Fantasy contemporaneo
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Alistair St. Clare è una creatura potente. Un raro vampiro. Cammina sul mondo da secoli e conosce molto bene se stesso e il suo posto nel variegato substrato di esseri non umani che popolano la terra, perennemente in conflitto gli uni con gli altri. Da sempre si destreggia sul filo del rasoio di delicati equilibri di potere. Sa bene che lasciarsi ammaliare da due begli occhi dorati potrebbe costargli tutto ma, improvvisamente, il ferreo pragmatismo di una vita svanisce sostituito da un bisogno selvaggio e folgorante.
Alice non è che una semplice piccola vampira in un mondo di lupi mannari. O almeno così pensa. Non sa nulla di sé, solo quello che il vecchio Noan le ha detto da quando si è svegliata, senza un briciolo di memoria per quello che era. La sua vita si trascina sospesa tra il lavoro al pub, la stramba amica ‘Dhu e un ragazzo carino che le lascia affondare le zanne in lui di tanto in tanto. Questo finché il suo passato non torna prepotentemente a reclamarla.
Alice scoprirà che non c’è nulla di semplice nella sua vita da vampira, che l’uomo dei suoi sogni è un tipo da incubo che non si fermerà davanti a nulla pur di tenerla al sicuro.
Aveva un corpo magro, frutto di qualche sorta di privazione perché, nonostante la macilenza, s’intuiva che doveva aver avuto una muscolatura scattante e forme armoniose. La sua pelle grigiastra era solcata da innumerevoli tagli e abrasioni. I polsi e le caviglie erano orribilmente piagati, certamente il segno lasciato da qualche tipo di costrizione.
Il capo, abbandonato contro il basamento della vasca, era un intreccio di capelli nero-bluastri da cui spuntavano due orecchie appuntite. La chioma arruffata contornava un ovale che, sebbene fosse sporco e gonfio in alcuni punti, aveva una forma perfetta. Sotto le ferite si percepiva perfettamente l’elegante bellezza dei suoi tratti, alieni per certi versi ma ugualmente seducenti dietro tutta quella sporcizia e quel dolore.
Mojheardean di Pietrabuia
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