Buon pomeriggio, Feelers!
Oggi, nel salotto virtuale di Feel the Book, ospitiamo la grande Lisa Marie Rice per un’intervista esclusiva!
Buona lettura!
Anzitutto grazie di cuore per avere accettato di stare con noi e rispondere alle nostre domande.
È un grande piacere! E grazie a voi!
Iniziamo con una domanda classica, ma indispensabile. Perché hai iniziato a scrivere e perché il romantic suspense?
Sai quando hai un sogno nel cassetto, da anni, da sempre? Ecco, quel sogno, per me, era scrivere (e pubblicare). Volevo tantissimo tenere un mio libro in mano; trovarlo in libreria, sorridere, tirarlo giù dallo scaffale; aprire lo scatolone di libri inviato dalla casa editrice, tirar fuori il mio romanzo e sfogliarlo. Era un sogno sin da quando ero bambina, sin da quando ho imparato a leggere. Mia madre dice che ho imparato a leggere da sola, ma non me lo ricordo; fatto sta che, però, in prima elementare sapevo già farlo. In più vivevo di fronte alla biblioteca della contea e mi facevo sempre amica la bibliotecaria di turno. Erano i tempi in cui ancora si credeva nelle biblioteche e, ogni volta, era come entrare nel castello incantato delle favole, dove tutto era possibile. Volevo tanto essere una scrittrice. Avevo quaderni pieni di storie abbozzate, mezze finite, scarabocchiate, appunti e trame. Più che la storia in sé, era importante essere quella che la scriveva, una figura quasi magica ai miei occhi. Ma, ahimè, come spesso accade, quel sogno l’ho messo da parte da liceale e universitaria e forse è stato meglio così. Di che cosa scrive una persona giovane? Bisogna “sporcarsi le mani di mondo”, bisogna conoscere disfatte e conoscere trionfi. Insomma, bisogna vivere prima di scrivere. Così ho fatto l’interprete per tanti anni. Ho viaggiato e visto una grande fetta di mondo e anche di mondi – il mondo politico, scientifico, economico e culturale. Secondo me fare l’interprete è un’ottima preparazione per fare lo scrittore. Anche perché quando scrivi, l’unico modo per produrre un libro è inchiodarsi a una sedia per giorni, mesi, anni e per fortuna tutto quello che volevo vedere l’ho già visto. Due volte.
Una premessa lunga per dire che, a quarant’anni, mi sono fatta la famosa domanda: se non ora, quando? E mi sono messa di buona lena a imparare da sola a scrivere romanzi. Lunga e faticosa era la strada, ma finalmente ho finito il primo e… faceva schifo. L’ho riscritto dall’incipit alla fine cinque volte. L’ho inviato a una mia amica per avere un’opinione e mi ha invitato a prendere il tè da lei per farmi capire, con dolcezza, che era un obbrobrio. Ma io sono una molto determinata e l’ho riscritto ancora e poi ho scritto altri quattro romanzi. Ho un file di lettere di rifiuti alto tre dita. Poi, il 4 marzo del 1998 – venti anni fa! – ricevo una telefonata nella mia stanza d’albergo a Bruxelles, dove lavoravo. Un editor. Che voleva pubblicare una mia opera! E che mi chiese se avevo altri libri: e il caso ha voluto che, sì, ne avessi altri quattro, che furono pubblicati tutti in un anno.
Perché rosa e perché romantic suspense? Beh, rosa era ovvio per me. I miei erano divorziati; tutti i miei zii erano divorziati – il mio zio preferito si è sposato quattro volte; gli amici dei miei genitori erano divorziati. Avevo già 30 anni quando ho visto un matrimonio felice, raro come l’unicorno. Mi sono sposata a quasi quarant’anni, il matrimonio regge ed è addirittura felice. Mi sembra naturale voler scrivere dell’amore, perché è in fondo l’elemento più importante della vita. Leggevo il rosa e lo trovavo un genere bello, pieno di speranza (non per niente finisce con un happy end, se no che rosa è?) e molto umano. Chi di voi non è proprio nel primissimo fiore degli anni, si ricorderà di Mary Stewart che scriveva libri bellissimi, poetici e avventurosi… Romantic suspense, insomma. E arriviamo così alla fine di questa lunga lunghissima introduzione, perché quando ho deciso di scrivere rosa non potevo non scrivere romantic suspense, dove l’amore viene accompagnato dal pericolo, la protagonista è coraggiosa e determinata e lui… beh, se lui è disposto a prendersi una pallottola per te, stai sicura che non ti abbandonerà quando avrai le rughe.
Ti ascolto e resto incantata: “bisogna vivere prima di scrivere”, mi trova pienamente in accordo. Ora vogliamo la tua opinione su un punto dolente. Il genere romance viene spesso considerato di “serie B”, cosa risponderesti a chi sostiene una cosa del genere?
Questo è un punto molto, molto, molto dolente e non lo capisco, anche perché il “dirty little secret” delle case editrici è che esse si reggono in piedi proprio grazie alle vendite del rosa. Ci sono romanzi rosa brutti, certo, come ci sono gialli brutti o fantascienza brutta e romanzi di narrativa non di genere bruttissimi. Vorrei avere una risposta già pronta, da tirare fuori dalla tasca come fa un mago, per dare al rosa il rispetto che si merita, ma purtroppo non ce l’ho. Un genere così amato, ma così denigrato, ecco non me lo spiego. Mi dispiace proprio. Meno male che l’entusiasmo e l’amore delle lettrici compensano lo snobismo dei critici letterari.
Sì, hai ragione, qui in Italia si direbbe che le CE sputano nel piatto in cui mangiano, concordo con te. Torniamo a noi, ogni scrittrice ha difficoltà ad ammetterlo, ma c’è sempre tra i suoi lavori quello che ha sentito più suo. Anche tu hai un libro che preferisci tra quelli che hai scritto?
Spesso si dice che non si può scegliere chi ami di più tra i tuoi figli, ma io ho un solo figlio e il problema non si pone. Ho scritto però più di 35 romanzi e allora è difficile scegliere. “L’Uomo di Mezzanotte” è certo uno dei miei preferiti. Mi ricordo che l’ho scritto quasi in trance, tutto d’un getto, come se sgorgasse da una sorgente fino ad allora sconosciuta. Anche “Amanti Pericolosi” l’ho tanto amato. E, se permettete, il libro che sta per uscire, “Promesse di Mezzanotte”, è un libro che amo. Come “Amanti Pericolosi”, ha una protagonista molto sola, che ha dovuto combattere contro circostanze avverse con grande coraggio senza perdersi d’animo.
Se mi avessi chiesto quale dei tuoi protagonisti io amo di più, ti avrei detto Jack Prescott… Gli uomini di cui tu scrivi sono qualcosa di spettacolare, sentirli pensare è un’esperienza adrenalinica. Quanto per una donna è difficile entrare nella mente di un uomo e riuscire a renderlo credibile?
Devo dire che adoro descrivere i miei uomini. Sono schietti e, benché intelligenti, non sono né complessi né complessati. Bianco/nero. Bene/male. Quando credono in qualcosa non mollano. Quando amano lo fanno fino in fondo. È inutile dire che tanti uomini moderni non sono così: sono spesso ambigui e deboli e inaffidabili. Sui miei uomini ci puoi proprio contare, fino alla morte, anche se forse non ti fanno un’analisi acuta del film appena visto. Ma ci sono le amiche per questo, no?
Si vede che lo ami, perché ti riesce benissimo! Puoi dircelo, non lo diciamo a nessuno. Chi è il tuo protagonista preferito? E perché?
Mhmm. Forse Jacko (Vendetta di Mezzanotte) perché ha avuto un passato così tragico, ma è riuscito a costruire una vita dal nulla, coi denti. Non aveva neanche pensato che potesse trovare l’amore e Lauren gli ha sconvolto la vita.
Tra le donne che hai descritto nei tuoi libri, chi ti assomiglia di più?
C’è un po’ di me in tutte le mie donne, anche se sono più giovani, più alte e più magre di me. Loro sono come me, acque chete ma con una determinazione di acciaio. Amano l’arte e la cultura e amano leggere. Non hanno nessuna voglia di sparare meglio di un uomo, di correre più velocemente, di vincere un combattimento corpo a corpo. Amano, se possibile, stare comode anche se sanno anche affrontare le difficoltà della vita.
Insomma, pari dignità con gli uomini, ma diverse in quanto donne. C’è qualche particolare evento narrato nei tuoi libri per il quale hai preso spunto dalla tua reale esperienza di vita?
Beh, Nicole Pierce in un libro non tradotto in italiano, “Into the Crossfire”, è una traduttrice e sono stata traduttrice anch’io.
Spero di leggere di lei, prima o poi, allora. Tra le autrici che conosci, con chi vorresti scrivere un libro a quattro mani?
Nora Roberts.
Se domani Passionflix ti dovesse contattare per curare la trasposizione in film di un tuo libro, quale sceglieresti?
Secondo me “Woman on the Run”, la storia di una ragazza molto colta e sofisticata che viene messa sotto protezione dopo aver assistito a un’uccisione di stampo mafioso in un paesino sperduto, dove però trova l’amore e l’amicizia della comunità del piccolo paesotto. Oppure “L’uomo di Mezzanotte”, che secondo me sarebbe un bel thriller.
Io vorrei vedere sullo schermo “Amanti Pericolosi”, ma la mia oramai è un’ossessione… Le ricerche che fai per i tuoi libri le svolgi in prima persona o ti avvali di collaboratori/consulenti?
Entrambe le cose. Sono stata al quartier generale dell’FBI, ho passato una giornata “sul campo” con agenti della ATF (Alcohol, Firearms, Tobacco) studiando armi da fuoco e bombe, sono stata nel Porto di San Francisco, dietro le quinte, a vedere come fanno lo screening per gli esplosivi e il materiale radioattivo. Sono stata alla Questura di Napoli e alla Questura di Siena a intervistare gli agenti della squadra omicidi. Il caffè delle questure italiane è di livello infinitamente superiore rispetto al caffè offerto negli uffici americani. In più, appartengo a diversi gruppi di Yahoo composti da esperti di scienza forense che danno consigli a chi scrive thriller. Utilissimi.
Caspita! Mi inchino, altro che Google… La serie “Men of Midnight” sarà tradotta completamente in Italia?
Sì, tutti e quattro i libri della mini serie “Men of Midnight”– Midnight Vengeance, Midnight Promises, Midnight Secrets, Midnight Fire – saranno pubblicati in Italia con Mondadori Extra Passion.
Questa è un’ottima notizia, davvero grandiosa! E per le altre due serie “Ghost Ops Series” e “Protectors Series” c’è la speranza di poterle leggere in Italia, prima o poi?
Non mettiamo limiti alla provvidenza!
Guarda, potrei anche ritrovare la fede se dovesse succedere… I tuoi libri sono stati tradotti in italiano, in francese, in tedesco e in spagnolo e fino a qui normale amministrazione per chi vuole diffondere la propria opera in Europa. Ti prego, però, di soddisfare la mia curiosità: thailandese e giapponese? Perché?
Non ci crederete, ma sono una star in Giappone e non ho ben capito perché. Dai miei romanzi hanno anche fatto dei libri. Adoro i libri in giapponese che mi inviano, anche se chiaramente non capisco una parola. E sono stata anche tradotta in thailandese, l’alfabeto thailandese è bellissimo: sembrano ricami, più che testi.
Conoscendo un pochino la cultura giapponese non sono stupita di ciò. I tuoi protagonisti hanno in buona parte l’etica dei samurai, per il codice di valori che seguono e per le azioni che compiono. Nel tuo ultimo libro, “Vendetta di mezzanotte”, molti blogger hanno ravvisato delle differenze tra il modo in cui hai caratterizzato Jacko, i suoi pensieri e le sue azioni, e gli uomini da te descritti nelle serie precedenti. Che cosa rispondi in merito a queste valutazioni?
Di tutti i miei uomini, come dissi prima, il più tragico è Jacko. Quello che ha dovuto superare più difficoltà. Lo ha fatto chiudendo il suo cuore, che poi si è aperto di scatto, in maniera quasi esplosiva, quando ha visto Lauren per la prima volta.
Perdonami, ma te lo devo proprio chiedere: quel particolare che ha suscitato alcune critiche, ossia che nonostante i 4 litri di sangue persi Jacko fosse ancora in grado di muoversi…
E sì, ammetto che ho sbagliato, di grosso. Di solito sono meticolosissima nei dettagli tecnici, ma questo mi è sfuggito. È sfuggito a me, all’editor, al copy editor e alla correttrice di bozze. Il corpo umano ha circa 5 litri di sangue, se Jacko ne avesse persi 4 sarebbe morto.
Chiedo venia…
Sai qual è la differenza tra una che scrive e una scrittrice? Si può evincere dalla tua risposta… Chapeau! Hai mai pensato di pubblicare come self?
Sì, ho pubblicato diversi libri in self. È una bella esperienza. Tanto, tanto lavoro, ma una bella esperienza.
Cavoli, tocca a me ora chiedere venia. Ho spulciato la tua bibliografia su Amazon e mi sembrava fossero tutti pubblicati con case editrici. Tu vivi in Italia da anni, come sei approdata nel nostro Paese e perché sei poi rimasta?
Sono approdata in Italia per studiare lingue alla scuola interpreti di Firenze, poi ho vissuto a lungo a Bruxelles, poi sono tornata e ci rimango perché mi sono sposata e ho creato una famiglia.
Una domanda più pragmatica: al RARE porterai i cartacei dei libri delle serie tradotte in italiano? Se non si fosse capito da qualche parte c’era un velato “speriamo”.
Dalla voce dell’editor a Mondadori: al RARE manderemo gli ultimi due libri, “Vendetta di Mezzanotte” e “Promesse di Mezzanotte”.
Miei! Considerala una prenotazione ufficiale e mettimeli da parte, ti prego. Descrivi Metal, il protagonista che arriverà presto, con tre aggettivi.
Intelligente, forte, coraggioso.
Metal arriva il 3 marzo, possiamo sperare che gli intervalli con gli altri della serie saranno altrettanto brevi?
Ancora per la voce dell’editor: “Midnight Secrets” arriverà in estate. Questa è una vera anticipazione!
In questo momento ho gli occhi grandi come se fossi un personaggio dei cartoni animati giapponesi. Ultima domanda: attualmente cosa stai scrivendo o hai in progetto di scrivere?
Sto scrivendo un altro Midnight/Mezzanotte. Ma mi sono impegnata in una nuova serie di libri ambientati in Europa, molto, molto sexy, dal tono ironico e meno dark, e mi sto divertendo un sacco. I libro sono: Charade, Masquerade, Escapade. Ambientati a Parigi, Venezia, Londra. “Charade” esce agli inizi di maggio.
Ovviamente noi li attenderemo, e chi legge in lingua se li godrà prima, beate loro. Grazie di cuore per il tempo che ci hai dedicato.
Grazie a voi!
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