♦ Traduzione a cura di Victor Millais
Dreamspinner Press, acquistabile qui ♦
Attirato da una misteriosa richiesta di soccorso, l’equipaggio della nave mercantile Hermes trova alla deriva nello spazio un vascello militare in apparenza vuoto. Al suo interno, sangue e resti umani imbrattano i corridoi e vi è un unico sopravvissuto, rinchiuso in una cella di custodia. L’uomo, bellissimo ma traumatizzato, attira l’attenzione dell’addetto alle comunicazioni della nave, Isaac Ozawa, che decide di prendersene cura, offrendogli la gentilezza e il calore di cui l’altro ha bisogno dopo gli orrori vissuti.
Isaac ha imparato sulla propria pelle cosa significhi essere diverso, essere un emarginato, e questo rafforza il loro legame. Un tempo pilota promettente, ha subito dei danni fisici dopo che il suo cervello non è riuscito a fondersi con l’impianto necessario a pilotare i potenti caccia della Flotta. Il cervello di Turk non è da meno. Come risultato di un esperimento militare fallito, le sue naturali capacità sono state aumentate a livelli pericolosi.
Quando un ammiraglio senza morale e assetato di potere rapisce Isaac, usandolo per convincere Turk a diventare l’arma catastrofica che ha sempre sognato, saranno necessari tutta la forza di Turk, l’ingegnosità dell’equipaggio della *Hermes*, l’aiuto degli enigmatici Drak’tar e la testardaggine dello stesso Isaac per riuscire a salvare l’intero universo.
Finalmente un mm di fantascienza con una trama soddisfacente dal punto di vista fantascientifico! (Cit. Aurora )
Per aprire questa recensione ho scelto di riportare le parole di una MMmmina che, come me, può vantare un passato da “nerd” pieno di astronavi e galassie lontane, perchè le sue parole sono quelle che meglio sintetizzano il mio pensiero su questo emozionante, avventuroso e romanticissimo romanzo.
Leggerlo mi ha ricordato i tempi in cui leggevo gli Urania acquistati rovistando tra le bancarelle lungo i bastioni a Milano… quando la fantascienza era fatta di imperi galattici e mondi alieni bizzarri e con usanze “strane” ma così ben descritte che non ti chiedi mai come sia possibile ma accetti tutto il pacchetto completo.
Gli occhi di Isaac si aspettavano l’oscurità, il suo cervello si aspettava una caverna sbozzata nella roccia, perciò impiegò qualche momento per capire cosa stava guardando dall’altra parte dell’ingresso. Sotto di loro, estesi fino all’orizzonte interno, sorgevano rosei pinnacoli conici e ziggurat, strade sinuose, qua e là dei giardini sospesi. Veicoli di colorate forme rettangolari sfrecciavano sui viali illuminati, come magici tappeti volanti usciti da antichi racconti terrestri. Karsk Tor. Nonostante stesse ormai perdendo conoscenza, Isaac smise finalmente di credere che fosse tutta un’allucinazione. Quella era la capitale di T’tson, e i Drak’tar non avevano proprio nulla di umano.
Qui ci troviamo di fronte a un bellissimo esempio di Space Opera, c’è un impero galattico “umano” di impostazione militarista; c’è un mondo alieno “sconosciuto” abitato da alieni e umani che hanno costruito nei secoli una sorta di simbiosi e che ha portato allo sviluppo di una società complessa, con usanze che possono apparire bizzarre, ma non per questo poco realistiche; ci sono degli eroi “imperfetti” ma che non esitano a lottare per ciò che credono giusto; c’è una tecnologia talmente avanzata da sembrare quasi magica, ma che comunque fonda le sue basi su concetti scientifici realistici; e naturalmente c’è una storia d’amore romantica ed epica, che fa battere il cuore e versare qualche lacrima.
Isaac si fece silenzioso e Turk sentì qualcosa di umido sul petto. “Non voglio abbandonarti,” sussurrò Isaac. “Ma non voglio lasciarti diviso a metà quando morirò.” Ah, dunque si tratta di questo. Ora comprendeva l’esitazione di Isaac. “Contro ogni ragione, oltre ogni probabilità, noi due ci siamo trovati. Avrei potuto trascorrere una vita intera senza nemmeno conoscerti, frustrato e solo, chiedendomi perché non riuscissi a trovare ciò che hanno gli altri.” […] “Eppure mi sono disteso tra le tue braccia. Ho baciato le tue labbra e dormito al tuo fianco. Ho trovato il mio sol’atenis, e sono completo. Qualunque cosa succeda d’ora in poi, mio Isaac, almeno avremo avuto questo.”
[…]
Parole coraggiose, quelle che aveva rivolto a Isaac. Ma mentre osservava il suo splendido viso, troppo pallido e solcato dal dolore, seppe che non avrebbe più voluto vivere se il suo atenis fosse morto.
Turk e Isaac sono due personaggi costruiti con grande maestria, profondi, esaustivi e che si completano a vicenda formando una coppia unica, che resterà a lungo nel mio cuore per l’amore che provano l’un l’altro, che li lega indissolubilmente e al contempo ne libera lo spirito verso limiti che entrambi non pensavano di poter superare.
“Turk?” “Mmh?” “Cosa significa quella parola?” “Quale, piccolo?” Isaac tracciava dei motivi sul braccio di Turk. “Atenis. Continui a chiamarmi così. Spero che abbia un significato positivo.” Isaac aveva centrato con precisione millimetrica uno degli argomenti di cui Turk desiderava maggiormente discutere. “Non c’è una traduzione ben definita. […] Il sol’atenis è chi rende il tuo cuore completo. La persona perfetta per te. Sul mio pianeta è un legame inseparabile, riconosciuto dalla tradizione, dalla legge e da ogni essere vivente.” Isaac rimase immobile, le mani strette a pugno. “Perciò è una… rivendicazione? Stai cercando di dirmi che appartengo a te e a nessun altro?” […] “No, atenis. Te lo sto dicendo perché tu sappia che, senza di te, io non sarò mai intero.”
Turk è un personaggio incredibile, si presenta fisicamente possente, un guerriero spietato e con un potere distruttivo dalle potenzialità devastanti, ma piano piano si rivela un poeta dall’animo gentile, capace di una dedizione assoluta e di un amore altruistico e immenso.
Le sopracciglia dell’uomo si inarcarono. “La tua gioia è più che sufficiente.” Si chinò in avanti per strofinargli il naso sulla mandibola. “E poi ho appena cominciato.” “Speravo che lo dicessi.” “Tu fai cantare il mio sangue.” Turk gli circondò la vita con un braccio e lo attirò sopra di sé. “Il tuo sorriso mi fa cedere le gambe. La tua risata avvolge il mio cuore come piume infuocate.” “Dio. Come hai fatto a passare dai monosillabi alla poesia?” A Isaac tremava la voce. Posò il viso sulla spalla di Turk per nascondere le lacrime che gli erano salite agli occhi. No, oh, no, non era possibile che stesse provando sentimenti simili. L’attrazione fisica si era trasformata in qualcosa di molto più profondo. Se all’inizio era stato attratto dal corpo di Turk, adesso erano la sua visione unica dell’universo, il suo buonsenso, la sua preoccupazione, la sua pazienza e i suoi momenti di dolcezza e vulnerabilità a essergli entrati nel cuore.
Al contrario Isaac, almeno all’inizio, appare debole, ferito nel corpo e nello spirito,
Il lavoro lo calmava. Era sempre stato così. La sua posizione sulla Hermes aveva fatto meraviglie, da quel punto di vista. Gli attacchi neurali si erano ridotti a un paio al mese, invece di verificarsi quotidianamente come succedeva prima. Riusciva a controllare le emicranie e gli svenimenti, almeno finché non attivava l’impianto. Un lavoro buono e sicuro tra persone buone e sicure, senza essere costretto a rinunciare alle stelle; cos’altro avrebbe potuto desiderare? Qualcuno che mi ami… Ma quel concetto era per i sognatori e per le persone che potevano concedersi il lusso di cedere alle illusioni. Gli era stato strappato tutto ciò che aveva, a parte la capacità di sopravvivere, e anche le sue illusioni gli erano state rubate ormai da tempo. Il sesso era necessario. L’amore era per coloro che non dovevano preoccuparsi che il loro cervello potesse tradirli.
ma piano piano capiamo che possiede una volontà ferrea, che si manifesta proprio grazie alla sicurezza in se stesso che l’amore di Turk riesce a far riemergere, e che gli permetterà di trovare il proprio posto nell’universo.
La scrittura dell’autrice è perfetta, si adatta alla storia, sempre col giusto ritmo e stile, romantica nelle scene d’amore, scattante in quelle d’azione, descrittiva il giusto, mai pesante o troppo superficiale. Ho trovato davvero incredibile come sia riuscita a scrivere una storia tanto romantica, senza mai cadere nello sdolcinato.
Guardò quegli occhi azzurri come il cielo d’estate, disorientato, pensando che sarebbe potuto annegare in quegli occhi per sempre. La spinta della lussuria e del desiderio, certo, ma la forza d’attrazione nei confronti di quell’uomo era molto più profonda, simile a quella che aveva creduto di provare per Ethan, ma che si era poi rivelata una pallida delusione. Lì c’era tutto ciò che desiderava, tutto ciò di cui aveva mai avuto bisogno. Lì c’era la risposta al vuoto che sentiva dentro di sé.
Vi consiglio caldamente questo romanzo se come me avete letto per anni fantascienza sentendo che mancava sempre qualcosa nelle storie d’amicizia tra i protagonisti maschili, ma anche se non ci avete ma pensato, o addirittura se non siete dei patiti di questo genere, perché merita una possibilità di farsi scoprire da voi.
Io sicuramente leggerò con molto piacere altre opere di Angel Martinez, sperando di poterne vedere tradotte al più presto!
Stavolta non era lui a guidare e Turk si trovava al suo fianco, invece che moribondo in una lugubre prigione. Eppure… “Così il cerchio si chiude, amore.” “Trovi?” “Io ho questa impressione. L’ultima volta che ho visto un panorama simile stavo uscendo per venire a prenderti.” “Ah. Ti ho mai detto quanto ti sono grato per quello?” Isaac ridacchiò. “Mi hai ringraziato per averti portato in salvo, sì. Il più bel ringraziamento che abbia mai ricevuto.” “Non è stato solo per avermi salvato. Anche per essere venuto a cercarmi, per non esserti arreso.” Turk portò la nave alla testa della formazione. “L’universo è circolare, secondo me.” “Può darsi.” “Tante cose vengono plasmate in una forma circolare dall’attrazione gravitazionale. Anche l’universo deve esserlo. E ogni cosa esistente, in definitiva. Infinitamente circolare.” “Mio guerriero-poeta, scegli dei momenti strani per queste riflessioni filosofiche.”
Recensione a cura di
Editing
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