«Noi siamo cicatrici, siamo incendi, siamo bruciature e cenere.»
Camille ha vent’anni, ama lo stadio nelle domeniche di primavera, con le maniche corte e le bandiere mosse dal vento, e ama la sua curva, in ogni stagione. Lì salta sugli spalti, tiene il tempo con le mani: è la cosa che ama di più al mondo. È l’unico posto dove si sente davvero viva.
Ma un giorno, proprio fuori dallo stadio, la sua vita si spezza. Un’auto con a bordo un gruppo di ultras la investe. Tra di loro c’è anche lui: in curva tutti lo chiamano Teschio. Sembra il cliché del cattivo ragazzo, ricoperto di tatuaggi e risposte date solo a metà. Eppure Teschio e Camille sono come due libri uguali rilegati con copertine differenti. Due anime che non hanno fatto in tempo a parlarsi prima, a guardarsi meglio. Si sono passati accanto migliaia di volte, ma non sono mai stati davvero nello stesso posto. Lo sono ora.
Ora che il dolore si è mangiato tutto ciò che Camille era.
Teschio, però, non è disposto a lasciarla spegnere, lei che è vita, energia elettrica allo stato puro. E il tempo insieme diventa per entrambi come ossigeno dopo una lunghissima apnea. Nonostante tutto. Perché stringersi l’uno all’altra è l’unico modo che hanno per mischiarsi un po’ di dolore, un po’ di forza. E forse anche un po’ di amore.
Tutto il buio dei miei giorni è lo straordinario esordio di Silvia Ciompi, una giovane autrice italiana, già apprezzata su Wattpad da oltre tre milioni di lettrici, e tuttora in vetta alle classifiche. Una potente e struggente storia d’amore che ci ricorda che, quando tutto sembra perduto, l’amore è l’unica luce dentro al buio.
Sapete cosa mi piace maggiormente di un romanzo?
Che mi squarci il cuore, mi dia pugni allo stomaco, mi faccia sentire tutte le emozioni dei protagonisti fino al punto da farmi disperare e amare proprio come fanno loro.
Dopo mesi di libri aperti, iniziati e mai terminati, “Tutto il buio dei miei giorni” è stato davvero una piacevole scoperta. Una di quelle che, di notte, ti fa addormentare con l’ansia di iniziare un nuovo giorno per immergerti di nuovo nella lettura e terminare il libro il più in fretta possibile.
Questo romanzo è diverso da quello che leggo di solito, soprattutto per il ruolo centrale che ha l’amore per lo stadio, per la propria squadra e, soprattutto, gli ultras.
Sono cresciuta con accaniti tifosi di squadre differenti, ma il calcio non mi è mai piaciuto e lo stadio non mi ha mai affascinato. Ma la bravura di una scrittrice sta anche nel farti vivere in prima persona passioni che non hai, ed è proprio quello che fa Silvia Ciompi.
Camille era solo una bambina quando il padre l’ha costretta a seguire le partite insieme a lui, allo stadio. All’inizio non comprendeva ciò che vedeva, non comprendeva le persone che cantavano e incitavano la squadra del cuore. Crescendo, però, lo capisce così tanto che lo stadio diventa la sua casa. Nessuno vedendola potrebbe anche solo immaginarlo, eppure è proprio così.
Guarda da lontano gli ultras, desiderando un giorno di essere tra di loro. Li guarda con ammirazione, quasi come se fossero degli dèi, ma non osa avvicinarsi, non ci prova nemmeno.
Ma un giorno il suo sguardo si incrocia con quello di Teschio, un ultrà, e lei non lo sa ancora, ma lui sarà uno dei motivi per cui la sua vita verrà rovinata. E uno dei motivi per cui la sua vita continuerà ad avere un senso.
“Gli si era ficcata dentro. Da qualche parte tra lo stomaco e le costole, lui l’aveva guardata e lei si era ficcata lì senza chiedere il permesso. E ci sarebbe rimasta con prepotenza, a riempirgli gli occhi, a mangiargli il sonno e masticargli il respiro, incastrata nella saliva della sua bocca. Non se ne sarebbe andati mai. E lui non lo sapeva mentre la guardava da lontano. Non lo sapeva, ma se la sentiva sotto la pelle, dentro le ossa.”
Ma, proprio per seguire la sua passione, Camille diventerà una ragazza spezzata, si lascerà andare alla deriva e non troverà più nessun motivo per combattere.
Teschio le resterà vicino, la scuoterà, le metterà la realtà in faccia ma non gliela farà affrontare da sola.
Camille e Teschio sono due persone differenti, eppure non riusciranno a restare separati e si completeranno alla perfezione. Si odieranno, ma si ameranno alla follia. Si scontreranno, si prenderanno a pugni, eppure poi faranno l’amore.
Teschio crede di essere coraggioso e forte ma, spesso, al suo posto lo sarà Camille.
Camille crede già di star affrontando i suoi problemi come meglio può e, invece, sarà Teschio a far sì che ciò accada sul serio.
Inoltre ritengo sia interessante e bello che Teschio, nonostante i suoi 28 anni, non si dimostri l’uomo dei sogni che preferiamo nei romanzi: sicuro di sé, forte, coraggioso e consapevole di quello che vuole.
No. Si dimostra un vero essere umano, debole e colmo di ferite, che vuole prendersi cura di Camille anche se la paura lo divora. Allo stesso tempo, però, anche lei si prenderà cura di lui e del suo cuore. Gli farà provare qualcosa che va al di là dell’amore per lo stadio e gli ultras.
“Chiudo gli occhi perché il muro è troppo bianco da fissare e troppo pulito, mentre io mi sento sporco, bruciato dall’interno, come una terra devastata da un incendio, dove quello che resta è solo cenere che si solleva al vento e poi ricade sui moncherini dei rami e dei tronchi rasi al suolo.”
È bello leggere libri che ci fanno evadere dalla realtà ma, a volte, abbiamo anche bisogno di libri che non ci fanno dimenticare chi siamo e dove siamo, quali sono le nostre battaglie e con quale forza andiamo avanti.
Infatti questo romanzo non si discosta affatto dalla realtà, no, ci fa schiantare contro di essa senza alcuna pietà.
“Siamo come due libri uguali rilegati con copertine differenti. Dovevamo parlarci prima, dovevamo guardarci meglio. Ci siamo passati accanto migliaia di volte, ma non siamo mai stati davvero nello stesso posto.”
Ma, tra tutto questo dolore e lotte continue, al fianco dei protagonisti ci saranno anche gli amici di una vita. Quegli amici che crescono con te e, anche se ti fanno arrabbiare, non riesci a odiarli né allontanarli. Continui a vivere al loro fianco, sorridendo e anche urlando a causa della rabbia e del dolore.
E poi ci saranno i nuovi amici, quelli che soffrono come te e capiscono quello che stai vivendo, ma non si abbattono. Sorridono, sono ottimisti e ti fanno sentire parte di qualcosa di grande e nuovo.
Alla fine della storia mi sento oppressa da tutta questa battaglia, tutto questo dolore, eppure ne è valsa la pena.
L’unica nota dolente è che, in alcuni punti, mi è sembrato che il problema di Camille fosse messo in secondo piano. Non ho percepito le vere difficoltà che dovrebbe avere una ragazza nelle sue condizioni, però è solo una piccola considerazione finale di cui non tengo molto conto, perché stiamo pur sempre parlando di un libro e la storia per andare avanti aveva bisogno anche di questo.
Nulla toglie che il libro ha avuto un forte impatto su di me, soprattutto grazie allo stile poetico della scrittrice che descrive sempre con profondità tutte le emozioni e i pensieri dei protagonisti.
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