Ho sofferto e sono risorta dalle mie ceneri. Corrosa dall’odio ma fortificata nel dolore.
Ho scalato i vertici della piramide celandomi dietro un nome fittizio. Adesso il potere è nelle mie mani e avrò la mia vendetta.
Nathan Barrett è l’ultimo tassello di un puzzle doloroso e insanguinato. Un puzzle durato un decennio che finalmente sto per risolvere.
La cella è pronta, i suoi aguzzini lo attendono. Tutto è organizzato alla perfezione, manca solo l’interprete principale di questa storia di morte e tormento che non vedo l’ora di poter raccontare.
Finché uno sguardo azzurro come il cielo non incrocia il mio, facendo crollare tutte le mie certezze come un castello di carte.
Mi chiamo Elena Ramirez, ma in molti mi conoscono come Pedro Medina. Questa è la mia storia.
Da lettrice di dark romance non potevo lasciarmi sfuggire questo libro, la cui trama attira e incuriosisce per il ribaltamento dei ruoli: qui è la donna a compiere la sua vendetta sequestrando, torturando e infine uccidendo uno a uno tutti i componenti del branco che anni prima l’hanno lasciata in fin di vita dopo averla stuprata, percossa e sfregiata. Elena era una ragazza ingenua, dolce, che credeva nelle persone e nei sentimenti, fin quando quell’episodio non ha abbattuto tutto dentro di lei, lasciandola vuota di ogni precedente convinzione. Ma Elena, come una fenice, è risorta dalle proprie ceneri, è diventata forte, fredda, determinata, è riuscita a scalare i vertici delle organizzazioni criminali della città in cui vive celandosi dietro una falsa identità, e ora il grande potere che ha acquisito le consente di dedicarsi alla vendetta che brama. Nathan Barrett è l’ultimo nome della lista e lo ha lasciato per ultimo per un motivo: egli non è colpevole quanto lo erano gli altri e lei questo lo sa, ma non può perdonargli di non aver mosso un dito per aiutarla. Deve pagare comunque, è giunto il suo turno. Lo fa quindi rapire e imprigionare in una cella, dove verrà torturato al pari di chi lo ha preceduto. Ma Nathan è diverso e lei inizia pian piano a rendersene conto.
Mostri. Erano dei mostri. Non riesco a cancellare dalla mente le parole di Nathan, così cariche di rimpianto e sofferenza. La prigionia, gli stenti e il dolore iniziano a logorare il suo animo e sembrava sincero mentre le diceva, tanto da infrangere molte delle mie sicurezze.
E qui mi fermo col raccontarvi la storia, ma sappiate che siamo solo all’inizio. Dopo una prima parte esplicativa della situazione, dei dubbi che nascono in lei e dell’attrazione che, nonostante tutto, entrambi iniziano a provare per l’altro, gli eventi precipitano in una corsa continua fino all’epilogo. Il romanzo si legge velocemente; se non fosse per la violenza iniziale e per l’ambientazione violenta non lo definirei proprio un dark romance, o quantomeno si tratta di un dark molto soft, godibile anche da chi non riesce a leggere questo genere. È scritto molto bene, in uno stile fluido, ma che ho trovato leggermente asettico. Per dirla meglio, le scene che in teoria avrebbero dovuto trasmettermi angoscia e/o empatia non lo fanno, e ritengo che ciò sia in parte dovuto alla accelerazione che la storia a un certo punto subisce e al mancato approfondimento di taluni aspetti, anche psicologici, che restano solo accennati. In definitiva a me ha trasmesso la sensazione di un buon “racconto lungo”, che soddisfa senza “saziare” del tutto.
«È incredibile quello che mi fai» mormora, quasi parlasse tra sé, «tutti questi anni a proteggermi e poi… arrivi tu, e fai crollare tutte le mie difese.»
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