Ti ho già detto che odio il mio capo oggi? Che mi frega che sia sexy e bollente, quando si dimostra ogni giorno pomposo e arrogante? Ci credi che mi ha chiesto di andare a ritirare la sua roba in lavanderia nell’esatto istante in cui sono entrata in ufficio? Come se non bastasse mi ha chiesto di andare a portare la sua Jaguar in un autolavaggio a quindici chilometri da qui, ma pensi che sia finita lì? Eh, no! Prima ho dovuto fare una fila infinita per comprare un orologio a serie limitata, senza il quale non può vivere. Ma durerà ancora poco, la sua prepotenza ha i giorni contati. Mi sto pregustando il momento della resa dei conti, e mancano solo due mesi. Non vedo davvero l’ora di vedere l’espressione che farà quando gli dirò che mi licenzio e che se ne può andare al diavolo!
Ve lo dico in due parole: Non compratelo! Non perché non sia carino e ben scritto, no, carino lo è ed è scritto bene, con la leggerezza tipica che Whitney G. usa adottare nei sui romanzi, solo che questo non è un romanzo. E allora cos’è? Chiederete voi. Un raccontino, tesore belle, dal punto di vista quantitativo e non solo. O anche un esercizio di scrittura sul cliché solito e ultra abusato del capo sexy, fascinoso, playboy, ricco, e allo stesso tempo arrogante, esigente, stronzo, e della segretaria altrettanto sexy, fisicamente ammaliata, mentalmente abusata, la cui pazienza è al limite.
Lui la tiranneggia, lei si sfoga con l’amica del cuore tramite e-mail, cercando di resistere mentre è in cerca di un nuovo gratificante posto di lavoro. Solo che un brutto giorno sbaglia indirizzo e invece di inviare l’e-mail di sfogo all’amica, la invia proprio a lui, il suo capo.
Oggetto: Il mio capo
Ti ho già detto oggi che odio il mio capo? Per quanto possa essere maledettamente sexy, quel pezzo di merda pomposo e arrogante mi ha chiesto di ritirargli i vestiti in tintoria nel momento esatto in cui ho varcato la soglia. Poi mi ha detto che dovevo portare la sua Jaguar all’autolavaggio, quindici chilometri fuori città, ma solo dopo aver fatto una fila infinita per comprare non so quale orologio da un centinaio di dollari, in edizione limitata. Certo è che non vedo l’ora di scoprire che faccia farà da qui a due mesi, quando gli dirò che lascio l’azienda e che può anche baciarmi il culo. BACIAMI. IL. CULO. Tutte quelle fantasie del passato su di lui che mi bacia con quella “perfezione di bocca” o che mi piega sulla scrivania mettendomelo dentro fino in fondo sono finite da un pezzo. FINITE.
La tua amica del cuore, Mya
Da questo momento le cose prendono giocoforza una piega differente. E questo è quanto. E dico davvero. Poco meno di un centinaio di pagine suddivise fra battibecchi e amplessi. E il prezzo dell’e-book non si giustifica. Ma proprio per nulla. Ecco il perché del “non compratelo”. Nessun approfondimento psicologico, nessuna informazione sulla vita dei protagonisti al di fuori del lavoro, a parte l’amicizia di Mya con Amy, che serve a introdurre l’escamotage delle e-mail. Carino, ok, ma i soldi che spendereste non li vale.
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