Mafia romance autoconclusivo.
01 Agosto 2019, acquistabile qui.
Ricchi, potenti e di una bellezza quasi eterea, i fratelli Doko sono “I signori dell’est-Europa”. Arroganti, pericolosi e disonesti fino al midollo, non provano pietà, non rispettano le regole e l’unica legge che conoscono è la loro.
La sola parola che conta è la loro.
Tutti li temono, tutti chinano il capo al loro cospetto. Tranne le sorelle Norik, discendenti dirette della donna più autorevole e rispettata nell’Europa orientale, nonostante il passato per nulla glorioso. Il loro cognome è sinonimo di potere e protezione. Per loro la legge è al di sopra di tutto, non giocano sporco, non ne hanno bisogno. Ma il loro rispetto va guadagnato e i Doko l’hanno perduto da tempo.
C’è un confine invalicabile tra le terre degli uni e delle altre.
Due famiglie, due imperi in lotta da sempre per la supremazia. Ma la loro battaglia rischia di portare alla luce troppi segreti. Quanto a lungo possono i protagonisti di questa faida farsi carico dell’antico odio che li separa? Quanto, prima che gli istinti carnali sfocino in una passione travolgente?
Perché davanti a un sentimento come l’amore, il cognome che porti non conta nulla.
Il romanzo contiene scene di sesso esplicite. Se ne consiglia la lettura a un pubblico adulto e consapevole.
«Cuoricino!» esclamò, indubbiamente sorpreso di rivedermi. Non solo si ricordò immediatamente di me, ma anche del nomignolo con il quale quella notte bastarda mi aveva battezzata. «Mi sei mancata.» Il ghigno che curvava le sue labbra carnose non lasciava intendere se il commento fosse una semplice provocazione o un’allusione pericolosa. Oltre al pugnale tatuato sotto l’occhio, adesso sfoggiava anche una croce sull’altro zigomo. Prima di darmi il tempo di rispondere al suo saluto, comunque, continuò: «Ho sentito che sei stata in America. Sei riuscita a trovare un finanziatore per le tue vacanze? Con un corpo così non dev’essere stato difficile.» Mi squadrò senza nemmeno provare a celare la malizia dei suoi pensieri.
«Saranno anche passati sette anni, ma tu rimani il coglione di sempre.»
Il suo sorriso si accentuò. «Se inizi con i complimenti finisce che mi monto la testa.» Si avvicinò al mio viso. «E poi vorrò montare te.»
Arricciai le labbra in una smorfia. «Preferisco la morte.»
Si ritrasse e mi lasciò le braccia. La curva delle sue labbra si attenuò. «Tranquilla, ho la lista d’attesa, non ho bisogno di correre dietro alle sottane di chi fa troppo la preziosa. Non ce l’hai d’oro, bambola.»
«Ecco, bravo, torna a sfoltire la fila. Immagino di quali donne riesci a circondarti.»
«Da che pulpito. Il bue che dice cornuto all’asino. Non credi che sia ridicolo dare della puttana a qualcuno quando sei la figlia della regina delle zoccole?»
Anche se erano anni che mia madre aveva smesso di fare quel mestiere, era inevitabile per me dover prendere le sue difese.
Strinsi gli occhi con forza e mi protesi verso il suo orecchio affinché sentisse bene le mie parole, dato il volume alto della musica. «C’è una differenza tra il concedersi su lenzuola di seta e darla a cani e porci.» Poi tirai fuori il lato di me che da tempo era rimasto sopito e allungai la lingua fino a sfiorargli il lobo dell’orecchio. Rimase immobile, lasciandomi fare. Con la punta delle dita gli carezzai il petto, vicino al lembo della camicia a quadri che indossava sotto il chiodo. «Vedi, non si tratta solo di concessione, non basta aprire le gambe. Quello sanno farlo tutte, anche le più timide.» Scesi con la mano lungo il ventre solcato dai muscoli trasversali, senza che lui accennasse a muoversi. «Bisogna scegliere la preda giusta, attrarla con il proprio odore, ammaliarla con le movenze di una lenta e studiata danza seduttiva.» Arrivai fino alla cintura di cuoio chiusa da una grande borchia in metallo. A ogni parola sussurrata, il mio fiato solleticava la sua pelle umida della mia saliva. «E infine, solo quando si è certi che sia soggiogata dal nostro fascino, si attacca. Lei si lascerà prendere senza opporre resistenza, si lascerà uccidere dalla passione.»
Ramil voltò di poco il capo, ritrovandosi a un soffio dal mio viso e dal mio sorriso provocante. Curvò le labbra, conquistato, ma era troppo sveglio per non capire che si trattava solo di un finto corteggiamento. «Sei proprio figlia di tua madre.»
Scelsi di prenderlo come un complimento, in fondo era ciò di cui tentavo di dar prova. Sollevai un sopracciglio, sottolineando la verità delle sue parole, poi abbassai lo sguardo sulla sua patta rigonfia. Sorrisi, fiera, ma quando mi allontanai da lui mi disse: «Ora che mi hai dimostrato quanto sei brava a scaldare un uomo, che ne dici di permettermi di farti sentire cosa significa avere un vero uccello dentro?»
Piegai di lato la testa, lasciandogli credere di valutare la sua proposta. «Nemmeno se fossi l’ultimo uomo rimasto sulla Terra. O l’ultimo uccello.»
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