Buondì, Feelers!
Oggi vi presentiamo
la quarta e ultima tappa del Blog Tour dedicato a “Bacio Immortale” di Aurora Corsini, edito da Triskell Edizioni, primo romanzo della serie Bacio Immortale e in uscita il 22 febbraio!
USCITA 22 FEBBRAIO
Penny si trascina indifferente in un’esistenza che non pensa di meritare, gravata da una colpa terribile e determinata a sopprimere ogni scintilla che renda la sua vita degna di essere vissuta, in attesa di una fine quasi agognata.
Negli spiriti di Valo e Atena, la fiamma della vita rischia di spegnersi. I due antichi dèi greci vagano per il mondo da tempo immemore, privando dell’energia chiunque toccano, rassegnati a un destino da assassini; il loro cammino li sta lentamente, ma inesorabilmente, guidando verso l’oblio. Il fato però li conduce fino a una giovane umana ferita nell’animo, la chiave segreta di un mistero perduto.
Oltre lo scintillante sguardo di smeraldo di Valo, che un tempo era il dio Apollo, Penny trova un amore travolgente, un sentimento all’apparenza impossibile che sovverte tutte le leggi degli immortali e riaccende la speranza nei loro spiriti.
Ma un essere millenario, terribile e potentissimo, si è risvegliato su un’isola remota: la sua è una fiamma che potrebbe brillare per poco e poi spegnersi, oppure incendiarsi e divampare fino a inghiottire l’umanità intera. L’incontro di due mondi, di tre anime antiche e provate, potrebbe rappresentare l’unica salvezza.
Un soffio di vita o di morte. Il tocco delle labbra di un amante o di un assassino. Un bacio immortale in grado di cambiare il mondo.
Seconda edizione riveduta e corretta con l’aggiunta di nuovi contenuti e del racconto inedito “Profetesse di sventura”
ACQUISTABILE QUI
E ora diamo un caloroso benvenuto nel nostro salotto virtuale ad Aurora e diamo il via all’intervista!
Aurora: Un saluto a tutti, grazie per aver accettato di ospitarmi per una chiacchierata virtuale sulle simpatiche voci che vivono nella mia testa e finiscono su carta, bisticciando per trovare la giusta forma.
Entriamo subito nel vivo: perché gli Dèi e di quanti libri è composta questa serie e quale sarà il prossimo.
Perché gli Dèi… partiamo con le reminiscenze scolastiche, così si capisce subito che ero un topo da biblioteca che aveva più amici immaginari che in carne e ossa. Gli Dèi Greci mi hanno affascinato sin da quando, da bambina, guardavo Pollon (cartone animato che ha il suo piccolo momento di gloria nella trilogia), poi al liceo durante le ore di epica e di greco è sbocciato il grande amore. L’Iliade e l’Odissea sono stati dei viaggi meravigliosi, ho vissuto lo studio dei due poemi con un trasporto emotivo profondo perché ognuno dei personaggi era affascinante, perché quei versi scritti centinaia e centinai di anni fa conservano ancora una potenza evocativa straordinaria, perché semplicemente amo le avventure fantastiche e quei testi in qualche modo lo sono. Credo sia per questo che, quando anni dopo ho approcciato per la prima volta la scrittura in modo serio, la mia mente è volata immediatamente alla mitologia per cercare un ambiente nel quale far muovere i personaggi che iniziavano a prendere forma.
“Bacio Immortale” è stato il primo libro che ho scritto, nato quasi per gioco più di dieci anni fa e cresciuto al punto da dare vita a una trilogia, perché arrivata alla fine avevo tra le mani una storia che aveva bisogno di essere raccontata e dei personaggi con un lungo percorso davanti. La trilogia è composta da “Bacio Immortale”, “La Danza degli Dèi” e “Le Fiamme dell’Olimpo”, che saranno pubblicati da Triskell Edizioni in questa seconda edizione nel corso dell’anno.
Questo romanzo esce in riedizione con un nuovo editore: ci racconti in breve le vicende di questa serie?
Come ho già accennato prima, questa è la seconda edizione di “Bacio Immortale” e dell’intera trilogia. Quando una decina di anni fa ho scritto il primo libro e mi sono messa in cerca di un editore disposto a leggerlo ed eventualmente pubblicarlo, ero nuova all’ambiente dell’editoria e ho vissuto tutto con moltissima ingenuità: si può tranquillamente affermare che con questi tre libri mi sono fatta le ossa, imparando dai miei sbagli e conservando le lezioni subite per il futuro.
Mentre “Bacio Immortale” e i suoi due seguiti venivano pubblicati, ho commesso degli errori e ho imparato molte cose, ho avuto grosse delusioni ma ho anche trovato dei lettori meravigliosi che hanno amato i miei personaggi e hanno contribuito a darmi la spinta necessaria a lasciarmi alle spalle lo sconforto e imboccare una nuova strada. C’è voluto del tempo e l’aiuto di varie persone, perché quando vuoi mollare tutto un consiglio legale può davvero cambiarti la vita, e nel frattempo mi sono dedicata a nuove storie e ho pubblicato altri quattro romanzi e vari racconti, ma adesso ho riavuto i diritti della trilogia e sono felice di poterle dare una seconda vita.
Quando la Triskell ha accettato di ripubblicare i libri, abbiamo concordato di fare un editing accurato, perché i testi ne avevano bisogno e io stessa, essendo nel frattempo maturata come autrice, avvertivo la necessità di mettere mano a frasi scritte di getto dieci anni fa e in pratica mai corrette da nessuno. Lavorando all’editing, ho capito di amare ancora moltissimo questa storia e i suoi personaggi; niente di significativo è stato modificato o eliminato, anzi ho operato varie aggiunte per dare maggiore spessore a certe scene, donare più spazio ai personaggi oppure colmare quelle che avevo sempre percepito come lacune nella trama. Inoltre, proprio perché i personaggi vivono dentro di me da tanti anni, ho voluto scrivere un racconto inedito per ognuno dei romanzi, qualcosa per ampliare il mondo degli Immortali per i nuovi lettori e da donare a quelli vecchi, che forse vorranno concedermi un’altra volta la loro fiducia. Siccome sono buona, a dispetto di ciò che si dice, posso anticipare che il racconto allegato a “Bacio Immortale” sarà ambientato durante la guerra di Troia e avrà come protagonisti Estia e Apollo; quello alla fine de “La Danza degli Dèi” narrerà il primo incontro tra Ermes e un personaggio molto amato (se avete già letto i libri, sapete benissimo di chi parlo, altrimenti vi aspetto al varco non appena avrete finito di leggere la Danza); infine quello unito a “Le Fiamme dell’Olimpo” sarà ambientato una decina di anni dopo il finale, per ritrovare Efesto e qualche altro personaggio (sì, sto parlando anche di lei, quella dagli occhi celesti).
Scrittore preferito? Scrittrice preferita? E con chi vorresti passare delle ore a chiacchierare davanti a un buon bicchiere di vino o una tisana?
Il mio autore preferito è Tolkien, perché il mio amore per la lettura è nato da bambina con “Il Signore degli Anelli”. Tra le donne, ho una passione per Agatha Christie, i cui gialli mi hanno accompagnato crescendo perché li leggevo quando stavo da mia nonna (e non sapete che paura, a dieci anni, rintanata sotto le coperte con “Dieci piccoli indiani”), e per Anne Rice, che mi ha iniziato all’amore per i vampiri.
Se dovessi scegliere qualcuno con cui chiacchierare per ore, credo che vorrei farlo con Mary Renault: i suoi romanzi storici sono bellissimi, amando il mondo greco li ho trovati uno più bello dell’altro; poi mi ha sempre stupito il suo profondo interesse per le tematiche che potremmo definire Lgbt, legate alla cultura greca, perché in qualche modo ha precorso i tempi. Quindi immagino che amerei ascoltarla parlare dei suoi lavori, delle ricerche che ha fatto e del fascino immortale della cultura classica.
Un genere che non scriveresti mai e un genere invece che vorresti scrivere.
Credo che non scriverei mai un dark romance, perché molto semplicemente non ne sarei capace. Da lettrice non mi ritrovo del tutto nelle dinamiche dei personaggi di questo genere narrativo: ne ho letti alcuni e li ho anche apprezzati, ma se devo elencare i particolari che non mi hanno coinvolto davvero, sono sempre quelli più caratteristici del genere. Non lo reputo un problema, perché ognuno ha il diritto di scrivere o leggere ciò che preferisce, ma sono consapevole di non avere certe sfumature dei personaggi nelle mie corde.
Da amante dei gialli, invece, mi piacerebbe moltissimo acquisire le capacità per scriverne uno, ma è un genere complesso al quale non mi sognerei mai di approcciarmi, almeno non ancora. Magari in futuro, dopo aver studiato e imparato, proverò il brivido di buttarmi in quest’avventura, però per il momento sono ben consapevole dei miei limiti e li rispetto.
Tu sei mamma e moglie. È difficile conciliare la tua attività di scrittrice alla gestione familiare?
Molto, in certi periodi più di altri. Cerco di suddividere il mio tempo e dedicarmi alla scrittura al mattino, quando i bambini sono a scuola, ma significa accumulare tutti gli impegni e le faccende domestiche e ritrovarmi molto spesso a trascorrere dei fine settimana alla Cenerentola (anche se non canto mentre lavo i pavimenti, per rispetto delle orecchie di chi mi sta attorno). Con il passare degli anni ho imparato a organizzare meglio il lavoro, grazie all’esperienza, ma resta complicato conciliare ogni cosa e spesso ho dei periodi di stanchezza mentale durante i quali mi fermo, perché altrimenti mi esaurirei del tutto.
La mia famiglia mi aiuta molto, sono i miei primi sostenitori e accettano senza problemi la mia distrazione quando ho la testa impegnata nella trama di un romanzo o devo correre a scrivere un appunto prima di dimenticare quella determinata battuta. Se non fosse stato per mio marito, non avrei mai nemmeno iniziato a scrivere “Bacio Immortale”, sarebbe rimasto un garbuglio di idee che mi rigiravo in testa mentre cercavo di far addormentare una bimba perennemente insonne: è stato lui a spronarmi a mettere su carta le frasi; a insistere perché per una volta la storia non restasse un mucchio di appunti mai terminati, come era successo con tutte le idee avute prima di quella; soprattutto è stato lui fisicamente in fiera a dare il manoscritto all’editore che poi l’ha pubblicato, perché io con la mia timidezza non avevo il coraggio di farlo leggere a nessuno. Anche se non è scritto all’inizio di ogni mio libro, sono tutti dedicati a lui, che crede nelle mie possibilità molto più di me.
Quando hai capito che saresti diventata una scrittrice?
Scrivere è qualcosa che ho sognato fin da bambina, quando giocavo con i miei amici immaginari e vivevo insieme a loro storie simili a quelle che leggevo nei libri, ma non ho mai avuto il coraggio di affermare di voler diventare una scrittrice. Mi sembrava presuntuoso credere che qualcuno volesse leggere quello che avevo da raccontare e confesso che ancora adesso, dopo sette romanzi e vari racconti pubblicati, mi reputo estremamente fortunata per la fiducia che le persone ripongono in me, quando scelgono di leggere le mie parole. Se mi chiedono cosa faccio nella vita, ancora mi imbarazza rispondere che scrivo libri, nonostante lettura e scrittura siano indubbiamente due aspetti fondamentali della mia esistenza.
C’è qualche autore o qualche libro che ti è stato di ispirazione nel tuo percorso formativo, umano e professionale?
Da bambina, le mie storie della buonanotte erano i romanzi di Tolkien, quindi è senza dubbio a lui che devo l’amore per la lettura e soprattutto per il fantasy. Nonostante io legga quasi tutti i generi letterari, il mio vero amore è il fantasy ed è sempre lì che torno, quando ho bisogno di sentirmi a casa. Le opere di Tolkien per me sono la dimostrazione che questo genere ha tanta dignità letteraria quanto la narrativa più alta, visto il suo immenso lavoro per creare linguaggi interi a supporto delle culture dei popoli che aveva immaginato. Ho persino fatto la tesi di laurea su Tolkien, una tesi di semiotica del film che analizza l’adattamento cinematografico de “Il Signore degli Anelli”, concentrandosi nello specifico sul confronto tra il personaggio di Aragorn nei tre libri e nei tre film.
Parliamo dell’altra tua serie: Le luci dell’Eos. È una serie a tematica MM ambientata in un mondo popolato da creature sovrannaturali. Come mai questa scelta, questa commistione di generi? È stata naturale o pensata, la scelta?
“Le luci dell’Eos” è una serie nata dalla mia passione per il romance mm, che già compare nella trilogia di “Bacio Immortale” attraverso vari personaggi secondari. Mentre la trilogia degli Dèi ha un impianto principalmente urban fantasy, con due dei protagonisti legati da una storia d’amore che però non è la trama centrale della storia, con l’Eos ho voluto cimentarmi con delle storie puramente romance.
All’inizio, mentre stavo cercando di scrivere un romance, appunto, non pensavo di farne anche un fantasy, ma con la pagina bianca davanti e un’idea che non riusciva a prendere la giusta forma (ma su quel racconto ci tornerò, prima o poi, e darò un finale a quei due cognati nei guai) sono stata folgorata da un’immagine: un leopardo nero al guinzaglio, triste e rassegnato, che assiste a un banchetto macabro. L’Eos è nata in un lampo, idee su idee che traboccavano sulla mia agenda degli appunti e in pochi giorni hanno assunto la forma di un’intera serie.
Vista la mia passione per vampiri e mannari in generale, immagino che la mia mente sia in qualche modo tarata sul tasto fantasy, perché mi è venuto naturale pensare a queste creature, a come potrebbero esistere nascoste dal mondo umano e a cosa dovrebbero fare per assicurarsi di restarlo. Da qui la necessità di un gruppo di guerrieri come l’Eos, creato per mantenere ordine e segretezza. E come conciliare ambientazioni romance con dei guerrieri impegnati a lottare contro mostri sanguinari? Dando loro un capo compassionevole come Nael, che ha subito l’indicibile in passato e ha dedicato i millenni a proteggere chi come Kane, il leopardo mannaro che ho immaginato per primo, è vittima degli orrori del mondo sovrannaturale. È stato un processo creativo a cascata che mi ha portato ad approfondire sempre di più questo mondo e non è ancora finito, perché potenzialmente potrei scrivere almeno altri due libri. Spero che l’ispirazione continui ad assistermi, la Triskell continui a essere interessata a pubblicare la serie e i lettori a leggerla.
Consigli per chi vuole intraprendere la strada della scrittura.
Siate sempre umili, si impara qualcosa da ogni riga letta e scritta; penso che in realtà non si smetta mai di farlo. O almeno credo che un bravo scrittore dovrebbe essere sempre disposto a imparare, migliorare ed evolversi. E armatevi di una corazza spessa, perché in ogni libro si mette qualcosa di se stessi ma non si può piacere a tutti, quindi certe critiche a volte ci sembrano degli attacchi diretti e fanno male.
Hai mai pensato di provare la strada del self-publishing?
Sinceramente no. Non perché reputi l’autopubblicazione da meno rispetto all’affidarsi a una casa editrice, ma proprio per il contrario: autopubblicarsi significa avere le capacità e il tempo di fare tutto, dallo scrivere la prima riga di un libro a impaginarlo, dalla ricerca del giusto editor e quella del grafico per la copertina, dalla promozione alla gestione del lato commerciale. Io non solo non possiedo le capacità tecniche per fare la metà di queste cose, soprattutto non ho il tempo materiale di seguire passo passo il processo e assicurarmi che sia svolto nel modo corretto, per pubblicare un libro degno e promuoverlo al meglio. Adesso riesco a malapena a svolgere la mia parte del lavoro, scrivendo e presentando un testo corretto nel migliore dei modi alla casa editrice, impazzirei se tutto il carico del lavoro fosse sulle mie spalle. Ammiro chi ci riesce, ma so che non ce la farei.
Se Aurora Corsini non fosse stata una scrittrice cosa avrebbe voluto fare?
A parte il sogno della scrittura, non ho mai avuto reali aspirazioni lavorative, non ho mai pensato “quello è il lavoro che vorrei fare”. Negli ultimi anni, però, grazie alla scrittura ho avuto l’occasione di iniziare a correggere testi, principalmente traduzioni, e ho scoperto che mi piace moltissimo. È molto simile alla scrittura, perché si tratta sempre di trovare la giusta forma per un testo, ed è un lavoro che mi appassiona e spero di continuare a fare in futuro.
Il libro che vorresti avere scritto.
Moltissimi, forse almeno per un secondo è un desiderio che mi coglie ogni volta che termino di leggere un libro che mi è piaciuto. Ma alla fine, ho amato quel libro perché l’ha scritto un’altra persona, che ci ha messo qualcosa di suo: se l’avessi scritto io, sarebbe stato diverso e, paradossalmente, non ciò che mi ha appassionato. È un ragionamento strano? Adesso che l’ho scritto, mi sembra di sì.
Quanto la scrittura influenza la tua vita? E quanto la tua vita influenza la scrittura?
La scrittura influenza l’organizzazione della mia quotidianità, perché devo incastrarla tra le altre attività da mamma/moglie/casalinga/ninja (non scherzo, a volte mi sembra di schizzare di qua e di là schivando nemici travestiti da cose da fare); spesso però mi condiziona più quando non sono impegnata fisicamente a scrivere, nei momenti in cui la mia mente si estranea da ciò che mi succede attorno e partorisce idee che devo assolutamente appuntarmi, soluzioni a problemi di intreccio che mi tormentavano o battute di dialoghi che stanno prendendo forma.
Di sicuro è vero anche il contrario, perché in ogni pagina che scrivo finisce qualcosa di mio: sensazioni, luoghi che ho visto, tematiche che mi stanno a cuore, tratti caratteriali di qualcuno che conosco che si trasformano in caratteristiche dei miei personaggi, esperienze personali che si plasmano in quelle dei personaggi (com’è accaduto con “Bacio Immortale” per la storia di Penny).
C’è una storia che vorresti scrivere, ma non è ancora arrivato il suo momento?
Ho un’idea in testa da ancora prima di scrivere “Bacio Immortale”, basata su un racconto che avevo scritto a quindici anni e poi si è evoluto, passando dalla fantascienza al fantasy. Una storia di Amazzoni guerriere, con una maga incinta costretta a un viaggio in territorio ostile in compagnia di un nemico, per sventare un attentato che impedirebbe la tanto agognata pace tra i loro paesi in lotta. Donne contro uomini con contorno di magia, per riassumere. Ho pagine e pagine di appunti, il passato dei regni nemici e quello dei personaggi, la trama definita quasi punto per punto, ma c’è sempre qualcosa che mi frena dall’iniziare effettivamente la stesura: prima stavo lavorando alla serie “Le luci dell’Eos” e non volevo lasciare per troppo tempo i lettori senza nuovi capitoli; poi si è presentata l’occasione di ricorreggere la trilogia di “Bacio Immortale”; in futuro vedremo, perché al momento l’ispirazione continua a portarmi verso altre idee, le Amazzoni forse prima o poi troveranno il loro spazio.
A cosa stai lavorando al momento?
Ho appena terminato il racconto che sarà allegato a “La Danza degli Dèi”, nel quale ho avuto la gioia di scrivere di nuovo di Ermes, dio di mercanti e ladri dall’animo tormentato. Adesso sto correggendo “Le Fiamme dell’Olimpo”, prima che passi all’editor; sono in una fase che ho attraversato anche con i due precedenti libri della trilogia, devo capire se c’è bisogno di sistemare o integrare dei capitoli, o addirittura aggiungerne qualcuno per dare la giusta forma alla storia.
Prossimi progetti?
Quando avrò finito con “Le Fiamme dell’Olimpo”, mi dedicherò alla stesura del racconto che sarà allegato al libro, ambientato una decina di anni dopo il finale e che mi permetterà di giocare ancora un po’ con gli Immortali. L’idea di questo racconto risale al 2014, durante il raduno di un blog, quando Ely (sì, proprio tu) mi ha chiesto se avrei mai scritto di Efesto: ci ho pensato per anni, ma le vicissitudini editoriali di questa trilogia finora mi avevano sempre scoraggiato dal provare a scriverlo.
Terminato con la trilogia “Bacio Immortale”, credo che tornerò all’mm e a “Le luci dell’Eos”, serie di cui ho già scritto un quinto romanzo sulla vampira Annesa, ancora inedito, e per la quale ho in programma almeno un altro libro, dedicato a uno dei personaggi secondari.
Un grazie (ne hai a disposizione diversi): a chi lo dedichi?
Ho già parlato di quanto mio marito sia importante per la mia scrittura e di come ogni mio libro sia in qualche modo dedicato a lui, ma non è stato l’unico punto fermo negli ultimi anni. Dopo di lui, la mia prima cassa di risonanza è un trio di amiche, che come me amano leggere e scrivere; condividere idee con loro è parte del mio processo creativo, perché a volte basta anche solo uno scambio di frasi tra di noi e passaggi interi di una trama si chiariscono. È qualcosa che va in entrambi i sensi, perché anche loro scrivono o traducono e quindi spesso nelle nostre conversazioni incrociamo i progetti di ognuna. Sembra confuso, ma vi giuro che in qualche modo funziona. Sono le mie tre streghette, amiche sparse per il mondo che significano tantissimo per me.
Mille grazie alle splendide ragazze di Feel the Book che mi hanno ospitato e grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere fin qui: scusatemi per il fiume di parole, spero di non avervi annoiato. Un saluto dai miei Immortali, che sono felicissimi di tornare a conoscere nuovi lettori.
Che bella intervista!