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Dopo Whispering Cliffs, Jordan e Moses hanno intrapreso strade diverse, ma nessuno dei due ha mai veramente dimenticato l’altro.
Al torneo di Dubai, il destino li fa incrociare nuovamente e i due si ritrovano così a riprendere ciò che avevano interrotto.
Ma entrambi hanno i propri demoni da combattere.
Jordan si trascina una serie di problemi fisici e psicologici ereditati dalla madre cocainomane e alcolizzata.
Moses invece è bisessuale e la cosa lo destabilizza da sempre. Si sente infatti indefinito, una massa confusa di istinti sessuali che già in passato lo ha spinto a rifugiarsi nell’alcol.
Riusciranno, assieme, a trovare una propria definizione?
Era stato a un passo da raccontare ogni cosa a Jordan. Il suo segreto più doloroso era stato a un soffio dall’essere rivelato a quel ragazzo. L’esaurimento era una cosa da niente in confronto, l’alcolismo soltanto un fastidioso grattacapo. Il suo segreto, invece… oh, quello sì che lo terrorizzava.
«Maledizione.»
Moses imprecò e iniziò a spogliarsi, sparpagliando i vestiti un po’ ovunque.
Beh, Jordan conosceva la metà di quel segreto. Dopotutto avevano fatto sesso. Però ignorava l’altra parte. O forse l’aveva intuita. In ogni caso, ciò che non sapeva – ciò che tutti ignoravano – era il suo stato d’animo, la sorda disperazione che gli urlava nella testa da quando si era reso conto di come stavano effettivamente le cose. Aveva ancora importanza, eccome. Il suo problema non era scomparso come aveva asserito a quel ragazzo. Forse si era addirittura intensificato.
«Sei attratto in modo indistinto da uomini e donne, Mo’.»
Ecco, lo aveva detto. Ma era semplice farlo in una stanza in cui lo avrebbero udito soltanto le sue stesse orecchie. Ben diverso era dichiararsi alla luce del sole.
Si sentiva una massa confusa di desiderio sessuale e identità dubbia. Questo era il vero Moses Fawleton, una verità che non riusciva ad accettare e che a volte, quando giungeva la notte e ogni cosa era immobile e silenziosa attorno a lui, si trasformava in disperazione liquida nelle vene.
Si voltò e vide il mobiletto bar.
«Vuoi cascarci di nuovo, cazzone che non sei altro?» ringhiò a se stesso.
Una volta Russell gli aveva confidato di trovare la pace nell’alcol quando i mostri iniziavano a urlare.
Aveva anche lui i suoi mostri e l’oblio era a un solo goccio di gin di distanza. Decise che avrebbe cercato lo stesso conforto. Prese la bottiglia e versò una quantità generosa di alcol nel bicchiere. Se lo scolò in un colpo solo, poi riempì ancora il bicchiere.
Sì, ci stava ricascando e non era una sorpresa.
Dopotutto, lui non valeva niente.
#1 Sette giorni – qui la recensione
#2 Whispering Cliffs: 18 buche sino all’amore – qui la recensione
#3 Buca in uno
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