolgersi dell’azione e le considerazioni che, nel frattempo, facevo sulla sua credibilità, con mormorii soffusi sul genere: “Ma daiiii, l’hai davvero sparata grossa stavolta”, e no, care mie. Perché, mentre ero ancora incredula e molto, molto perplessa riguardo alle scelte dell’autrice, ecco che con poche parole la Rice mi riporta in totale stato di grazia:
— Parlami! — La voce di lui era debole ma profonda. — Jacko… — Anche la sua voce era flebile, si sentivano appena sopra il rumore del vento. — Ti amo — le sussurrò, chiudendo gli occhi e cadendole addosso, coprendola con il suo torace e proteggendola dalla neve, da tutte le cose brutte, persino dalla morte. Fu così che li trovò Metal… svenuti, con Jacko che la proteggeva anche in punto di morte.
Capite, ora, come mai mi trovo in seria difficoltà nel valutare questo libro?
Ad ogni modo, nonostante non sia rimasta del tutto soddisfatta per le pecche evidenti che il romanzo presenta, e nonostante il fatto che in futuro ricorderò Jacko e Lauren come “la coppia col freno a mano tirato”, l’unica cosa che riuscivo a pensare, all’ultima pagina, era: “Non vedo l’ora di leggere il prossimo, quello su Metal e Felicity”.
Editing a cura di:
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