Tre matrimoni. Tre funerali. Alessa china la testa per nascondere gli occhi asciutti mentre si inginocchia davanti alla bara tempestata di gioielli sull’altare. Avrebbe pianto. Dopo. Lo ha sempre fatto. Restare vedova a diciotto anni è senza dubbio una tragedia. Ma è difficile trovare le lacrime quando la si vive per la terza volta.
Il dono che gli dei hanno concesso ad Alessa, in effetti, avrebbe dovuto amplificare la magia del suo Dorgale, non ucciderlo al minimo tocco. E ora, a un soffio dall’arrivo di uno sciame affamato di demoni che divorerà tutto ciò che incontrerà su Sansaverio, la giovane Lumera non ha più tempo per trovare un altro compagno e insieme opporsi all’avanzata delle forze maligne. Inoltre, influenzati da un predicatore, i suoi stessi soldati tentano di assassinarla, convinti che ucciderla sia l’unica speranza di salvezza per l’isola.
Nel disperato tentativo di sopravvivere, Alessa decide di assoldare Dante come guardia del corpo personale, un emarginato cinico e con la fama di essere un assassino. Ma con la ribellione ormai alle porte, i segreti che nasconde l’uomo potrebbero condurre al più terribile dei tradimenti. Si tratta di un alleato o di un nemico? Da questa risposta dipende sia la vita della giovane sia il destino del suo Paese.
“Da sola” disse, “una persona è un filo che si recide facilmente. Intrecciati insieme, siamo abbastanza forti per sopravvivere.”
La citazione riportata sopra riassume alla perfezione il senso di questa storia; il messaggio, neanche tanto nascosto, tra queste pagine.
Ammetto che la trama non mi convinceva del tutto e, se avessi seguito l’istinto, sarei passata oltre. Decidere di leggere questo libro è stata una sorta di scommessa con me stessa; scommessa vinta perché la storia mi è piaciuta, l’ho letta in due giorni.
Alessa è la Lumera, colei destinata dagli dei, anzi dalla Dea, a difendere Sansaverio dall’invasione delle forze maligne. È dotata di un grande potere che dovrebbe fare da cassa di risonanza per quello del suo Dorgale, ovvero il compagno o compagna con cui condividere il fardello della battaglia, ma sembra che nessuno sia in grado di sopportare il suo grande potere.
Tre matrimoni e tre funerali (no non è il seguito di “quattro matrimoni e un funerale” e nemmeno il prequel): nessuno dei Dorgali da lei scelti è sopravvissuto al suo tocco, e questo la pone in una situazione pericolosa. L’invasione dei demoni si avvicina, trovare un nuovo Dorgale diventa una corsa contro il tempo per la giovane Lumera, ma diventa anche pericoloso per la sua incolumità, infatti, chi dovrebbe proteggerla le si rivolta contro, a causa di un predicatore che l’ha presa di mira… Quando tutto sembra perduto, quando la giovane sembra soccombere alla disperazione… incontra Dante.
Dante – un reietto, uno di quelli che sta ai margini della società – potrebbe essere la risposta alle preghiere di Alessa, la possibilità di una giovane donna di poter vivere come la maggior parte delle sue coetanee ma, soprattutto, la possibilità di amare ed essere riamata. Dante che si svelerà essere l’ultimo di una stirpe maledetta, e non vi dico altro per non togliervi il piacere della scoperta. Con lui e grazie a lui un raggio di speranza torna a brillare, il giovane spingerà Lumera e Dorgali a comprendersi meglio e a comprendere l’errore fatto finora. Ovvero la solitudine nella quale la giovane si è / è stata relegata. Solitudine che giorno dopo giorno inghiottiva la gioia di vivere, stendendo il nero manto della disperazione.
“Pregare significava tendere la tua anima come una mano aperta, confidando che qualcuno l’avrebbe accolta. Ogni volta che tendeva lei la mano, portava la morte.”
Il libro ci viene raccontato tutto dal punto di vista di Alessa/Lumera, dandoci uno sguardo su quanto succede e che è strettamente legato alle sue emozioni; personalmente avrei gradito anche il punto di vista di Dante ma forse nel prossimo libro sarà viceversa, io lo spero vivamente perché come l’autrice ha caratterizzato il protagonista maschile mi è piaciuto tanto tanto.
“Il silenzio era assordante, quasi ampliato dal lieve fruscio di pagine che girano. Non si era mai resa conto che il silenzio avesse un peso, un battito che, in qualche modo e paradossalmente, rendeva difficile sentire qualsiasi altra cosa.”
Devo ammettere che la Thiede ha fatto davvero un ottimo lavoro sia nella caratterizzazione dei personaggi che nell’ambientazione. Tutti i personaggi, protagonisti e secondari, pagina dopo pagina hanno avuto una maturazione, un cambiamento come se, da una sorta di bidimensionalità in bianco e nero, una goccia di colore dopo l’altra raggiungono una tridimensionalità a colori.
L’ambientazione è bellissima, ho letto questo romanzo mentre stavo facendo un viaggio sulla costiera amalfitana, quindi mi sono calata in pieno nell’atmosfera del libro, talmente tanto che nella mia testa Sansaverio è diventata Capri (le descrizioni erano perfette per quell’isola, i profumi, i limoni…).
Il worldbuilding mi è piaciuto molto, come sia nata la necessità della Lumera e dei / delle Dorgali, il patto tra dèi. L’autrice è riuscita a saziare la mia curiosità e a stimolarla ulteriormente con il finale del libro. Ora aspetto con ansia il seguito, devo e voglio scoprire cosa si sia inventata la Thiede.
Consigliato.
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